Cateno De Luca comincia la lunga rincorsa verso il nuovo assalto alla presidenza della Regione Siciliana e il leader di Sud chiama Nord dopo l’esito, da lui stesso definito “una sconfitta”, delle Europee, ora prepara la resa dei conti a sinistra, per capire se ci sarà davvero la possibilità di costruire un’alleanza con il Pd e i 5 Stelle.
La prospettiva di un’ennesima corsa in solitaria (come nel 2012 e nel 2022) per adesso e’ il piano B del sindaco di Taormina. Ecco perché l’idea rimane quella di provare a mettere insieme le principali forze di opposizione all’Ars per la formazione di un’unica coalizione che si andrebbe a contrapporre al centrodestra alle future Regionali del 2027. De Luca pensa ad una manovra “avvolgente” e ha già tracciato la road map, che a suo dire dovrebbe portare a delle primarie di coalizione da mettere in atto non più tardi di un anno prima del voto. Bisognerà, ovviamente, capire quando si voterà, è una scadenza che ora appare molto lontana e sin qui la certezza è che almeno da qui ai prossimi due anni non ci dovrebbe essere in Italia nessuna tornata elettorale. Si tratta di un arco di tempo che servirà al parlamentare di Fiumedinisi per rielaborare la strategia e probabilmente anche per tentare di ricucire i rapporti a sinistra, dopo le tensioni e le staffilate della recente campagna elettorale per le Europee.
De Luca nell’ultimo anno e mezzo ha stretto rapporti decisamente cordiali all’Ars, prima delle Europee, con i vertici regionali del Pd e dei 5 Stelle, ma le segreterie nazionali hanno rimarcato le distanze, palesando altre idee e diverse posizioni. E ora lo scenario si è decisamente complicato.
La prima frenata è arrivata poi quando Sud chiama Nord aveva ipotizzato nei mesi scorsi un patto con i partiti principali della sinistra per accogliere dei candidati di Sud chiama Nord o nelle liste dei democratici o in quelle dei grillini. Una proposta sulla quale è arrivato poi il no sia dal Nazareno e quindi da parte della segretaria del Pd, Elly Schlein, sia da parte per il M5S di Giuseppe Conte. Poi nella campagna elettorale per l’Europarlamento De Luca aveva rivolto diverse bordate all’indirizzo dei potenziali alleati, soffermandosi in particolare sulla “dipendenza” dei rappresentati siciliani dei partiti dalle volontà delle segreterie politiche romane. Da qui un attacco, in particolare, lanciato a Nuccio Di Paola per quanto riguarda i 5 Stelle.
De luca aveva soprattutto auspicato ben altro risultato dalle Europee, e che in particolare venisse confermato il dato di Sud chiama Nord delle Regionali 2022, che nel fronte anti-centrodestra avevano visto prevalere in termini abbastanza netti Sud chiama Nord, con il 25%, rispetto a Pd e 5 Stelle, che erano rimasti staccati di circa 10 punti percentuali. Stavolta, invece, le urne hanno decretato altro, il movimento deluchiano si è fermato in Sicilia al 7,6% e i possibili alleati hanno conquistato il doppio dei voti, nel dato concernente i partiti nella circoscrizione isolana. Sorpasso e controsorpasso. Ecco perché, a questo punto, Pd e 5 Stelle potrebbero puntare su un proprio esponente come candidato alla presidenza della Regione, mentre De Luca rivendica a sua volta di essere stato il leader più votato tra i volti politici dell’opposizione. La partita politica a scacchi è destinata a diventare una guerra di nervi e siamo soltanto alle battute iniziali. De Luca detta i suoi tempi, facendo sapere che, in qualsiasi caso, dall’estate del 2026 sarà in campagna elettorale e che già in quella fase si dovrà presentare sia il programma elettorale che l’eventuale squadra di governo. De Luca spinge per le primarie di coalizione, lì dove tuttavia ora sono Pd e 5 Stelle a frenare e a immaginare altri scenari, da stabilire più avanti e facendo valere il peso specifico dei numeri delle Europee. Premessa irricevibile per il sindaco di Taormina.
Sulla strada, come detto ancora molto lunga, che porterà la politica siciliana alle prossime elezioni Regionali, De Luca ha una speranza: confida in una possibile variabile che sarebbe in grado di rimettere in discussione il verdetto delle Europee e che il sindaco di Taormina potrebbe sfruttare per rimettere la “palla al centro”: il voto delle elezioni provinciali.
Se dovesse sbloccarsi la questione e quindi maturare una svolta nell’iter per il ritorno alle urne sulle Provinciali, tutto tornerebbe in gioco e De Luca punterebbe forte sulla competizione, sulla spinta in primis della Provincia di Messina, “feudo” elettorale di Sud chiama Nord. “Scateno” potrebbe, insomma, ritrovarsi un assist inaspettato e un’occasione per lasciarsi alle spalle il calo di consensi delle Europee e rilanciarsi nella corsa per Palazzo d’Orleans.
Ma anche qui c’è da vedere se a Palermo la maggioranza di governo vorrà sbloccare una contesa che rischierebbe di tramutarsi in una chance per l’avversario principale del centrodestra. E c’è da vedere quale sarà la posizione sulle Provinciali da parte degli altri partiti di opposizione, che ad oggi hanno tra le mani un insperato o ritrovato (a seconda dei punti di vista) ruolo centrale nelle valutazioni politiche da fare e quindi in termini di potere di contrattazione con lo stesso De Luca.