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Il manifesto

“Troppo vecchio e costoso”: Carta di Firenze e Medicina di Genere combattono i pregiudizi sugli anziani

lunedì 8 Aprile 2024

Sono ben 4 anziani su 10 che vengono esclusi per l’età dalle cure migliori, uno stigma che accorcia la vita. La Sicilia è la sesta regione d’Italia con più over 65, ben 4.814.000.

Uno studio condotto su oltre 80 mila persone in 57 Paesi, pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, evidenzia che una persona su due ha pregiudizi basati sull’età che influenzano anche uno dei settori chiave della vita degli anziani, cioè la sanità, riducendo l’accessibilità alle cure e l’appropriatezza dei trattamenti. Il 40% degli anziani è tagliato fuori dalle terapie più avanzate e appropriate e dai protocolli sperimentali senza valide ragioni mediche ma solo in base all’età.

Ecco quindi che per contrastare questo fenomeno globale nasce la Carta di Firenze, il primo manifesto mondiale contro l’ageismo sanitario, messo a nudo e rafforzato anche dalla pandemia. A crearlo sono diversi ricercatori internazionali e nazionali tra cui Andrea Ungar dell’Università di Firenze, Antonio Cherubini dell’Irccs-Inrca e Luigi Ferrucci, direttore scientifico del National Institute on Aging di Baltimora.

La fotografia

“Troppo vecchio e costoso“: per ricevere le cure più avanzate, da cui gli anziani trarrebbero i maggiori benefici, e per essere inclusi negli studi clinici per la sperimentazione di farmaci di cui sono i primi a fare uso. Per lo stesso motivo gli over 65 rinunciano ad aderire a terapie, screening e comportamenti preventivi, con gravi effetti sulla salute. Per non parlare della discriminazione anche nei Pronto soccorso dove gli anziani, in particolare quelli sopra gli 80 anni, nonostante grai patologie, sono tenuti ore prima di essere visitati, almeno che non arrivi in ambulanza. Ad esempio in Italia quasi il 40% degli over 85 con problemi di cuore, è sotto-trattato e con l’aumentare dell’età le prescrizioni farmacologiche e i regolari controlli raccomandati dalle linee guida si riducono fino a dimezzarsi.

L‘Oms ha evidenziato, inoltre, che entro il 2050 una persona su cinque nel mondo sarà over-60 e la maggior parte avrà malattie croniche. Il 18% delle persone fra 18 e 69 anni intervistate per la sorveglianza PASSI dell’Oms, tra il 2021 e il 2022, ha riferito che, nel corso della vita, un medico ha diagnosticato loro una o più tra le seguenti patologie: insufficienza renale, bronchite cronica, enfisema, insufficienza respiratoria, asma bronchiale, ictus o ischemia cerebrale, diabete, infarto del miocardio, ischemia cardiaca o malattia delle coronarie, altre malattie del cuore, tumori (comprese leucemie e linfomi), malattie croniche del fegato o cirrosi, tutte patologie che coll’avanzamento dell’età diventeranno croniche, portando le persone che ne soffrono ad uno status socioeconomico più svantaggiato.

Nell’ultimo rapporto sull’ageismo, stilato dall’Oms e l’Onu nel marzo del 2021, ha evidenziato, quidni, la necessità di politiche e leggi che affrontino la questione, oltre che di attività educative e intergenerazionali che riducano i pregiudizi, in modo da progredire nella collaborazione globale per il decennio dedicato all’invecchiamento attivo dalle Nazioni Unite (2021-2030).

Il manifesto, oggi, punta su 12 azioni concrete per ridurre al minimo l’impatto negativo dell’ageismo nell’assistenza sanitaria e migliorare la qualità di vita degli anziani, riducendo i costi legati alle loro patologie.

Le azioni

Nella comunità medica resistono barriere mentali che fanno ritenere poco adeguato il ricorso a nuovi farmaci e alle terapie più innovative, oltre una certa età. Bisogna quindi proteggere gli anziani dalla discriminazione sanitaria e fare in modo che ricevano le cure migliori”. Ad evidenziarlo è Luigi Ferrucci, direttore scientifico del National Institute on Aging di Baltimora. “E’ inevitabile che laddove le risorse sono limitate, si operino delle scelte – aggiunge -, ma un paziente anziano curato in maniera inefficace va incontro a ricadute e riospedalizzazioni e deve essere nuovamente trattato con uno spreco di risorse, oltre che di vita e sofferenze individuali”.

Per gli esperti l’invecchiamento deve diventare parte integrante del percorso formativo del personale sanitario e degli assistenti sociali. Fondamentali diventano i principi della medicina di genere di cui l Ministro della Salute ha approvato formalmente il Piano per l’applicazione e la diffusione sul territorio nazionale firmando il decreto attuativo relativo alla Legge 3/2018.

“È necessario anche un cambiamento di paradigma nell’approccio alla cura dell’anziano che non può essere trattato ‘a pezzetti, di volta in volta dal cardiologo, dal neurologo, dal diabetologo, ma deve essere seguito con il necessario sguardo di insieme dal geriatra come medico della complessità – aggiunge  Andrea Ungar, ordinario di Geriatria all’Università di Firenze, presidente del congresso e della Sigg – . Serve poi dare priorità agli anziani nei pronto soccorso  che rappresentano un fattore di rischio per via dei lunghi tempi di attesa e una presa in carico non adeguata, che possono contribuire al declino cognitivo e al peggioramento delle condizioni fisiche”.

Gli specialisti evidenziano anche che il medico deve anche cercare una maggiore condivisione del percorso di cura con il paziente e con i suoi caregiver informandoli correttamente delle possibili alternative, ascoltando con attenzione le loro esperienze.

“I pazienti anziani – conclude Ferrucci – andrebbero inclusi nei trial clinici per la sperimentazione di farmaci da cui sono tagliati fuori perché ritenuti troppo ‘inquinati’ dalle loro fragilità, che comporterebbero studi più sofisticati e complessi e maggiori controlli. Vengono invece esclusi, quando sono i primi a far uso di farmaci e terapie. Altrettanto necessario riprogettare gli ambienti ospedalieri per renderli più age-friendly, riducendo l’isolamento e l’immobilismo a letto dei pazienti e realizzare device sanitari facilmente utilizzabili anche da chi è più avanti negli anni”.

La federazione degli Ordini dei medici Siciliani

Dal 2018 i medici della Sicilia pongono l’attenzione sulla Medicina di Genere per includere in tutte le aree mediche una nuova “dimensione” puntata sulla specificità di genere in medicina. Questa branca si intreccia a doppio filo con l’invecchiamento.  A dichiararlo è Giovanni D’Ippolito, presidente dell’Ordine dei medici di Caltanissetta che commenta l’arrivo della Carta di Firenze,

“In Italia, infatti, le donne attualmente rappresentano il 58% della popolazione di ultra 65enni e il 70% degli ultra 85enni, e la popolazione geriatrica femminile è in aumento. Ma oltre le differenze biologiche (definite dal sesso), si analizzano gli aspetti socio-economiche e culturali (definite dal genere) che condizionano lo stato di salute e di malattia di ogni persona. I medici, i geriatri e i professionisti coinvolti nella cura delle persone anziane, in futuro, dovranno sempre più promuovere un approccio di genere e i medici siciliano sono quelli più predisposti – chiosa -. Infatti, la Federazione, a seguito di un’indagine ordinistica a livello nazionale, evidenzia che i medici dell’Isola hanno una predisposizione mentale e scientifica più elevata per approcciare ancor meglio la Medicina di Genere e quindi a porre maggiore attenzione anche sugli anziani“.

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