Tanto entusiasmo per nulla. Dopo l’approvazione della bozza di riforma dei Consorzi di bonifica in commissione Attività produttive, presieduta da Gaspare Vitrano (nella foto in copertina) e quella del testo in commissione Bilancio, il disegno di legge non ha fatto ulteriori passi in avanti (CLICCA QUI).
La nuova proposta di riforma è arrivata e si è arenata subito dopo, in un momento in cui il sollecito di nuove regole era avvertito da più parti per evitare il collasso e l’impossibilità di garantire l’irrigazione in tante vaste aree della Sicilia. Inoltre, i tentativi di mettere mano a questa importante storica riforma – più volte annunciata ma ancora non discussa all’Ars – si faranno attendere ancora per un po’, nonostante i tempi siano maturi e la convergenza tra le forze politiche sia solida per arrivare a una riforma importante, soprattutto per la semplificazione amministrativa e la riduzione del numero dei Consorzi da 13 a 4, così come per l’avvio dei soggetti nuovi senza il fardello dei debiti che ammontano a circa 150 milioni di euro.
Nel Collegato ter sono state stanziate delle risorse per il Consorzio di bonifica di Ragusa e previsti finanziamenti straordinari ad altri consorzi per consentire di pagare gli stipendi.
La ragione dello stallo è dovuta alla sessione finanziaria, questo è pacifico.
I siciliani dovranno attendere l’anno prossimo – tra gennaio e febbraio – prima che il parlamento siciliano discuta della storica riforma, perché la priorità è adesso riservata alla manovra approvata dalla giunta Schifani. L‘iter in commissione Bilancio non dovrebbe essere particolarmente lungo, in più c’è già la bollinatura della Ragioneria.
La Dc presenterà una serie di emendamenti alle norme che definiscono il trattamento e la gestione del personale, prevedendo il passaggio del contratto da tempo determinato a quello indeterminato. Una questione che dipenderà dai capitoli di bilancio a disposizione.
“Probabilmente sarà unica riforma che troverà la luce nel corso di questo governo – dice Dario Safina deputato del Pd all’Ars – . Noi abbiamo presentato una serie di emendamenti che sono stati approvati per dare tempi certi allo svolgimento delle attività da parte di commissari che si insedieranno all’atto dell’istituzione dei consorzi. Poi alcuni emendamenti a tutela del personale”.
Quanto vale la riforma? Il peso specifico è di 40 milioni. Per quanto riguarda le entrate dei consorzi “Ne incassiamo 9 milioni l’anno”, ha aggiunto Safina.
La novità è che si prova a tornare alla democrazia nell’ambito dei Consorzi commissariati nel 1992 e, da allora, gli agricoltori sono usciti fuori dalla governance. La riforma prevede che ci saranno i soci dei consorzi regolarmente iscritti e in regola con i pagamenti, che eleggeranno i loro rappresentanti. In una prima fase saranno operativi i commissari – e quindi la Regione – che avvieranno le procedure di transito del personale e di elezione dei nuovi organi. A quel punto i commissari cederanno il passo ai consiglieri di amministrazione nominati. Saranno loro a scegliere la governance e non la Regione.
Tuttavia, la matassa da sciogliere subito dopo la Finanziaria può essere sintetizzata in due punti, quali la situazione debitoria e il ricollocamento del personale da distribuire nei vari enti.