In occasione della 99ª Giornata Mondiale del Risparmio, l’Associazione Acri, rappresentante delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio Spa, e Ipsos hanno pubblicato uno studio sull’atteggiamento degli italiani verso il risparmio. L’indagine rivela una diminuzione dell’ottimismo rispetto all’anno precedente, ma segnala anche segnali incoraggianti, con la fiducia economica che torna ai livelli del 2021.
Le famiglie italiane mostrano una maggiore resilienza, con un miglioramento del tenore di vita e una minore insoddisfazione. Tuttavia, le sfide persistono per le nuove generazioni, comprese la precarietà lavorativa e la scarsa educazione finanziaria.
Acri presenta la 99esima Giornata Mondiale del Risparmio
Il tema quest’anno, è stato “Scelte consapevoli, educazione, responsabilità. La sfida del risparmio per le nuove generazioni”, che sottolinea il valore del risparmio privato in un periodo prolungato di profondi cambiamenti, incertezze e criticità, con particolare attenzione alla prospettiva delle nuove generazioni.
Oltre al Presidente dell’Acri, Francesco Profumo, hanno preso la parola il numero uno dell’Abi, Antonio Patuelli, il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, alla vigilia del suo ultimo giorno da numero uno di Palazzo Koch, e il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti.
Famiglie, Giovani e Unione Europea: tre aspetti specifici
Il quadro generale: risale la fiducia e minore insoddisfazione per il contesto economico in Italia
Nell’attuale contesto si trovano ad affrontare diverse sfide: precarietà lavorativa, bassi salari (il salario medio di un giovane italiano è significativamente inferiore a quello dei loro coetanei in altri paesi europei), scarsa educazione finanziaria e ridotta fiducia nelle istituzioni finanziarie, elementi che possono influire sulla loro capacità di risparmiare nel lungo termine, con ricadute negative sull’economia del Paese.
Lo scorso anno si era persa la forte ventata di ottimismo del 2021 a causa del conflitto in Ucraina, l’aumento del costo dell’energia e le pesanti ricadute sui prezzi, a cui si era aggiunto un periodo di forte incertezza politica.
Oggi il clima è molto cambiato e come certificato da Istat, la fiducia per il contesto economico in Italia, che aveva registrato una vera e propria “caduta” nel corso dello scorso anno, è ritornato verso livelli analoghi a quelli della prima metà del 2021.
Lo studio Acri-Ipsos evidenzia un modesto miglioramento del tenore di vita delle famiglie, che torna ai livelli precedenti alla pandemia Covid: con il risultato di famiglie in forte difficoltà economica, in calo rispetto al 2022, e famiglie che hanno registrato una migliore tenuta del tenore di vita, in crescita rispetto allo stesso anno.
Ciò si accompagna a una minore insoddisfazione: scende dal 17% al 14% la quota di chi appare seriamente in difficoltà.
Le previsioni sull’andamento dell’economia personale, locale, fino ad arrivare a quella europea e mondiale, portano gli italiani da un marcato pessimismo dello scorso anno ad un rimbalzo positivo dell’anno in corso, trainato da forti attese personali, specie nella generazione di mezzo.
Per quanto riguarda la situazione dell’Italia non si osserva questo minore pessimismo, i dati rimangono in linea col 2022.
Risparmio e Consumi in Italia: La Resilienza delle Famiglie in un Anno di Sfide
Le famiglie italiane dimostrano una notevole capacità di far fronte a sfide finanziarie, secondo i dati degli ultimi 12 mesi e le prospettive future. L’atteggiamento tradizionalmente positivo degli italiani verso il risparmio rimane evidente, con molte famiglie che hanno incrementato i loro risparmi.
Il risparmio è visto positivamente dalla maggior parte degli italiani, associato alla tranquillità (39%), alla tutela (22%), alla saggezza (16%) e alla crescita (10%). Per il 25% degli italiani, risparmiare implica una proiezione al futuro, sebbene il 29% affermi che ciò comporti sacrifici.
L’ansia legata al risparmio sembra diminuire, con il 53% delle famiglie che dichiara di gestire il risparmio senza troppe rinunce, un ritorno ai livelli del 2021. Tuttavia, il 34% non può dormire sonni tranquilli se non mette da parte risparmi.
Il periodo di lockdown ha consentito a molte famiglie di accumulare risparmi, permettendo loro di affrontare spese impreviste di piccoli importi (77% può gestire 1.000 euro non programmati), anche se resta difficile affrontare spese significative (36% può gestire 10.000 euro non programmati) a causa dell’inflazione.
Questi dati riflettono una solida mentalità di risparmio tra gli italiani, nonostante le sfide finanziarie, preparando il terreno per un futuro finanziario più sicuro.
Giovani e Denaro: Aspirazioni e Sfide per il Futuro
In Italia, l’interesse per la gestione del denaro e del risparmio emerge come un tema di particolare rilevanza tra i giovani. Questa generazione, compresa tra i 18 e i 30 anni, dimostra una maggiore sensibilità nei confronti delle questioni finanziarie rispetto agli adulti di età compresa tra i 45 e i 64 anni.
Tuttavia, nonostante il loro interesse, molti giovani si sentono inadeguati e poco preparati a gestire il proprio denaro. Questo scaturisce da una carenza di informazioni chiave.
Tra i giovani, il desiderio di sentirsi meglio preparati riguarda principalmente le forme di investimento per il futuro, con il 33% dei giovani che riconosce una mancanza di informazioni su questo aspetto, rispetto al 22% degli adulti. Allo stesso modo, si avverte una carenza informativa sulle modalità di gestione del risparmio (22% vs. 13% tra gli adulti) e sul funzionamento dei fondi previdenziali e delle pensioni integrative (24% vs. 17% tra gli adulti).
Inoltre, le criptovalute stanno catturando l’attenzione dei giovani (23%) più di quanto non facciano con gli adulti (9%), grazie alla loro affinità con le tecnologie digitali.
I giovani riconoscono l’importanza della formazione finanziaria per prendere decisioni informate e pianificare il proprio futuro economico, sebbene solo il 25% di loro si senta pienamente autonomo. A dispetto delle loro preoccupazioni sul futuro economico, il 69% dei giovani si preoccupa meno rispetto al 72% della popolazione generale, probabilmente poiché vedono la pensione come un evento lontano.
Anche se solo il 20% dei lavoratori ha aderito a forme di previdenza integrativa, il 33% è interessato a ricevere informazioni su questo argomento.
Tra i giovani lavoratori, l’interesse è evidente, ma solo il 17% ha aderito a queste forme di previdenza. Molti sono disposti a farlo in futuro, ma solo il 6% ha intenzione di farlo a breve termine. La mancanza di fiducia e conoscenza su questi strumenti costituisce una barriera chiave alla partecipazione.
Unione Europea e Euro: apprezzate dai giovani, criticate per la politica economica che impatta su famiglie e imprese
L’Unione Europea (UE) ha sperimentato una riduzione della fiducia a causa della politica dei tassi di interesse della BCE per contrastare l’inflazione. Questa politica ha causato difficoltà per le famiglie e le imprese che hanno dovuto affrontare interessi più elevati su mutui, prestiti e finanziamenti. Tuttavia, le nuove generazioni mostrano una maggiore fiducia nell’UE rispetto alle generazioni più anziane.
I dati evidenziando una spaccatura netta tra chi ha fiducia nelle azioni e nelle scelte dell’Unione Europea (il 51%) e chi no.
L’uscita dall’Unione europea continua ad essere considerata una ipotesi sbagliata da circa i due terzi degli italiani: si crede infatti, che anche nel prossimo futuro andrà nella giusta direzione per il 58%, tuttavia cresce progressivamente la percentuale degli scettici per il 34% (nel 2022 era pari al 28%) a causa del contesto socioeconomico e delle scelte complesse che il periodo e le circostanze impongono.
La relazione tra risparmio e investimento
Nell’attuale contesto di incertezza economica, rimane forte la propensione degli italiani verso la liquidità come forma di protezione dall’imprevisto. Tuttavia, si osserva una crescita della propensione verso strumenti finanziari meno rischiosi, che possano mettere al riparo dall’erosione dei propri risparmi dovuta all’inflazione e godere di tassi via via sempre più positivi.
Per più di un terzo degli italiani l’accumulo di denaro è fine a sé stesso. Tra i due terzi che invece risparmiano con una progettualità futura, emerge una visione più a breve
termine rispetto al 2022.
Nel 2023 cresce il livello di apertura all’investimento: il 36% dichiara di investire una parte dei risparmi rispetto al 34% nel 2022. Si mantiene costante la propensione a spendere il denaro o a tenerlo a disposizione sul conto corrente che riguarda il 62% degli italiani (era il 63% nel 2022 e il 61% nel 2021).
Aumenta in maniera rilevante la propensione a strumenti finanziari più sicuri (38% vs 23% nel 2022) che offrono maggiore stabilità e una minore esposizione al rischio, questo a scapito della liquidità, che passa dal 35% al 26% e di strumenti più rischiosi come l’azionario che scendono dal 10% dello scorso anno al 7% del 2023.
Nell’investire, si guarda alla rischiosità dell’investimento (28%) e alla solidità del soggetto proponente (21%). Diminuisce invece la quota di coloro che investirebbero in attività con impatto positivo su ambiente e società (20%), ritornando ad un livello del tutto simile a quanto registrato 2021 (19%): la situazione di crisi sembra aver fatto venir meno l’interesse a investire in sostenibilità.
Il legame tra Risparmio e Impatto Sociale
Nonostante le incertezze, persiste una forte percezione del ruolo sociale del risparmio. Gli italiani considerano il risparmio uno strumento fondamentale per garantire la crescita economica e lo sviluppo sociale e civile del paese.
Rimane importante il contributo dato delle associazioni di categoria, dei corpi intermedi, del Terzo settore in termini di coesione sociale e sviluppo del territorio. I cittadini rimangono molto attivi e presenti nel volontariato, donando il proprio tempo e con donazioni per sostenere il Terzo settore e le iniziative benefiche.
Le dichiarazioni di Mattarella, Profumo, Giorgetti e Patuelli alla presentazione Acri dell’indagine
“La sfida di una efficace tutela del risparmio delle famiglie e dei loro redditi, alla prova di una rinnovata pressione inflazionistica, è più che mai attuale e riguarda anzitutto le istituzioni europee e internazionali, quelle nazionali, accanto agli operatori privati”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio inviato alla 99a Giornata Mondiale del Risparmio. “Non mancano le incertezze, in una condizione di conflitti come l’attuale, con conseguenze aspre sulla vita di ogni giorno, sui commerci, sui mercati economici e finanziari”.
“Il risparmio, con l’istituzione della Repubblica, diviene questione di interesse pubblico e, dunque, meritevole di tutela costituzionale. Lo è, a maggior ragione, perché – ha ricordato il capo dello Stato – la difesa del potere d’acquisto dei cittadini, e quindi dei loro risparmi, è questione democratica, che interpella il Paese e gli Stati che, con l’Italia, hanno dato vita all’esperienza dell’Euro, moneta che afferma sempre più ruolo e sovranità dell’Unione europea”.
Le parole del presidente dell’Acri, Francesco Profumo, in occasione della 99esima Giornata mondiale del risparmio
“Oggi gli italiani che risparmiamo investono pochissimo, acquistano titoli di stato (e questo è certamente positivo) e poi privilegiano strumenti finanziari esteri”, ha detto Profumo.
Profumo ha lanciato un appello affinchè prenda il via “un cambio di paradigma culturale”, che faccia convergere il risparmio verso l’economia italiana e le Pmi, fino ad aprirsi anche al cosiddetto “ecosistema del capitale di rischio”.
“Il risparmio italiano è prevalentemente fermo sui conti correnti, e questo ha determinato una forte erosione del suo valore reale a causa dell’impennata dall’inflazione, seguita alla crisi energetica e che, seppur in fase di rallentamento, non è ancora tornata a livelli accettabili”, ha detto Profumo, aggiungendo che “il risparmio degli italiani è distribuito in maniera fortemente diseguale e risulta radicalmente concentrato”.
Di fatto, “si stima che il 60% di queste risorse appartengano al 20% delle famiglie più abbienti” conclude il presidente Acri.
Nel suo intervento alla 99esima Giornata mondiale del risparmio, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarli Giorgetti si è soffermato sul tema del debito pubblico.
“Dopo anni di bassi tassi d’interesse e di impennata degli scostamenti per la pandemia e la guerra è suonata la sveglia”, ha detto il ministro Giorgetti, rimarcando che “più debito significa più spesa per interessi che significa risorse sottratte a famiglie ed imprese”.
“Stabilità, responsabilità e prudenza sono le basi su cui si costruisce e si rafforza la fiducia – ha ricordato Giorgetti – senza fiducia non c’è risparmio e senza fiducia e risparmio non c’è crescita e senza crescita non c’è futuro”.
Antonio Patuelli di Abi ha espresso la necessità di porre un tetto al debito pubblico italiano e del bisogno di ridurre in modo rapido la pressione fiscale sul risparmio degli italiani.
“Il risparmio è energia fondamentale per lo sviluppo e l’occupazione”, Patuelli ha fatto notare, anche, che “occorre riformare e ridurre rapidamente la pressione fiscale sul risparmio investito a medio e lungo termine in Italia”, ricordando Patuelli che “gli investimenti del risparmio nell’economia produttiva non producono rendite, ma rendimenti più o meno basati sul rischio”.
Patuelli ha attenzionato l’aspetto di “non confondere e distinguere i rendimenti investiti in attività produttive a medio e lungo termine, rispetto alle operazioni speculative a brevissimo termine”, mettendo in evidenza che “in Italia sono agevolati soltanto gli investimenti nel debito pubblico, gravati dall’aliquota ridotta del 12,5% di tassazione per favorirne il collocamento”.
“Gli investimenti nelle imprese di ogni genere sono gravati dal massimo della tassazione: il 24% di IRES sugli utili, più l’IRAP, più il 26% di ‘cedolare secca’ sui dividendi percepiti dai risparmiatori, più l’imposta patrimoniale del bollo e l’addizionale del 3,5% sugli utili delle banche. Si tratta di una tassazione complessiva che supera il 50% e non incoraggia il risparmio a dirigersi verso investimenti produttivi”, ha concluso Patuelli.
“La fase di sostanziale ristagno del prodotto è proseguita in Italia anche nell’estate. Le nostre indagini e gli indicatori qualitativi continuano a segnalare una diffusa debolezza dell’attività manifatturiera; nonostante il buon andamento del turismo, nei servizi sembra essersi esaurito il forte recupero che ha fatto seguito alla fase più acuta della pandemia”, ha detto il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nel suo intervento alla 99m Giornata mondiale del risparmio.
“La sfida più importante per il Paese resta quella di realizzare riforme e investimenti capaci di spingere verso l’alto il tasso di crescita potenziale”, ha sottolineato il governatore.
Secondo Visco, “per rendere sostenibile nel tempo una crescita più elevata occorre rimuovere gli ostacoli allo sviluppo, promuovere l’innovazione e la conoscenza, favorire la crescita dimensionale delle imprese e accompagnare la modernizzazione del nostro tessuto produttivo”.
“Le risorse disponibili – ha detto il Governatore – vanno prioritariamente indirizzate verso quegli investimenti che il settore privato non potrebbe porre in atto a causa dell’orizzonte temporale troppo esteso, dell’elevata rischiosità, della mancata internalizzazione delle loro ricadute sociali o ambientali. Questi investimenti, che includono quelli in capitale umano, tendono a ripagarsi nel lungo periodo e, in ultima analisi, non hanno effetti negativi sulla sostenibilità delle finanze pubbliche».
Visco conclude mettendo in guardia dalla spesa in disavanzo, citando Keynes: “la cosa importante per il governo non è fare ciò che gli individui fanno già, e farlo un po’ meglio o un po’ peggio, ma fare ciò che presentemente non si fa del tutto”.
Alcune considerazioni finali
L’indagine condotta in occasione della 99ª Giornata Mondiale dall’Associazione Acri e Ipsos ha fornito un quadro approfondito sulla gestione del risparmio in Italia in un contesto socio-economico sfidante. Alcuni punti chiave emergono con chiarezza:
In campo finanziario, c’è una crescente inclinazione verso strumenti più sicuri, spinti dall’inflazione e da rendimenti migliori. Tuttavia, le generazioni più giovani lamentano carenze di educazione finanziaria e cercano opportunità di apprendimento.
La fiducia nell’Unione Europea subisce un lieve indebolimento, ma le nuove generazioni la sostengono. Allo stesso tempo, le politiche dei tassi d’interesse della BCE impattano pesantemente alcune famiglie.
Il risparmio continua a svolgere un ruolo importante nel benessere collettivo attraverso donazioni e volontariato. Tuttavia, i giovani si dimostrano interessati a una maggiore formazione finanziaria, anche se spesso si sentono impreparati. La preoccupazione per il futuro economico dopo il pensionamento rimane alta, ma i giovani la vedono come un evento distante. Solo un quinto dei lavoratori ha sottoscritto forme di previdenza integrativa, ma c’è un crescente interesse per ricevere informazioni su questo argomento.
In conclusione, l’indagine sottolinea l’importanza di programmi di educazione finanziaria per guidare le nuove generazioni verso decisioni finanziarie più consapevoli e garantire la stabilità economica futura.
La ricerca: metodologia e fonti
L’indagine è stata condotta dal 22 settembre al 7 ottobre attraverso interviste telefoniche utilizzando la tecnologia Cati (Computer Aided Telephone Interviews). I risultati sono stati arricchiti con dati provenienti da Istat e da altri Osservatori Ipsos.
Sono state realizzate circa 1.000 interviste su un campione rappresentativo della popolazione italiana, tenendo conto di vari fattori, tra cui zona geografica, sesso ed età. I risultati sono stati ponderati per riflettere fedelmente la popolazione di riferimento (fonte dati Istat).
Fonte dati; Link Sintesi indagine Acri-Ipsos e Link indagine integrale Acri-Ipsos