“Gli altri dicono fanfaluche, noi interverremo su strade, autostrade, aeroporti. E il Ponte sarà la ciliegina sulla torta. Anzi, c’è anche una data d’auspicio per l’inaugurazione del Ponte sullo stretto di Messina: il 2 giugno del 2012, una data simbolica per la festa della Repubblica”. Era il 26 aprile del 2001 ed a pronunciare queste frasi in un’affollatissima convention nella Fiera di Messina, non è stato un antenato di Salvini o un sempreverde Berlusconi, ma l’allora candidato premier del centro sinistra Francesco Rutelli (la coalizione era L’Ulivo). In quell’occasione Rutelli indicò il cronoprogramma dal 2001 al 2012 anno per anno (nel 2005 la prima pietra) e chiosò: “Il Ponte non sarà una cattedrale nel deserto ma un simbolo positivo dell’Italia che si allunga. Inoltre si riduce l’inquinamento marittimo locale, si limita il processo di erosione delle coste, diminuisce l’impatto del gommato, ci saranno 15 mila posti di lavoro, rilancio del turismo e riqualificazione di tutta l’area”. Il leader del centrosinistra del 2001 era proprio fan del Ponte e nessuno all’epoca ha battuto ciglio.
DA CRAXI A PRODI
Certo, sui posti di lavoro i 15 mila annunciati da Rutelli erano poca cosa rispetto agli attuali 100 mila previsti da Salvini, ma quelle frasi, pronunciate in piena campagna elettorale per le Politiche da un candidato premier dimostrano Antonello Cracolici con il suo sì al Ponte non è il primo a sinistra a rompere un tabù. Rutelli non è stato l’unico. Facendo un passo indietro all’inverno del 1985, fu il presidente del Consiglio Bettino Craxi (leader socialista) a firmare la convenzione per realizzare il Ponte: “Entro il 1994 sarà ultimato” dichiarò. In quello stesso anno Romano Prodi, presidente Iri, è favorevole al Ponte e promette: “I lavori per la costruzione cominceranno al più presto” (poi col tempo cambierà idea). Il ministro dei lavori pubblici, il socialista Claudio Signorile specifica: “Nel 1988 vedremo la posa della prima pietra e nel ‘96 la fine dei lavori”. Faranno anche un concorso di idee ma nel ’94 arriva Tangentopoli e cambia tutto.
IL SI’ DI RENZI DA VESPA
Oltrepassando Francesco Rutelli e arrivando al 6 novembre del 2015 troviamo un altro premier, Matteo Renzi, all’epoca Pd, che nello studio di Bruno Vespa dichiara: “Certo che si farà. Prima di discuterne sistemiamo l’acqua di Messina, i depuratori e le bonifiche. Poi faremo anche il ponte, portando l’alta velocità finalmente anche in Sicilia e investendo su Reggio Calabria, che è una città chiave per il sud. Quando avremo chiuso questi dossier sarà evidente che la storia, la tecnologia, l’ingegneria andranno nella direzione del ponte, che diventerà un altro bellissimo simbolo dell’Italia”.
LA TERZA VIA A 5STELLE
Durante il Conte I l’allora vice premier Salvini non è ancora stato folgorato sulla via dello Stretto, ma il successivo governo giallorosso, il Conte II sarà un po’ altalenante sul tema. Nell’agosto del 2020 l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ospite de La Piazza, un evento a Ceglie Messapica in provincia di Brindisi disse: ” Il ponte sullo Stretto di Messina? Penso piuttosto a un tunnel sottomarino. Dobbiamo prima realizzare l’alta velocità di rete in tutta la Calabria e poi in Sicilia, dobbiamo porci il problema di questo collegamento. Ci sono miracoli di ingegneria, ne abbiamo realizzato uno a Genova e sullo Stretto dobbiamo pensare a un miracolo di ingegneria”. Una via di mezzo, giacchè aveva da un lato l’allora ministro Pd Giuseppe Provenzano che il Ponte non l’ha mai voluto e dall’altro il vice ministro Giancarlo Cancelleri (M5S) che puntava sul tunnel. Il principio secondo il quale, ad un certo punto, in una sorta di geopolitica-infrastrutturale il Ponte è di destra e il traghetto è di sinistra complicò le cose. Il tunnel quindi era la terza via pentastellata.
IL PONTE CON PISTA CICLABILE
A aggrovigliare le cose ci pensò un’altra ministra dem, Paola De Micheli che, con delega ai Trasporti nel settembre 2020 twettò: “istituiremo una commissione per capire qual è lo strumento migliore per collegare Calabria e Sicilia, per collegarle su ferro, su strada e con una pista ciclabile”. La storia della pista ciclabile, quindi quel “tocco di sinistra” ad un Ponte di destra scatenò le ironie nei social e non solo.
IL PD NAVARRA: PONTE SUBITO
Restando in casa Pd, tra i sì ponte messinesi nel marzo del 2021 (governo Draghi) intervenendo in Commissione Bilancio l’allora deputato dem Pietro Navarra disse:”Ribadisco ancora una volta quanto sia di straordinaria importanza mettere mano subito e senza indugio all’attraversamento stabile e veloce dello Stretto di Messina ma sono emersi elementi di perplessità da parte della ministra Carfagna, che ha definito il progetto una ‘cattedrale nel deserto’ senza il potenziamento dell’alta velocità sulla Salerno-Reggio Calabria. Cambiano i governi e i ministri, ma l’impressione è che la volontà politica di rimandare un progetto fondamentale per lo sviluppo della Sicilia e dell’Italia intera rimanga da decenni sempre la stessa. Noi continueremo a dare battaglia”.
CRACOLICI L’ERETICO
Arriviamo quindi al 19 ottobre 2023 con Cracolici che dichiara che il Ponte sullo Stretto è un’opportunità: “Parliamo alla fine di una strada, ed una strada non è di destra né di sinistra”.
Da Schlein e dai vertici nazionali Pd è arrivato l’altolà “parla a titolo personale”, mentre nel centro destra è partita la ola. Probabilmente a indispettire una parte del centro sinistra è stato il fatto che Cracolici è presidente della Commissione antimafia Ars e una dichiarazione pro Ponte mette in crisi lo storytelling del centro sinistra che vede nel Ponte oltre ad un’opera di Satana anche un il famoso “ponte tra le cosche” ti vendoliana memoria.
Se Antonello Cracolici avesse detto: “Mah, insomma, più del Ponte avrei preferito un tunnel sottomarino o una piattaforma di pagode o una catapulta che lancia le persone da una sponda all’altra”, non si sarebbero visti tanti imbarazzi o sopracciglia sollevate. Perché, si sa, solo il Ponte di Messina tra tutti i Ponti del mondo è di destra.