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La relazione

Corte Conti, in Sicilia condanne per dieci milioni nel 2023

sabato 24 Febbraio 2024
Corte dei Conti

Nel 2023, la Corte dei Conti ha emesso sentenze di condanna per un ammontare di 10.883.095 di euro. È quanto emerge dalla relazione della presidente della Corte dei Conti per la Regione siciliana, Anna Luisa Carra, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario a Palermo.

All’inizio del 2023 erano pendenti 126 giudizi, nel corso dell’anno ne sono stati introdotti 141 (108 di responsabilità, 11 di conto, 20 per resa di conto e 2 ad istanza di parte) e sono stati definiti 140 giudizi, di cui 101 di responsabilità, 14 di conto, 4 ad istanza di parte e 21 per resa di conto. Per i giudizi di responsabilità amministrativa sono state emesse 77 sentenze nei confronti di 160 convenuti.

Quanto agli esiti, sono state emesse 52 sentenze di condanna, 10 di assoluzione e 15 con altra formula. A fronte di 91 sentenze emesse (tra giudizi di responsabilità e di conto) sono stati introdotti 9 atti di appello da parte della Procura (di cui 5 relativi a sentenze emesse nel 2023) e 25 atti di appello delle parti private (di cui 11 relativi a sentenze emesse nel 2023).

La mancata parifica del rendiconto della Regione siciliana per il 2020, secondo il procuratore generale della Corte dei Conti, Pino Zingale, “non mancherà di avere serie conseguenze sugli esercizi successivi”. “Appare evidente che per un certo periodo la Regione ha speso somme delle quali non aveva la giuridica disponibilità, dovendole, invece, destinare al ripiano del disavanzo. Avere cristallizzato “una fattispecie di mala gestio delle finanze regionali” ha affermato il magistrato contabile, “impone a questa Procura i necessari accertamenti al fine di verificare la sussistenza o meno di eventuali responsabilità amministrative connesse alla constatata artificiosa dilatazione del potere di spesa”.

Zingale ha ricordato che la Corte Costituzionale, pochi giorni fa, ha accolto alcune censure prospettate dai giudici contabili in merito alla gestione del disavanzo “e dichiarato incostituzionali talune norme regionali a contenuto finanziario”, e di conseguenza “la pronuncia delle Sezioni riunite con la quale è stato finalmente definito il giudizio sul rendiconto del 2020 con una decisione, fatto più unico che raro nel panorama nazionale, di non parifica”.

LE FRODI

“I controlli posti in essere da Agea e dalle strutture regionali si sono rivelati inefficaci a disvelare le sofisticate frodi” sui fondi pubblici. Per la presidente “un’applicazione più avanzata delle moderne tecnologie informatiche (senza scomodare l’intelligenza artificiale) potrebbe sicuramente consentire l’acquisizione dei dati veritieri direttamente dalle amministrazioni interessate, minando in radice la possibilità di produzione di auto-certificazioni non veritiere o documenti contraffatti prodotti con la complicità o con la negligenza dei responsabili dei centri di assistenza agricola”.

“A fronte delle ingenti condanne – ha aggiunto – che intervengono dopo molti anni dalla percezione del contributo, spesso le possibilità di recupero del danno sono vanificate dal fallimento delle società o dalla nullatenenza degli indebiti percettori e in quei casi in cui la pronuncia abbia ad oggetto imprese attive e produttive, gli effetti restitutori finiscono per gravare indirettamente sui lavoratori di dette imprese, incolpevoli delle frodi perpetrate dai loro datori di lavoro”.

“Nelle regioni a rischio di criminalità organizzata, come può essere la Sicilia, deve essere sempre più elevato il livello di attenzione per la gestione dei fondi pubblici perché ovviamente potrebbero esserci interessi da parte della criminalità organizzata che vanno immediatamente bloccati. Questo può essere reso possibile grazie a una attenta attività di controllo delle nostre strutture giurisdizionali”. 

I GIUDIZI

Nel corso del 2023 sono stati definiti 11 giudizi relativi a indebite percezioni di contributi pubblici e altri 10 giudizi sono stati introdotti nel corso dell’anno, con udienza fissata nel 2024.L’elemento soggettivo contestato, in queste fattispecie, è quello del dolo, in concorso, in certi casi, a titolo di colpa grave, con i responsabili dei centri di assistenza agricola – ha proseguito Carra – Sono state scrutinate fattispecie di rilevante entità, che hanno disvelato, attraverso complesse indagini della Guardia di Finanza, sistemi frodatori operanti attraverso la compartecipazione di società facenti parte dello stesso nucleo familiare nell’ambito del quale venivano effettuate transazioni commerciali e finanziarie che utilizzando la tecnica della sovra-fatturazione, riuscivano a coprire con i contributi pubblici anche la quota-parte a carico dell’impresa richiedente – ha concluso – Si tratta di un fenomeno diffuso e preoccupante, che lascia presagire che le fattispecie emerse rappresentino la punta dell’iceberg, e che facciano parte di un più complesso e ramificato sistema illecito di truffe ai fondi comunitari controllato, sovente, da associazioni criminali. Non ci sono elementi per escludere che detti sistemi illeciti non possano riguardare anche l’utilizzazione dei fondi comunitari del Pnrr“.

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