Se ci fossimo trovati a dover percorrere interi chilometri di spiaggia alla ricerca di un giornale sfogliato dai bagnanti, la lotta con l’eccezione si sarebbe fatta ardua. Al limite dell’impossibile.
È finito ormai il tempo delle pagine di giornale formato “lenzuolo” che nascondevano strategicamente da sguardi indiscreti. La versione multiuso dei media oggi è servita in altro modo. Da alcuni anni, ormai, in mezzo alla folla, sotto l’ombrellone si possono contare le persone che sfogliano un quotidiano o una rivista rigorosamente cartacei. Poco pratici, tra sabbia e acqua salata. Ma le stesse scene si replicano anche al bar, davanti a un caffè, oppure in attesa alla fermata del bus.
La gente oggi come si informa?
I polpastrelli non si riempiono più d’inchiostro, finendo per macchiare pelle e abiti. Adesso, il movimento è ridotto al semplice “scrolling”, lo scorrimento di un testo sullo schermo di uno smartphone o di un tablet.
Grazie alle nuove tecnologie, le notizie viaggiano a velocità impensabile fino a qualche decennio fa. Nell’Isola su 5 milioni di abitanti, resistono solo poche migliaia di persone ostinate sui cartacei (QUI).
E su scala nazionale emerge un dato interessante: secondo l’indagine condotta da Audipress nella prima parte del 2023, ad acquistare quotidiani cartacei è per lo più chi ha un livello medio-basso di istruzione. Il 41,5% possiede un diploma di scuola media superiore, mentre il 30,6% ha la licenza media inferiore. I laureati che si informano ogni giorno su carta stampata sono solo il 20,4% del campione di riferimento totale (i dati completi sono disponibili QUI).
“Essere o non essere (online), questo è il dilemma”
Non esistono confini, se non quelli creati dal cosiddetto “digital divide”: essere o non essere, di shakespeariana memoria, ma declinato su base tecnologica. Quindi, essere o non essere connessi alla rete. È tutto ciò che fa la differenza.
La connessione a internet, a maggior ragione se effettuata tramite fibra ottica, permette di “stare sul pezzo”, di essere costantemente al corrente di ciò che succede. Ma, allo stesso tempo, consente di andare a ricercare nei “cassetti della memoria”, quelli sempre accessibili dei server dislocati nei cinque continenti. Attualità, immediatezza, archivio.
È da questo archivio infinito di notizie e informazioni di ogni tipo che, ad esempio, sappiamo che poco più di un secolo fa ci vollero 12 ore per fare arrivare al Governo la notizia del devastante terremoto di Messina che il 28 dicembre 1908 causò la morte di 80 mila persone. Oggi, delle scosse ai Campi Flegrei lo sappiamo al massimo con pochi secondi di differita.
Lo smartphone, estensione del cervello umano
Prendendo spunto dal sociologo canadese Marshall McLuhan, secondo cui “il medium è il messaggio”, il cellulare, anzi, lo smartphone, non solo è diventato l’estensione della nostra rete neurale, ma è anche lo strumento di tutti gli strumenti, l’oggetto che racchiude in sé infinite possibilità. È giornale e rivista, radio, tv, negozio, banca, luogo d’incontro, ludoteca, babysitter, ecc. Ma resta pur sempre un telefono, che permette di raggiungere parenti e amici all’altro capo del mondo.
Non tutto è oro quello che luccica
È vero che l’informazione digitale ha scardinato i pregiudizi – o bias – della mente umana. Ma ne ha creati altri, come quello secondo cui siamo convinti che “più informazioni recupereremo, più la nostra decisione sarà oculata”. La sovrabbondanza di informazioni non sempre ci porta a realizzare azioni efficaci e, al contrario, rischia di confonderci ancora di più, sommergendoci con parole, immagini e testo scritto che non fa altro che distrarci dal focus iniziale.
Se inizialmente gli utenti erano “bombardati” da informazioni continue e non potevano far altro che subire passivamente, oggi le cose stanno cambiando. Cambiano i contenuti, ma cambia anche il modo di fruirli, personalizzandoli. Nell’ultimo anno, infatti, il target è diventato sempre più trasversale ed eterogeneo. Sono cresciuti gli utenti connessi, mentre è diminuito il tempo speso in rete. Meno tempo non vuol dire minore attenzione alla qualità dei contenuti fruiti online. Al contrario, forse proprio per la quantità infinita di notizie potenzialmente reperibili, ciò che si cerca maggiormente è un’informazione di qualità.
Il bisogno di essere sempre informati
Restare aggiornati su notizie e attualità è tra i motivi principali per cui in tutto il mondo ci si connette alla rete. Secondo l’analisi 2022 di Gwi, infatti, la necessità di sapere cosa accade attorno a noi è al terzo posto della classifica globale. Il 50,9% degli utenti dai 16 ai 64 anni si connette per rimanere aggiornato su notizie e attualità, mentre al primo posto con il 57,8% delle preferenze rientra il bisogno di reperire informazioni. Rimane al secondo posto, al 53,7%, la voglia di restare in contatto con le persone care.
Il balzo in avanti si è avuto durante la pandemia, anche se resta una fetta abbastanza importante di popolazione ancora restia al passaggio al digitale. Si tratta di generazioni cosiddette “non native” che, vuoi perché ancorate alla nostalgia per i supporti cartacei, vuoi per la poca dimestichezza con i nuovi strumenti tecnologici, non sembrano attratte dalle infinite possibilità del web. Ma sono sempre meno.
Il digitale in tutte le sue forme, inutile negarlo, è ormai centrale nella vita quotidiana di ciascuno di noi. E gli italiani sono in maggioranza favorevoli a inserirlo in Costituzione, in particolare per la cultura e l’educazione dedicata, materia di studio già dalla scuola primaria. Più di 8 su 10, giovani e meno giovani, da Nord a Sud, lo reputano uno strumento prezioso di gestione di tutti gli ambiti sociali. Discorso a parte, ovviamente, per fake news, metaverso e intelligenza artificiale.
La riconversione come valida alternativa: il caso Nokia e la nuova vita del Corriere
Che il futuro sia sempre più digitale e online lo hanno capito forse prima di tutti alla Nokia. Tutti noi la conosciamo come azienda finlandese leader nelle telecomunicazioni, prima dell’avvento dei grandi marchi cinesi e sudcoreani, ma pochi sanno che in origine produceva prima cellulosa e poi stivali in gomma. Sapersi reinventare è la chiave del successo. Un po’ come nell’editoria italiana ha fatto il Corriere della sera, che è tornato a macinare numeri grazie alla riconversione. Sono crollati gli introiti dalla pubblicità? Nessun problema. Si punta tutto sugli abbonamenti offrendo novità tramite sito web, app dedicate, notizie personalizzate, archivio storico e premi fedeltà.
E la Sicilia?
Fatti 100 gli Over 16 che nel 2021 hanno usato internet per almeno tre mesi, sono solo 34 quelli che hanno competenze digitali almeno di base in Sicilia, che risulta così, secondo i dati Istat, la seconda regione dietro solo alla Calabria (33,8%) e appena davanti alla Campania (34,2%) per analfabetismo digitale.
ilSicilia.it ha già raccontato di come in questi anni nell’Isola siano sparite migliaia di edicole. Si parla di crisi dell’editoria. La verità è che le macchine da scrivere non esistono più da un pezzo. Quindi, casomai, bisognerebbe riflettere sul perché i giornali di carta siano in crisi. E, forse, non tutte le motivazioni sono legate all’evoluzione tecnologica.
Il futuro è adesso
Nella piazza virtuale in cui tutto è merce, per essere incisiva l’informazione nelle sue tre declinazioni – giornalistica, istituzionale e commerciale – non può prescindere dall’essere digitale. Il dilemma shakespeariano è, dunque, una domanda puramente retorica. “Essere online” sembra proprio l’unico modo per esistere.