“L’unicità della magistratura è valore fondante del nostro associazionismo, tale sua caratteristica ontologica è incompatibile con ogni possibilità di mediazione e trattativa sugli specifici contenuti delle riforme. La separazione delle carriere non è affatto funzionale a garantire la terzietà del giudice, ma appare piuttosto uno strumento per indebolire in modo sostanziale il ruolo del pubblico ministero e, conseguentemente, la funzione di controllo di legalità rimessa al giudice e lascia presagire che venga agitata come strumento di ritorsione e minaccia nei confronti della magistratura tutta”. E’ quanto recita il testo della mozione congressuale, approvata all’unanimità, che ha chiuso il 36esimo congresso dell’Anm a Palermo, letta dal segretario generale dell’Associazione Salvatore Casciaro.
“Il Consiglio superiore della magistratura è l’unico presidio posto dalla Costituzione a tutela dell’autonomia ed indipendenza della magistratura, che è indispensabile per realizzare l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Le riforme prospettate indebolirebbero fatalmente l’organo di autogoverno dei magistrati, riducendone le competenze, eliminando quelle di maggior rilievo, compromettendone l’autorevolezza e alterando la proporzione tra componenti laici e togati. Tale indebolimento pregiudica la realizzazione dell’uguaglianza formale e sostanziale dei cittadini”, prosegue la mozione dell’Anm.
Il presidente dell’associazione magistrati, Giuseppe Santalucia, si rivolge direttamente al guardasigilli Nordio: “Noi stiamo chiudendo culturalmente ad una riforma che non porterebbe alcun beneficio alla giustizia e che porrebbe in pericolo l’indipendenza della magistratura e quindi al ministro che ci dice che non è in discussione l’indipendenza del pubblico ministero e che il pm di domani, da lui disegnato, avrà la stessa indipendenza di quello odierno, diciamo ma se così è perché toccarlo? Teniamoci l’indipendenza che abbiamo già”.
“Sulla riforma costituzionale – ha proseguito Santalucia – Anm è critica e non è possibile accorciare le distanze dialogando. Lo abbiamo detto con franchezza, ciò non significa ovviamente non riconoscere l’assoluto ed esclusivo potere decisorio delle Camere. Ma noi come associazione dei magistrati – ha sottolineato il presidente dell’Anm – non avvertiamo alcun bisogno di toccare la carta costituzionale, nel momento in cui ha delineato il rapporto della magistratura con gli altri poteri e la struttura essenziale della magistratura”.
Poi Santalucia ha chiarito la posizione di Anm sulle riforme: “Non è la nostra una posizione di chiusura, ma ci sono le riforme e le cattive riforme. Abbiamo alle spalle tanti anni di repubblica che è stata governata da questa costituzione. Questo assetto costituzionale ha dato modo alla magistratura di essere una protagonista della crescita della qualità della nostra democrazia, grazie a questa carta costituzionale che ha ancora molto da dire”.
“È una mozione congressuale importante che dimostra la consapevolezza della magistratura del suo importantissimo ruolo e dei doveri che questo ruolo comporta nei confronti della cittadinanza. Sono contento che siamo riusciti a ritrovare una strada unitaria. L’unità riconquistata qui ci consentirà di essere più forti e risoluti su molti temi”. conclude il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia.