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Il punto

Amap rimane senza amministratore, Lagalla: “Piano di razionamento procederà da programma”

lunedì 7 Ottobre 2024
Roberto Lagalla

L’acqua è vita. Una vecchia massima popolare. Un modo di dire che i siciliani hanno ben fisso nella mente, soprattutto in un periodo come questo di severa siccità. Non fanno eccezione i cittadini delle periferie di Palermo. Da oggi, decine di migliaia di cittadini saranno costretti a sopportare l’avvio del piano di razionamento idrico. L’arsura degli invasi non spacca soltanto i terreni agricoli rimasti a secco, ma taglia sostanzialmente in due il capoluogo siciliano. Da un lato il centro e le borgate marinare, zone rimaste sostanzialmente indenni dalla chiusura dei rubinetti. Dall’altro le periferie a monte, le quali dovranno rinunciare ai rifornimenti idrici per un giorno a settimana.

Amap rimasta senza una testa

A vigilare sulla situazione sarà il Collegio Sindacale di Amap. La società Partecipata del Comune è rimasta di recente senza un amministratore dopo il mancato il rinnovo dell’incarico all’uscente Alessandro Di Martino. Un’eventualità ben nota da mesi ma sulla quale il centrodestra non è riuscito a tappare una falla dalla quale sono rapidamente iniziate a sgorgare le polemiche, sull’onda di quanto successo sul futuro del Teatro Massimo prima e sui poteri commissariali concessi al governatore Renato Schifani sull’emergenza rifiuti dopo. Insomma, a differenza degli invasi siciliani, le agende politiche non sono rimaste a secco. Anzi, si sono immediatamente riempite. Soprattutto quelle dei pontieri che saranno chiamati a stringere i bulloni di una maggioranza che, a Palermo, sembra avere più di qualche perdita.

A prendere una decisione sul futuro dovrà essere il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, il quale dovrà proporre al CdA un nome condiviso con la sua maggioranza. Intervenuto questa mattina a Palazzo Palagonia, il primo cittadino ha glissato le polemiche, cercando di fare il punto della situazione. “E’ chiaro c’è una continuità amministrativa, assicurata dal Collegio dei Revisori, e tecnica, affidata agli uffici e al direttore generale. Non c’è nessuna correlazione fra il piano di razionamento e la vacatio di Amap. Monitoreremo questa fase sperimentale di alternanza, giorno per giorno, della fornitura dell’acqua. I cittadini sono stati avvertiti da Amap. E’ una decisione della cabina di regia. Vedremo se sarà sostenibile o meno per la città. Da parte nostra, Amap e Comune stanno continuando a lavorare, come concordato in cabina di regia, sia per trovare nuovi pozzi che per la bonifica delle acque del fiume Oreto“.

Il futuro: nomina a Fratelli d’Italia

La nomina verrà e propria dovrebbe spettare a Fratelli d’Italia. I meloniani ragionano già da mesi sul futuro nome da proporre al primo cittadino. Il favorito resta al momento Antonio Tomaselli, già due volte amministratore unico di Palermo Energia. Ma nel partito qualcuno vorrebbe proporre profili alternativi. Una matassa che non si è ancora evidentemente districata. Della prossima governance di Amap si parla già da mesi. E qualcuno aveva fatto notare che il contratto dell’ex ad Di Martino era in scadenza. Quel qualcuno era il presidente della Regione Renato Schifani. Il governatore aveva fatto nei mesi scorsi una dichiarazione pubblica a proposito della bozza di piano di razionamento (circolata in estate ma poi ritirata per proporne successivamente una versione più aggiornata alla cabina di regia regionale), sostenendo che era ora di dare un cambio di passo ad Amap. Evidentemente, il momento non è ancora arrivato. E non solo per Amap.

Inizia il valzer di poltrone nelle società Partecipate

Quella della società Partecipata che si occupa del servizio idrico non è la sola aperta al Comune di Palermo. La lista, anzi, è lunga e ne fanno parte la futura governance della fondazione Teatro Massimo, di GH (controllata di Gesap che gestisce l’aeroporto), della poltrona di amministratore unico della stessa Gesap e di quella di amministratore unico a Palermo Energia. Chiaramente, nominare un nuovo amministratore ad Amap non farà spuntare magicamente l’acqua dai pozzi. Gli invasi sono a secco. E qualche struttura, come ad esempio la diga Rosamarina, deve far fronte ad alcuni lavori di manutenzione straordinaria che già stanno creando qualche problema in Provincia. Insomma, non proprio un quadro esaltante nel quale la politica si dovrà muovere per trovare una soluzione. Più che tappare la falla, bisogna crearne una dalla quale sgorghi buona acqua sorgiva che abbeveri non solo la sete di poltrone ma anche di acqua da parte dei siciliani.

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