“Finora sono cadute nel vuoto le nostre proposte al Comune di Palermo per definire protocolli di legalità sugli appalti legati al Pnrr, per controllare anche forniture e flussi di manodopera. Avremmo voluto proporre un protocollo anche per le risorse pubbliche che saranno spese nell’ambito dell’anno Rosaliano, così come è accaduto ad esempio a Roma per le opere legate al Giubileo, con un accordo con Cgil, Cisl, Uil. Un protocollo per garantire un lavoro sicuro e dignitoso, in legalità e in sicurezza. Se il Comune si decide, siamo pronti a discuterne”.
Lo ha detto il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo intervenendo all’apertura delle Assemblee generali della Cgil Palermo che si sono svolte ieri al San Paolo Palace alla presenza di 400 delegati e con le testimonianze dei rappresentanti dei lavoratori. Un momento di confronto degli organismi dirigenti di tutte le categorie in vista delle prossime iniziative e mobilitazioni della Cgil, dalla manifestazione del 20 a Roma per chiedere risposte su sanità, salute, sicurezza e fisco alla campagna referendaria sui quattro quesiti che partirà il 25 aprile. Nel corso dell’assemblea, anche gli interventi del segretario generale Cgil Sicilia Alfio Mannino e le conclusioni, affidate alla segretaria Cgil nazionale Lara Ghiglione.
L’idea, la Cgil Palermo l’ha già esposta all’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, incontrandolo nei giorni scorsi. A Lorefice i segretari della Cgil hanno ipotizzato la definizione di un protocollo da consegnare al Comune di Palermo, nell’ambito dei festeggiamenti per i 400 anni dal ritrovamento dei resti e delle iniziative che saranno organizzate e che avranno ricadute su vari settori come ristorazione, cultura, accoglienza, trasporti.
Il segretario Ridulfo ha lamentato la mancanza di una interlocuzione seria dell’amministrazione comunale con le parti sociali.
“Rispetto all’impegno di costruire un tavolo sul Pnrr – ha proseguito oggi Ridulfo – nel corso dell’ultima riunione, il 29 marzo, non abbiamo più avuto alcun riscontro. In una città come Palermo, dove mafia e corruzione, sfruttamento e insicurezza sul lavoro, dovrebbero stimolare l’amministrazione, a definire forme condivise di controllo sociale, si preferisce ignorare. Ci chiediamo se questa volontà sia frutto di una ben precisa volontà, o se invece sia frutto di sciatteria. In ambedue i casi ci appare inaccettabile. La lotta alla mafia, alla corruzione, al malaffare non è una cerimonia”.