Siracusa punta all’ingresso nell’Autorità di Sistema Portuale e il tema lanciato nelle scorse settimane dal vicesindaco Edy Bandiera trova un segnale chiaro ed importante di apertura attraverso le dichiarazioni del Ministro del Mare, Nello Musumeci. L’ex presidente della Regione Siciliana, a margine della sua visita ad Augusta per premiare i liceali vincitori del concorso “Il mito e il mare”, ha espresso la disponibilità del governo Meloni ad interloquire con il territorio aretuseo sulla previsione di un provvedimento che andrebbe a rappresentare una svolta in termini di prospettive di sviluppo economico per il capoluogo e per l’intera provincia.
“Siracusa nell’Autorità Portuale? Bisogna chiederlo ai siracusani e alla classe dirigente, sono convinto che il porto di Siracusa abbia tutti i titoli per immaginare un futuro di potenziamento e ampliamento, con la possibilità di cogliere ulteriori opportunità. Saranno le autorità locali a decidere se aprire a un confronto con l’autorità di sistema e con il Governo nazionale”. Queste le parole di Musumeci, che ha aggiunto: “E’ importante che ci possa essere la consapevolezza reciproca di voler aprire un confronto. La crescita del porto di Siracusa significa la crescita di tutto il territorio circostante. Il Governo nazionale è ben lieto di poter affrontare il confronto per determinare le scelte più conveniente per il territorio”.
Si va verso una nuova fase sul tema e a queste dichiarazioni ha risposto subito con altrettanta chiarezza il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, che si è detto pronto a “dialogare con il governo” e ha preso atto con soddisfazione del segnale lanciato da Musumeci, dicendosi “più che aperto al confronto”.
Italia, a sua volta, dopo le parole di Musumeci, ha sottolineato la necessità che vi possono essere “pari diritti, doveri, dignità e responsabilità” e conta adesso sulla “disponibilità del governo centrale e da parte del Parlamento a modificare la legge in materia, in favore dell’allargamento a Siracusa dell’Autorità di Sistema Portuale”.
Sulla questione, nell’ambito dell’Amministrazione aretusea, è il vicesindaco Bandiera (ex assessore regionale nell’allora Giunta Musumeci) che sta mediando su alcune perplessità di Italia e sta spingendo per un cambio di rotta definitivo del Comune di Siracusa sulla vicenda. Italia si è detto pronto a superare le sue “preclusioni” ma ritiene che il passaggio fondamentale debba essere quello di “un iter normativo” che vada a rappresentare il segnale concreto del governo nazionale. Il sindaco di Siracusa ha rimarcato di essere “contento della disponibilità data, intanto, da Musumeci, con il quale ci sarà presto modo di sentirsi e quindi confrontarsi”.
In sostanza, il gettito delle tasse di ancoraggio e delle tasse portuali pagate dalle navi che fanno scalo a Santa Panagia e nel porto grande finisce nelle casse della Regione Siciliana (il 50% della tassa di ancoraggio) e nelle casse dello Stato (il 50% della tassa di ancoraggio ed il 100% della tassa portuale). Se Siracusa dovesse decidere di aderire all’Autorità di Sistema Portuale il gettito di queste tasse, che ammonta ad oltre 10 milioni di euro all’anno, rimarrebbe nella disponibilità dell’Autorità con la possibilità di reinvestirlo in infrastrutture portuali.
“E’ chiaro che va fatta una riflessione sulla portualità, dobbiamo uscire dalla “tenaglia” che c’è attualmente tra Pozzallo, Catania e Augusta – ha spiegato il vicesindaco Bandiera -.Io ero e sono a favore all’ingresso di Siracusa nell’Autorità di Sistema Portuale e non ho problemi a dirlo. Ricordiamoci, inoltre, che il nostro porto è un sito “Sin” (Sito di Interesse Nazionale) e diventa complicato ogni volta immaginare di realizzare delle opere”.