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Il dibattito sul futuro della pesca del Mediterraneo è centrale in queste cinque giornate di “Blue Sea Land” 2021, promosse a Mazara del Vallo, con il supporto del governo Musumeci.
Alla decima edizione del festival abbiamo incontrato l’ingegnere Alberto Pulizzi, il Dirigente Generale del Dipartimento Pesca Mediterranea della Regione Siciliana. E il focus che fa da filo conduttore di tutta la manifestazione è proprio il Mediterraneo come scelta sostenibile per la ripartenza, la chiave per la resilienza economica dopo la pandemia da Covid 19.
“Abbiamo trattato l’argomento coinvolgendo interamente tutto il mondo della pesca, che è un settore delicatissimo – ha detto Alberto Pulizzi – che soffre l’evolversi di tutta una serie di attività collaterali. Purtroppo lo sforzo di pesca è tale che il Mediterraneo non riesce a reggere bene le richieste che ci sono, quindi si sta cercando di individuare la via giusta per il prelevamento delle battute di pesca”, e il dato principale che sottolinea il dirigente Pulizzi è che “Questo mare va condiviso con tutti gli altri, sul Mediterraneo si affacciano due mondi completamente diversi, quello degli europei e quello degli amici del Nord Africa con norme diverse e che vanno a pescare negli stessi posti”.
E’ necessario partire dall’ammodernamento del settore, rinnovando quella che è una flotta peschereccia “anziana” nei mezzi e infatti “Il sistema delle flotte va interamente sostituito. Ci sono delle imbarcazioni che non possono essere più ammodernate, sono troppo datate, con impostazioni a bordo non più sufficienti per poter pescare con i metodi nuovi. La Comunità europea deve mettere i nostri pescatori nelle condizioni di attivare in campo quanto necessario per rendere redditizia l’attività di pesca. Ammodernare comporta centinaia di migliaia di euro, e i costi vanno proporzionati agli investimenti che ci sono”.
Si è fatto il punto sulle politiche economiche organizzative disposte dall’Unione Europea che propone nuove sfide, e la combinazione di strategie forti si rende necessaria per soddisfare le aspettative comunitarie, perciò “Occorre un asse importante Palermo-Roma-Bruxelles per rifondare metodi e tecniche, e norme per la pesca del Mediterraneo. Indubbiamente nuove strategie funzionanti. La pesca da noi è in stato di diminuzione: i padri pescano e i figli non pescano. Non c’è il ricambio generazionale, perché evidentemente non è un’attività sufficientemente remunerativa”.
Dunque, l’obiettivo è sviluppare cooperazioni economiche con i Paesi transfrontalieri, partendo dal Mediterraneo e giungendo agli Stati bagnati dall’Oceano Indiano. Fare rete permette al Mediterraneo di diventare proficuo luogo di interscambio tra l’Italia e i Paesi del Maghreb, contribuendo a quelle che sono le fonti di reddito per i nostri pescatori e la classe imprenditoriale siciliana è pronta se supportata dalle istituzioni tutte.