“In questo momento siamo in attesa che le piogge autunnali diano una sterzata a questa situazione drammatica“, queste sono state le parole di Luisi Pasotti, dirigente del Sias (Servizio informativo agrometeorologico siciliano), che nella giornata del 30 ottobre è intervenuto al convegno “Interventi per la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico in agricoltura: dalle risorse genetiche all’innovazione tecnologica“.
Non è più un mistero che la nostra Isola, uno dei più importanti centri di agricoltura e turismo, ha sofferto di precipitazioni eccezionalmente scarse e temperature molto elevate negli ultimi 12 mesi, culminando poi in condizioni di estrema siccità da maggio 2024 in poi.
E’ stato un anno molto critico sul fronte della siccità, risultando il meno piovoso dal 1921. Dagli invasi a secco all’acqua razionata, la Sicilia rimane ancora a rischio siccità.
L’aumento delle temperature è già molto marcato, sia a livello globale che locale, e da 12 mesi consecutivi la Sicilia sperimenta temperature molto superiori alle medie, “in questo momento quello che è chiaro è che più ancora delle scarsità delle piogge la cosa che preoccupa è l’aumento delle temperature, costantemente sopra la media che hanno portato livelli anomali di evaporazione e evapotraspirazione e che hanno comportato di conseguenza ad un consumo idrico per le colture e un’entrata in condizioni di stress più precoce rispetto a quello che avveniva in passato a parità di precipitazioni” (CLICCA QUI).
Di conseguenza la possibilità di accumulare le riserve idriche negli invasi è ostacolata dal fatto che la quantità di pioggia caduta che poi da luogo a dei flussi del reticolo idrografico si è progressivamente ridotto. “Questo periodo è molto più critico per il settore idropotabile che per il settore agricolo. Tutto sommato le piogge di ottobre hanno portato per fortuna un po’ di sollievo e speriamo che anche i mesi futuri siano così“.
Quali potrebbero essere le soluzioni? Pratiche irrigue localizzate, irrigazione a goccia o la subirrigazione che sarebbe la più promettente, che minimizza le perdite per evaporazione.
“Una transizione verso tecniche irrigue più efficienti è oggi più urgente che in passato. Siamo in attesa di capire se la situazione odierna sia l’eccezione o se si tratta della nuova normalità”. La realtà è che “non basta più semplicemente ripristinare l’efficienza delle strutture che avevamo, bisogna investire nella conservazione e nell’accumulo delle risorse idriche e una rinuncia a una parte delle superfici”.