La circostanza, l’inconveniente, il caso che si accanisce e mette K.O. un intero Consorzio di bonifica. Non doveva succedere, ma è successo. A Partinico è “saltato” il quadro elettrico dell’impianto che mette in moto le tre pompe principali funzionali all’erogazione del servizio irriguo. La causa principale è da attribuire all’alta temperatura che ha caratterizzato questa stagione estiva. Un danno economico rilevante, che rimane da quantificare, ma che ha compromesso nel cuore della stagione le attività degli agricoltori del comprensorio partinicese. Gli stessi hanno perso una parte consistente di prodotti e che vivono del solo lavoro della terra, criticità queste che prima di ottobre, molto probabilmente, non troveranno una soluzione.
E’ coinvolto il Consorzio di bonifica 2 di Palermo che è pronto a citare in giudizio l’Enel per richiedere il “risarcimento urbano”.
Per far fronte al danno maturato occorre un iter non semplice; si tratta infatti di sostituire uno strumento molto particolare e sofisticato che realizza solo la Snail. Dunque, ci vorrà un po’ prima di ripristinarlo o, comunque, sostituirlo, mancando il supporto dei gruppi elettrogeni in grado di fare funzionare le pompe. Impianti in cui la tensione arriva per gradi: i quadri elettrici hanno la funzione di prendere la forza motrice e modificarla, e poi distribuirla per gradi.
“Serviranno degli elementi sostitutivi per far ripartire la centralina elettrica, ma ci vorrà del tempo – spiega Tonino Russo, segretario generale di Flai Cgil Sicilia- . E’ un danno per molti agricoltori”. Gli stessi, riferisce Russo, hanno fatto la disdetta del contratto di fornitura dell’acqua nei confronti del Consorzio, il quale sta provvedendo a “risarcire”, rimborsando chi non ha ricevuto il servizio.
“Credo che la stagione irrigua volga al termine in quel territorio – continua il sindacalista- un elemento che aggrava la situazione dei Consorzi di Bonifica per i quali è in atto una riforma all’Ars che, spero, possa mettere fine anche al precariato. Mi riferisco ai lavoratori stagionali che riuscivano a fare 151 giornate grazie alle quote pagate dagli agricoltori”.