Ventiquattro anni probabilmente non sono un tempo sufficiente per maturare un giudizio storico sull’opera politica e l’epopea umana di Bettino Craxi ma basta e avanzano per capire che l’Italia di oggi paghi l’assenza di figure politiche di primo livello, capaci di pensiero, parole e visione.
Craxi – lo possono riconoscere anche i detrattori – fu un homo totus policus, per formazione e vissuto. La politica per Craxi prima che relazioni e giochi di Palazzo, fu comprensione profonda della realtà, maturazione di pensiero e dunque di scelte.
Se andiamo a riguardare ciò che disse Craxi a proposito dell’Europa, del Mediterraneo e in generale della posizione dell’Italia nel quadro internazionale non possiamo non constatare il drammatico vuoto odierno della politica, tutta impegnata in discussioni assolutamente provinciali e di nessun valore strategico. E la cartina di tornasole è probabilmente l’irrilevanza internazionale del nostro Paese certificata non tanto dalla disastrosa corsa ad ospitare le Olimpiadi ma dall’assenza di qualsiasi tipo di pensiero e di parola originale su tutto quanto sta accadendo intorno a noi, dall’Ucraina al Medioriente.
Non si tratta di incapacità dell’apparato diplomatico ma di una mancanza del vertice politico che non matura alcun tipo di indirizzo originale che permetta al nostro Paese di essere effettivamente centrale nello scacchiere internazionale, di esprimere una posizione di difesa dei nostri interessi e di dare un contributo effettivo al mantenimento della pace o di un equilibrio mondiale.
C’entra molto la formazione dell’attuale classe politica che spesso è scarsa, provinciale o del tutto assente. Una formazione che non è puramente accademica ma è intrisa di cultura politica e di rapporti anche internazionali che soltanto le grandi famiglie politiche di un tempo riuscivano a garantire.
Il 19 aprile del 2000 non è scomparsa solamente una imponente – e come tale discutibile – figura politica ma è scomparso un modo di essere politici che si rifletteva irrimediabilmente sull’immagine del Paese.
La scomparsa dei politici di pensiero e con le parole è il grande dramma dell’Italia. Senza pensiero e senza parole c’è solo l’irrilevanza.