Il 2023, si sa, è stato un anno nero per incidenti e morti sul lavoro in Sicilia.
Nonostante i continui dibattiti e gli ampi confronti l’Isola non è ancora riuscita a sganciarsi da tutti quegli elementi deficitari che da sempre la tengono inchiodata a numeri e dati sconfortati in materia di sicurezza sul lavoro.
La condizione non migliora nel resto della penisola, l’ultimo esempio dista a circa mille chilometri di distanza dalle nostre coste. Il caso eclatante del cantiere di Esselunga a Firenze è stato l’ennesimo campanello di allarme. Da Roma le risposte non sono tardate ad arrivare, riesumando un vecchio sistema mai entrato in vigore: la patente a punti.
Ideato per la prima volta nel 2008 dal governo Prodi, lo strumento, contenuto all’interno del Testo unico sulla sicurezza sul lavoro, fu indebolito dal quarto governo Berlusconi, salito in carica poco dopo l’approvazione del decreto, fino a cadere nel dimenticatoio. Adesso la bozza del dl Pnrr ha rispolverato la normativa ma il tentativo di scopiazzare la legge ha evidenziato qualche falla e qualche restringimento di troppo. Intanto il campo di azione. A partire dal primo ottobre le imprese e i lavoratori autonomi che operano nei cantieri, temporanei o mobili, saranno tenuti al possesso della patente. Quest’ultima verrà rilasciata dall’Ispettorato nazionale del lavoro, con una dotazione iniziale di 30 punti, a chi è regolarmente iscritto alla camera di commercio, ha adempiuto a tutti gli obblighi formativi, è in possesso del Documento unico di regolarità contributiva (Durc), del Documento di valutazione dei rischi (Dvr) e del Documento unico di regolarità fiscale (Durf).
Una riforma che accontenta solo a metà. A sottolineare questo aspetto è Francesco Lucchesi, segretario regionale di Cgil Sicilia, che ha evidenziato come “da tempo l’organizzazione sindacale chiede la patente a punti. L’impostazione che noi abbiamo sempre promosso non era legata semplicemente al settore dell’edilizia ma a tutti gli ambiti lavorativi, soprattutto in quello privato. Infortuni e morti non si verificano solo nell’edilizia ma in quasi tutti i posti di lavoro“.
Il meccanismo, come suggerisce la denominazione, è molto simile a quello della patente di guida: a ogni infrazioni corrisponde una sottrazione di punti. L’incidente mortale prevede una decurtazione di 20 crediti, un incidente che provoca una inabilità 15. L’impresa o il lavoratore autonomo potrà continuare a lavorare fino a un minimo di 15 crediti presenti sulla patente. Al di sotto ti tale soglia scatteranno sanzioni amministrative che vanno dai 6.000 ai 12.000 euro. I punti persi non svaniranno per sempre ma potranno essere recuperati attraverso la fruizione di corsi sulla sicurezza sul lavoro. Proprio quest’ultimo punto cela più di qualche perplessità, dettate dalle ombre che spesso pervadono il sistema formativo. “Questa facilità nel riottenere i punti – ha aggiunto Lucchesi – non convince perché non risolve il problema degli incedenti e delle morti sul lavoro. Il rischio è che nessuna azienda perderà la patente. Basterà attivare qualche corso di formazione magari con un ente amico e il problema è risolto“.
Dubbi che, come in una catena senza fine, si incastrano all’incapacità, ancora oggi, di prevenire gli incidenti e le vecchie crepe del sistema dei controlli. Il decreto prevede infatti l’arrivo di 766 nuovi ispettori del lavoro. Certamente un’ottima notizia che spinge a domandarsi: quanto sarà grande la fetta di torta che spetterà alla Sicilia? Ebbene, l’Isola resterà digiuna. Ma com’è possibile? “L’articolo 17 dello Statuto regionale siciliano – spiega il segretario regionale di Cgil – stabilisce podestà assoluta in tema di lavoro e quindi anche per le assunzioni degli ispettori del lavoro. La Sicilia non ha recepito la riforma nazionale dell’Istituto nazionale del lavoro e dunque non arriverà nessuno“.
Eppure la scorsa estate era stato annunciato l’arrivo di 29 ispettori del lavoro. Cosa è cambiato? Il decreto del governo nazionale del maggio 2023 ha ‘scavalcato’ le podestà siciliane, stabilendo l’invio degli ispettori da parte dell’Inl. Da gennaio le figure professionali sono arrivate ma, rispondendo all’Istituto nazionale, non hanno gli stessi poteri dei 49 già in forza presso i vari ispettorati del lavoro. I nuovi 29 infatti “si muovono con i vecchi ispettori o con il nucleo dei carabinieri e dunque non sono liberi di muoversi autonomamente“.
Ed ecco dunque servita l’ennesima legge zoppa, nata con tanti buoni propositi ma destinata ancora una volta a dissolvere lentamente i propri effetti senza un lieto fine.