Ieri Pino Apprendi e Francesco Leone dell’osservatorio nazionale carceri di Antigone, si sono recati al carcere di Caltagirone, anche a seguito della notizia dell’uccisione di un detenuto, da parte del compagno di cella.
I rappresentanti di Antigone hanno raccolto dati e notizie sui servizi erogati dal servizio sanitario, sull’attività trattamentale, sui corsi scolastici e professionali.
“Complessivamente, dai dati che ci sono stati forniti e da ciò che si è potuto constatare, c’è una buona sinergia con il servizio sanitario regionale, sia per le visite specialistiche che per la fornitura dei farmaci. Oltre 200 dei 398 detenuti ospiti della struttura frequenta corsi scolastici o professionali, compresi 10 che frequentano un corso di laurea. L’attività trattamentale è intensa. Il problema che emerge, ancora una volta, come in altre carceri della Sicilia, è l’assenza di mediatori culturali, la carenza di organici, sia del personale amministrativo che quello della Polizia Penitenziaria“, dichiara Pino Apprendi, presidente di Antigone Sicilia.
“Malgrado la struttura sia di recente costruzione, é in continua manutenzione per vari problemi sin dalla sua apertura. I volontari sono stati presenti anche durante la chiusura per la pandemia, cosa molto importante che ha contribuito ad evitare clamorose proteste. Sull’omicidio del detenuto, per ovvi motivi, c’è il massimo riserbo per le indagini in corso” conclude Francesco Leone, dell’osservatorio nazionale carceri di Antigone.