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La riforma

Province, tutto pronto per la new entry: ecco cosa cambia con la nuova legge

martedì 23 Gennaio 2024

Il ritorno delle Province siciliane non è più un miraggio. Il presidente della Regione Renato Schifani prevede la reintroduzione degli enti intermedi a giugno. Il disegno di legge sarà incardinato a Sala d’Ercole martedì 30 gennaio, dunque per presentare gli emendamenti ci sarà tempo fino a lunedì prossimo secondo il cronoprogramma stabilito dalla conferenza dei capigruppo. Oggi è previsto che l’atto ritorni in commissione Bilancio per il parere sulla copertura finanziaria.

Il testo che prevede la reintroduzione delle ex Province è il risultato dell’abbinamento, effettuato dalla commissione Affari istituzionali, di due proposte di legge finalizzate alla reintroduzione dell’elezione a suffragio universale diretto degli organi di Province e Città metropolitane: si tratta del testo normativo presentato dal governo regionale e adottato quale testo base e quello presentato dal Pd. Rispetto alla proposta presentata dal governo Schifani, il ddl approvato dalla I commissione prevede elementi differenti al testo originario elaborato dall’esecutivo: un maggiore numero di consiglieri e assessori e, soprattutto, più competenze da affidare agli enti.

Per quanto riguarda le funzioni, il ddl modificato affida agli enti una serie di materie, come l’organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti “sulla base di apposite norme approvate dall’Assemblea regionale siciliana, con la sostituzione delle Province e delle Città metropolitane alle società di regolamentazione del servizio gestione rifiuti”. Una competenza importante che include anche la raccolta differenziata, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, nel rispetto delle normative ambientali.

Poi, l’organizzazione del servizio idrico integrato con l’individuazione dei nove ambiti territoriali ottimali (Ato). Inoltre le future Province, d’intesa con i Comuni, potranno esercitare le funzioni di “predisposizione dei documenti di gara, di stazione appaltante, di monitoraggio dei contratti di servizio e di organizzazione di concorsi e procedure selettive”.

Gli enti di area vasta dovranno occuparsi anche della mobilità sostenibile, attraverso “l’implementazione di infrastrutture per il trasporto pubblico, la promozione dell’uso delle biciclette e l’adozione di politiche per ridurre l’inquinamento atmosferico”.

Rispetto al testo base, quello emendato dalla commissione Affari istituzionali prevede maggiori risorse finanziarie previste per le spese relative alla realizzazione delle elezioni e, in aggiunta, ha previsto un ulteriore stanziamento finanziario per le spese inerenti al funzionamento degli enti.

In Finanziaria è stato previsto uno stanziamento semestrale di 5 milioni per lo svolgimento delle elezioni, oltre 2 milioni di euro per le indennità, risorse che coprono soltanto sei mesi di attività prevedendo – come ha sottolineato lo stesso Schifani nella conferenza stampa a Palazzo d’Orléans – che le Province entrino in vigore a giugno. Per i prossimi anni – quindi dal 2025 in poi – la copertura finanziaria ammonta ai 5-6 milioni di euro. Si tratta di risorse finanziarie necessarie per l’espletamento dei compiti assegnati, soprattutto con riferimento alle funzioni previste.

Il superamento della legge Delrio rimane lo scoglio più importante da superare. Il governatore siciliano ha, tuttavia, ribadito che una presenza operativa degli enti intermedi di secondo livello tra Comuni e Regione è indispensabile per recuperare le attività periferiche abbandonate da troppo tempo. Un fatto rispetto al quale la sintonia tra Roma e Sicilia è piena. Il ddl è attualmente all’ordine del giorno della capigruppo e non è da escludere l’ipotesi paventata dal presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, e condivisa da Schifani, secondo cui ci potrebbe essere un accorpamento delle elezioni provinciali con le Europee.

Se l’aula dovesse determinarsi entro i tempi tecnici previsti, compreso l’esame di eventuali modifiche al testo, l’election day rappresenterebbe un momento di risparmio economico da non sottovalutare.

La riforma non sarà il pretesto per creare poltrone, ma di efficienza dell’attività amministrativa grazie alla maggiore presenza di soggetti istituzionali chiamati a vigilare sul territorio e a risolvere le esigenze della provincia considerata. Ne è convinto il centrodestra. Completato l’iter, adesso l’ultima parola spetta all’Ars.

Secondo il presidente della commissione Affari istituzionali Ignazio Abbate “Il ritorno delle Province è un dato di fatto importante che permetterà di portare avanti servizi essenziali come i rifiuti, l’acqua, la gestione delle strade. Va chiarito che i Liberi consorzi non sono mai scomparsi, la macchina amministrativa è rimasta la stessa in termini di costi, ma portata avanti senza risorse e senza un governo che gestisca la cosa pubblica. Le elezioni di primo livello, con il coinvolgimento diretto del popolo, sono inoltre necessarie perché i sindaci e i consiglieri sono già oberati dall’attività amministrativa dei propri comuni e, quindi, non avrebbero materialmente la possibilità di rappresentare le esigenze territori”.

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