Oltre a questi dati, preoccupano anche l’assenza di fondi per il rinnovo contrattuale per il triennio 2025-2027 nella bozza della Legge di Bilancio 2025. Fondi previsti solo per il periodo 2028-2030, e il mancato rilascio dell’atto di indirizzo necessario per avviare le trattative del contratto 2022-2024. La scadenza è prevista tra meno di due mesi.
L’indagine rivela anche che solo nel 37% dei casi è stato aggiornato il regolamento per l’assegnazione degli incarichi, nel 33% quello sulle prestazioni aggiuntive, nel 18% quello per l’uso delle risorse economiche, e nel 14% il piano per le emergenze. Ancora più grave, il regolamento obbligatorio sull’orario di lavoro è stato aggiornato solo nel 23% delle aziende, con l’iter di budgeting concluso in appena 39 aziende.
In Sicilia
“È un dato allarmante, ma si impallidisce di fronte alla situazione siciliana, dove solo il Cannizzaro ha firmato il contratto, mentre tutte le altre sono ferme ai blocchi di partenza. Se a livello nazionale la percentuale si attesta intorno al 60%, in Sicilia la percentuale reale è vicina al 10%”. A dichiararlo è il segretario regionale della Cimo Sicilia Giuseppe Bonsignore.
“Questo comporta la mancata erogazione di alcune indennità e soprattutto in molte aziende non vengono assegnati gli incarichi dirigenziali e corrisposta mensilmente la cosiddetta variabile aziendale, voce stipendiare pensionabile che rappresenta un obbligo da parte delle aziende sanitarie. È un obbligo violato ormai da 32 anni, da quando il decreto legislativo 502 del 1992 lo ha introdotto”, precisa.
“C’è poi un altro problema grave – continua Bonsignore – legato al mancato trasferimento di risorse economiche nazionali. Fondi statali che la Regione, e in particolare l’Assessorato regionale della Salute, trattiene da anni senza distribuirli alle aziende sanitarie. Queste risorse, previste dalla Legge 205 del 2017, erano destinate a compensare le perdite salariali subite dai medici nell’ultimo decennio e a incrementare i fondi contrattuali. Oggi, però, non si sa dove siano finiti e né se saranno mai erogati”.
“Tutti questi sono fattori che accentuano il malcontento dei professionisti e che risultano tra le motivazioni per cui i medici scelgono di andar fuori dal nostro Paese e di non specializzarsi nelle discipline più a rischio. Anche in considerazione dell’assenza di un piano straordinario di assunzioni, della depenalizzazione dell’atto medico e di risorse sufficienti per migliorare l’offerta sanitaria – conclude –. Chiediamo quindi al Presidente Schifani, all’Assessore della Salute Giovanna Volo e ai vertici di tutte le Aziende Sanitarie della Sicilia di attivarsi immediatamente”.