“Con la nuova legge di bilancio il governo nazionale amplierà le distanze già esistenti tra le regioni, soprattutto in ambito di salute pubblica. Il servizio sanitario nazionale è in difficoltà ma, in controtendenza con i soliti proclami cui ci ha abituati, il governo Meloni ha deciso di stanziare gli spiccioli destinando solo il 6,3% del Pil nazionale alla questione sanità. Una cifra insufficiente e nettamente più bassa in confronto alla media dei paesi europei, con la media dei paesi OCSE che si attesta al 6,9% e la Germania che impiega il 10,1% del suo Pil“.
Così il vice-presidente del gruppo parlamentare Pd, Mario Giambona, si è espresso sulla nuova legge di bilancio nazionale e sugli effetti che avrà sul servizio sanitario nazionale. Giambona continua facendo riferimento al rapporto annuale Gimbe per il 2023.
“Lo scorso anno più di 4,5 milioni di pazienti hanno rinunciato alle cure mediche di cui avevano bisogno e di questi 2 milioni lo hanno fatto per cause economiche. Il governo nazionale però continua a non rendere giustizia a questo settore con sottofinanziamenti che non soddisfano il fabbisogno nazionale – ha spiegato -. Per chi ha dovuto affrontare di tasca propria alcune prestazioni sanitarie, nel 2023 l’aumento è stato del 10,3% rispetto all’anno precedente. Un salasso che oltre a colpire l’economia delle famiglie crea anche disparità sociale e territoriale, dando il via a un processo di categorizzazione tra chi può pagare e chi invece no“.
Il deputato del Pd punta quindi il dito contro il ministro della Salute, Orazio Schillaci, e all’intenzione dichiarata qualche settimana fa di arrivare a investire in sanità il 7% del Pil nazionale ma smentita dai dati riportati nella manovra. “Da questa squadra di governo abbiamo imparato a sentirne di tutti i colori. Basti solo pensare alle dichiarazioni di Meloni in campagna elettorale sulle tasse sui carburanti e, in chiave del tutto contraria, al recente annuncio sul livellamento delle accise sul gasolio. Sentire però il ministro della salute dichiarare di puntare ad investire nella salute pubblica il 7% del Pil nazionale e poi leggere che nel piano strutturale governativo la spesa dedicata al SSN decrescerà dall’attuale 6,3% al 6,2% nel 2026-2027 – ha precisato – descrive esattamente il grado di credibilità maturato dal governo Meloni“.
Giambona conclude con un’analisi critica attuale e futura della sanità pubblica. “Quello che non viene detto apertamente è che esiste già una frattura strutturale tra Nord e Sud. Ad esempio, nella nostra regione non si tiene conto di quelli che saranno gli effetti devastanti previsti dall’entrata in vigore dell’autonomia differenziata che si abbatterà sulla medicina di territorio, con in prima linea i medici di medicina generale, e sui servizi ospedalieri. Altra nota dolente riguarda il PNRR, che da grande opportunità rischia di trasformarsi, a causa dei ritardi e della mala gestione politico-amministrativa, nell’ennesima occasione mancata per il Paese e soprattutto per il meridione – ha concluso -. Purtroppo, a queste condizioni il Sud, e quindi anche la Sicilia, rischia un disastro sociale ed economico innescato dall’indebolimento e dalla mortificazione del servizio sanitario nazionale“.