Ammalarsi in Sicilia rischia di trasformarsi in un lusso. Se lo “stato di salute” della sanità nazionale non può certamente dirsi in forma, quella siciliana è un palloncino pronto a scoppiare da un momento all’altro.
Tra le novità che il 2024 porterà con sé ci saranno le nuovo tariffe di esami e visite mediche offerte dal servizio sanitario. Il decreto, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 4 agosto scorso, altro non è che l’attuazione del Dpcm del 12 gennaio 2017. Una modifica attesa da anni: con l’aggiornamento delle tariffe relative alle prestazioni di specialistica ambulatoriale e all’assistenza protesica ferme, rispettivamente, al 1996 e al 1999 e la definizione di quelle nuove introdotte con i Lea (livelli essenziali di assistenza) nel 2017. La novità sostanziale risiede nell’erogazione uniforme dei servizi su tutto il territorio nazionale, azzerando le differenze tra Regioni. Un passo avanti necessario e richiesto a gran voce ma che non ha però tenuto conto delle disomogeneità tra i vari territori. Tra quelle che rischiano maggiormente di essere penalizzate c’è anche la Sicilia.
I nuovi prezzi delle prestazioni non sono piaciuti a tutti e sul piede di guerra ci sono anche i laboratori di analisi e gli specialisti del settore privato. Il motivo è semplice: il rischio concreto è quello che dal primo gennaio centinaia di prestazioni specialistiche non saranno più erogate in convenzione provocando così il fallimento delle strutture convenzionate e la chiusura degli ambulatori pubblici per impossibilità di raggiungere la parità di bilancio.
“La questione è tutta legata alle risorse. I centri di analisi garantiscono all’utenza siciliana, attraverso il pagamento del ticket, dei servizi con un costo ragionevole. Se questo salta diventerà un ulteriore aggravio sui cittadini. Il tutto, tra l’altro, rientra in un quadro generale drammatico“. A lanciare l’allarme è Francesco Lucchesi, segretario regionale di Cgil, che ha rilanciato sottolineando come la protesta dei centri di analisi abbia “una sua legittimità, in quanto assicurano dei servizi, come esami e controlli diagnostici, che il pubblico non riesce a garantire e sono dunque un aiuto. Non si può smantella il pubblico, perché non ci investiamo, e contemporaneamente non dare supporto ai privati. Tali decisioni non fanno altro che incentivare alcuni fenomeni, come quello dell’emigrazione sanitaria che potrebbero ben presto divenire la norma anche per cose abbastanza semplici che potrebbero invece essere realizzate nella nostra Regione“.
Come si apprende dal tariffario e come sottolineato ormai da tempo dalle principali associazioni di categoria, la nuova rimodulazione introduce tagli che oscillano dal 20 al 57% a seconda della prestazione: dal 27% sull’emocromo al 48% per gli esami sull’epatite. La preoccupazione è quella che molti cittadini possano rimanere esclusi dal sistema.
Non è ancora detta l’ultima parola. La Sicilia, in quanto Regione a Statuto Speciale, potrebbe anche decidere di non recepire la norma, lasciando dunque tutto invariato, come allo stato attuale. Ma c’è un però. Le Regioni infatti che dispongono di fondi ad hoc potranno continuare a erogare tutte le prestazioni gratuitamente ma a carico del bilancio regionale, extra Lea, altre potrebbero proporre la compartecipazione di spesa, mediante specifico ticket dal costo differenziato, altre ancora saranno costrette a proporre ai pazienti di sostenere per intero il costo della prestazione.
Il presidente della Regione Renato Schifani ha precisato come la stretta collaborazione tra pubblico e privato sia “uno degli obiettivi fondamentali del mio governo nella gestione della sanità perché fondamentale, almeno in questa fase, per garantire a tutti i cittadini le prestazioni richieste in tempi adeguati. Ciò non significa che non lavoriamo contemporaneamente e concretamente al potenziamento del servizio sanitario pubblico, ma non sarebbe logico privarsi di una sinergia che sta dando ottimi frutti“.
“Lo stato della sanità siciliana – ha invece concluso Lucchesi – non è uguale a quello della Lombardia o dell’Emilia-Romagna. In conferenza Stato-Regioni il presidente Schifani dovrebbe battere i pugni per rimodulare le tariffe. Ormai è questione di giorni prima che queste novità entrino in vigore e se non si affiancano delle risorse regionali questa condizione non potrà fare altro che peggiorare ai danni dei cittadini siciliani”.
La partita è ancora aperta anche e soprattutto a livello nazionale. Tanti sono stati infatti i ricorsi al nuovo tariffario e il 14 maggio 2024 è prevista l’udienza del Tar del Lazio. L’appello generale è quello di attendere e non recepire il decreto ministeriale, anche in attesa che il Ministero accetti un tavolo tecnico per rivedere le tariffe.