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Ex area Fiat

Dentro o fuori, Termini Imerese speranze al capolinea o è l’ora del rilancio?

venerdì 7 Luglio 2023

Da più di due lustri il “dopo Fiat” a Termini Imerese è il luogo delle illusioni da cullare, delle speranze da far crollare e degli ossi da buttare da parte di una politica miope e spesso anche annoiata dall’argomento che a ogni rimbalzo di piccola o grande novità fa corrispondere la riproduzione di uno stallo senza fine.

Dall’anno della chiusura dello stabilimento automobilistico, i “flop” pesanti che hanno riguardato tutti gli imprenditori in cerca d’autore hanno bruciato molte delle aspettative dei termitani.

Un anno fa a lanciare la sua scommessa fu Sergey Shapran, Ceo di Alumeta, società che fa parte di Shapran Group’ Llc e ‘BrovaryAluminium Plant’ Llc che ha annunciato di voler puntare a un investimento da 50 milioni di euro con 500 posti di lavoro: “il nostro progetto per Termini Imerese non è legato alla guerra in Ucraina – ha affermato– Avevamo già stabilito di verificare la possibilità di individuare un’area industriale in Italia prima del conflitto, perché ci interessano nuovi mercati”. Shapran ha chiaro che una quota consistente del mercato è concentrato nell’est europeo e prova a rilanciare altrove, aumentando la quota del 40% di export che già è destinata a Germania e Polonia.

“BrovaryAluminium Plant” LLC (“Braz”) è il più grande complesso produttivo in Ucraina, nella regione di Kiev. Produce alluminio a ciclo continuo che opera 24 ore su 24, 7 giorni su 7 a piena capacità tutto l’anno (nessuna chiusura negli ultimi 4 anni). L’azienda impiega circa 1.200 dipendenti. La superficie totale del complesso è di 268.000 mq ed è dotata di tutte le infrastrutture necessarie. La produzione riguarda più di 10.000 profili in alluminio in una varietà di forme e configurazioni e più di 1.000 tipi di prodotti finiti. A marzo di quest’anno ha fatto capolino l’idea della Gigafactory con Italvolt, ma soprattutto è l’imprenditore italo australiano Ross Pelligra che intende mostrare i muscoli. Il quattro aprile scorso. l’assessore regionale alle Attività produttive è stato a Roma per accelerare sui tempi. Nei giorni scorsi lo stesso esponente forzista ha espresso speranze più che concrete sul riavvio.

Alla messa in vendita dell’ex stabilimento Fiat è interessato Ross Pelligra, l’imprenditore italo-australiano attivo nell’edilizia, che non ha mai nascosto il desiderio d’investire in Sicilia. Concorrente l’imprenditore svedese Lars Carstrom alla guida di Italvolt. Carlstrom punta allo stabilimento di Termini Imerese per aprire una gigafactory tutta italiana.  Ci riuscirà?

Le tappe di avvicinamento a questo percorso che sta ormai per entrare nel vivo cominciano a inizio 2022 attraverso una società siciliana che intrattiene rapporti commerciali da anni con il gruppo ucraino. Prima che scoppiasse il conflitto tra Russia e Ucraina nasce il primo abboccamento che comprende l’individuazione delle aree commerciali in Italia da utilizzare per gli scopi d’impresa con la nascita di nuove linee di produzione.

 

Qualche giorno fa, mosso da un discreto ottimismo, si è espresso l’assessore regionale alle Attività produttive, Edy Tamajo, nel corso di una riunione con i vertici dell’Irsap, in merito al tema delle aree industriali. A conferma della buona volontà del governo di risolvere definitivamente l’annosa questione dei costi lasciati sulle spalle degli enti locali nel cui territorio ricadono le ex Asi. Il piano sarebbe quello di trasferire ai Comuni le risorse finanziarie necessarie per la manutenzione di infrastrutture e servizi delle ex Asi ha commentato :”Ho dato mandato di predisporre una simulazione di spesa per ogni area industriale al fine di consentire al mio assessorato di presentare un disegno di legge idoneo a garantire ai comuni un equo contributo per il controllo e la manutenzione di strade e infrastrutture delle aree industriali– ha affermato Tamajo– . Queste somme si andranno ad aggiungere alle tasse e alle imposte che gli enti locali già percepiscono da tutte le aziende insediate negli agglomerati industriali”.

Il governo siciliano è dunque pronto a fare la sua parte, ma senza una visione complessiva e un progetto romano che legittimi le ambizioni reali degli imprenditori e non il solito “mordi e fuggi”, dalla crisi non si uscirà mai e non lo meritano nè Termini Imerese, nè i termitani.
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