La sensibilità verso i temi dell’emancipazione e della promozione delle donne non ha registrato in Sicilia grandi passioni, la questione femminile a lungo è rimasta ai margini dell’agenda politica regionale. Eppure, proprio in Sicilia, ci sono state donne che, con il loro impegno e la loro testimonianza, hanno impresso un’accelerazione alla conquista di quei diritti che sancisce la Costituzione repubblicana.
Non dimentichiamo, fra queste, Francesca Serio e la sua coraggiosa e temeraria denuncia contro i criminali che avevano ucciso il figlio Salvatore Carnevale. Un evidente segno di contraddizione rispetto ad una cultura che aveva sempre registrato il doloroso silenzio di madri e mogli i cui mariti o figli erano caduti sotto i colpi della lupara mafiosa.
E perché non ricordare Franca Viola, la coraggiosa alcamese che, per la prima volta, rifiutava il tradizionale matrimonio riparatore. Un episodio che suscitò sconcerto nell’opinione pubblica tradizionalista siciliana e altrettanto clamore a livello nazionale ma che ebbe un effetto benefico in quanto convinse il legislatore ad adottare profili normativi in linea con il dettato costituzionale. Ma anche donne impegnate in politica, tante donne che hanno portato il loro contributo e le loro sensibilità nelle aule parlamentari, nei consigli provinciali e comunali. Ne scelgo una fra le tante. La scelta è dettata dal fatto che la Sicilia vanta il primato della prima donna con responsabilità di governo.
Si tratta di Paola Tocco Verducci che è stata assessore regionale al lavoro e alla previdenza sociale nel primo governo regionale, quello guidato da Giuseppe Alessi. La Tocco Verducci era una messinese, di vasta cultura, che si era formata all’ombra dell’esperienza sturziana affascinata dal cattolicesimo sociale.
Una donna che anche durante il ventennio aveva mantenuto la sua autonomia e non si era fatta schiacciare dal conformismo fascista. Il suo impegno politico nacque nei cenacoli dell’Azione cattolica, luoghi non solo di aggregazione religiosa ma anche di impegno sociale. Luoghi ostici al fascismo che operava, anche se non sempre in modo plateale, per soffocarne le iniziative. La caduta del fascismo e l’organizzazione del partito cattolico che attingeva molti dei propri quadri dalla stessa Azione cattolica, proiettava quasi naturalmente la Tocco Verducci nell’agone politico. Nel 1947, candidata all’Assemblea regionale, veniva eletta con rilevante consenso. In Assemblea iniziava il suo cursus politico che la portava, appunto al governo.
Chi l’ha conosciuta ne ricorda la puntigliosità con la quale affrontava i problemi che via via si presentavano e la cura con cui ricercava soluzioni che potessero risultare utili a garantire la dignità del lavoratore. Compito difficile in quanto, in mancanza di norme di attuazione, la competenza sulle materie della sua delega continuava ad intestarsi allo Stato. Questo impegno veniva premiato con la rielezione nel 1951 e la designazione, governo Restivo, ad assessore per trasporti e le comunicazioni. Un assessorato anche questo difficile in quanto doveva confrontarsi, fra l’altro, con un sistema di viabilità pressocché primitivo. Anche in questo ramo d’amministrazione fece valere le sue qualità dimostrando che essere donna non costituiva una deminutio.
L’esperienza parlamentare di Paola Tocco Verduci terminava nel 1955 quando, nonostante avesse raccolto quasi 19.000 voti non riusciva a tornare a Sala d’Ercole. Naturalmente la sua attività politica non finiva con il suo impegno parlamentare ma, invece proseguiva con una presenza attiva nell’associazionismo cattolico e soprattutto nel fascinoso spazio della solidarietà sociale. Un particolare, Paola Tocco Verducci ebbe una vita non solo intensa ma anche lunghissima, morì infatti nel 1996 alla veneranda età di 96 anni.