Cento carabinieri del comando provinciale di Siracusa stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Catania su richiesta della Dda nei confronti di 19 persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e reati in materia di armi, nel quartiere Santa Lucia, detto anche “Borgata“, a Siracusa.
Dalle indagini del Nucleo investigativo, coordinato dalla Direzione dstrettuale antimafia di Catania, il gruppo “avvalendosi del carisma criminale dei suoi promotori si sarebbe imposto anche attraverso azioni violente e attentati dinamitardi e incendiari, come principale referente nell’importazione della cocaina nella città di Siracusa, rifornendo le altre piazze di spaccio del capoluogo aretuseo e mantenendo l’esclusiva nella zona della Borgata“. La droga sarebbe arrivata anche dalla Calabria. Secondo gli inquirenti il gruppo avrebbe sostenuto economicamente i consociati in carcere e le loro famiglie. E non avrebbe esitato a compiere aggressioni fisiche ed atti di danneggiamento per recuperare i crediti vantati nei confronti degli acquirenti. Alcuni di questi avrebbero consegnato la propria carta prepagata sulla quale mensilmente era accreditato il reddito di cittadinanza fornendone anche il codice pin a garanzia della copertura del credito. Nel corso delle indagini è emerso che il gruppo avrebbe avuto la disponibilità di armi, e ciò ha permesso “al gip di contestare l’aggravante del carattere armato dell’associazione”. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto la custodia in carcere per quindici indagati e gli arresti domiciliari per altri quattro. Complessivamente, durante la fase investigativa, ci sono stati 17 arresti in flagranza per detenzione e spaccio di stupefacenti, sequestrati circa 7 kg di sostanza stupefacente del tipo cocaina, marijuana e hashish, somme di denaro pari a quasi 6 mila euro in contanti, 9 armi clandestine, un drone e 4 smartphone criptati di ultima generazione.
Per introdurre smartphone e droga in carcere, il gruppo avrebbe utilizzato calamari e barrette di cioccolata. Il gruppo avrebbe mantenuto strettissimi rapporti con alcuni dei detenuti della casa circondariale Cavadonna di Siracusa ai quali avrebbe tentato di recapitare cellulari e sostanze stupefacenti anche utilizzando un drone, o nascondendoli all’interno di cibi consegnati dai familiari. Il drone è stato sequestrato dai carabinieri intervenuti nel momento in cui due degli indagati erano fermi in auto a 270 metri dalla casa circondariale Cavadonna: avevano appena legato al drone un involucro contenente 3 telefoni cellulari di piccolissime dimensioni.