Carissimi
Mi sforzo di capire come far crescere una “cantera” di giovani in questa città per creare la classe dirigente di domani che finalmente ne cambi le sorti indirizzandola verso la normalità da me spesso declamata e soprattutto la renda vivibile non solo climaticamente.
Palermo è protetta da sempre da una coperta troppo corta che periodicamente viene spostata su e giù, a destra e a sinistra lasciando sempre qualcosa di scoperto e quindi è naturale rammentare la mitica “taverna di Pallavicino” per i nostri nonni (dove un giorno mancava per l’acqua e un giorno mancava per il vino).
Vedete, i proverbe e la saggezza popolare altro non sono stati che la sintesi caratteriale di un popolo, poichè se a ciò aggiungi la convinzione di “cu è fissa si sta a casa“, “cu afferra un Turcu è suo“, “bontiempu e male tiempu nun dura ttuttu un tiempu” ditemi con quale spirito un palermitano la mattina possa uscire da casa e ancora peggio come possa educare i propri figli se non a un “futti cumpagno“?
Chi è stato bravo li ha “abbiati” (alla catanese) per tempo, al nord o all’estero per formarsi scevri da tutte queste negatività, ma tutto il resto è rimasto crescendo qui o rispettando “la legge della giugla” o da “bacchettone” accorgendosi troppo tardi che il gioco fosse truccato, poichè anche un idiota se messo nelle condizioni di calciare un pallone posto sulla linea di una porta vuota, può fare goal, starà poi ad una informazione mediatica comprata, il poter costruire un mito.
Ma come si può spiegare a questi giovani che non esiste cosa più importante di mantenere una indipendenza mentale e libertà, se giornalmente i modelli che gli mettiamo sotto gli occhi, anche in famiglia, sono quelli di un inquadramento ordinato e questuante davanti la fabbrica del bisogno?
Come spiegare loro che gli unici fratelli (veri) sono frutto di un combinato genetico dove è importante il riscontro di un liquido seminale paterno o di una ovulazione materna e non attraverso l’associazionismo in circoli chiusi dagli “interessi più vari“?
E’ nel DNA l’unica risposta a quanto sopra, una elicoidale configurazione veicolo di un patrimonio genetico.
Dove c’è un gruppo chiuso, dove c’è richiesta di obbedienza incondizionata c’è sempre qualcuno che dovrà governarlo e che finirà per avere la tentazione di ergersi con atteggiamento totalitario.
Non distruggiamo con ipocrisie e “miti inutili” l’unico patrimonio che questa terra oggi possiede, i giovani.
Dopo aver distrutto i sogni delle generazioni precedenti, quelle per intenderci dette del “principe Carlo“, non evochiamo loro miti bocciati dalla storia, non illudiamoli con l’idea che esiste un turno per chi sa rimanere buono e al proprio posto, poichè con tale distrazione c’è sempre un corridoio parallelo ed una porta invisibile da dove si perpetrano le scorrettezze (il cu è fissa si sta a casa).
Pertanto giovani, guardatevi sempre da coloro che giornalmente vi spingono a perdere la fiducia in voi stessi, poichè sappiamo bene che non tutti si parte dallo stesso livello e si giunge allo stesso livello, ma sappiamo bene che con le proprie forze e le proprie capacità è necessario giocarsela ad armi pari, per non lasciarsi dietro alcuno scrupolo e state certi che con libertà mentale e senza ricatti morali, con impegno, ognuno saprà raggiungere il proprio obiettivo, anche a queste latitudini, occorrerà per dirla alla Seneca dopo ogni tempesta, rimettersi in cammino per la propria strada davanti a se, probabilmente ripulitasi.
In un mondo carente di grandi pensatori e pieno di “leoni da tastiera“, in un mondo governato dal “copia incolla” diviene rivoluzionario, il non copiare e il pensare con il proprio cervello.
Un abbraccio, Epruno