Il turismo negli ultimi anni ha cambiato sempre più le proprie caratteristiche. I viaggiatori hanno accordato una crescente preferenza ai soggiorni brevi, determinando la nascita di numerose strutture ricettive, specie nei centri storici. L’ospitalità diffusa sorpassa ormai i pernottamenti nei villaggi turistici o negli alberghi.
A influire su questo fenomeno è anche la semplicità con la quale è possibile aprire un b&b o una casa vacanze. In molti casi si tratta di abitazioni familiari inutilizzate e sfruttate per scopo di lucro. In Sicilia, secondo Airbnb, si trova più dell’11% delle 608mila attività di questo tipo. I costi ridotti per il loro mantenimento permettono anche di offrire all’utenza delle tariffe economicamente vantaggiose. Anche questo è un elemento che ha permesso nel tempo una diffusione sempre maggiore del fenomeno, che vede tra i protagonisti degli imprenditori giovani o donne. Lo scorso anno, infatti, sono state 4.782 le attività gestite dai primi e 1.469 dalle seconde.
Ma non è tutto oro quello che luccica. L’impiego di numerosi immobili per finalità turistiche, specie nei centri storici delle grandi città, ha determinato una riduzione della disponibilità abitativa per chi cerca una casa. La convivenza tra turisti e residenti non è semplice. La forte presenza dei primi, infatti, determina un costante aumento del costo delle (poche) case in vendita e dei canoni di locazione.
L’insostenibilità della situazione è anche evidenziata dall’indice Rhr elaborato da Jfc che cerca di ricostruire gli effetti negativi del turismo di massa sui centri storici. La Sicilia, insieme a Sardegna, Toscana e Liguria presenta un dato oltre il valore massimo, con l’unica eccezione rappresentata dalla città di Palermo. In questo caso, tuttavia, influisce anche la grande estensione del centro del capoluogo, che risulta essere il più grande in Europa.
La quinta commissione dell’Ars presieduta da Fabrizio Ferrara (FdI), sta infatti lavorando a un disegno di legge per disciplinare meglio l’attività di queste strutture ricettive. Ad esempio, per evitare che un numero elevato di posti letto per ciascun ente extra-alberghiero possa permettere lo sfruttamento di un regime fiscale agevolato nonostante l’attività imprenditoriale risulti equivalente nei fatti a quella di un hotel. Ma non solo. Nel disegno potrebbero rientrare anche alcune norme sui camping e sui servizi wellness. Ciò che è certo, è che merita attenzione l’esponenziale crescita siciliana del settore per evitare che possa generare degli effetti negativi a cascata sia a danno dei residenti che degli altri operatori turistici.
Il gettito fiscale generato dai soggiorni brevi, pari a 168 milioni di euro a livello nazionale, necessita di un’attenta regolamentazione. Da un lato è stato introdotto il prelievo diretto delle imposte di soggiorno e della cedolare secca, che entrerebbero direttamente nelle casse del Fisco e dei Comuni, mentre dall’altro lato si è cercato un intervento a livello regionale.