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‘La caduta, eventi e protagonisti in Sicilia: 1972-1994’: l’analisi di Calogero Pumilia

mercoledì 25 Novembre 2020

“In un recente libro, edito da Sellerio, Marco Follini evidenziava come lo stile che contraddistingueva i democristiani fosse sobrio, un navigare sottotraccia anche a scapito dello svilimento, nell’immagine pubblica, delle indubbie qualità che li contraddistinguevano. Questo stile dava spazio a chi non amava la Dc di potere affermare con sufficienza e arroganza, è il caso di Giorgio Bocca, che si trattava di, “gente di scarse letture” quindi poco sensibile ai valori culturali.

Un evidente falso storico che, a fronte di un’assenza di indignate risposte, ha accreditato narrazioni poco oneste della storia della Dc lasciando senza difese, al pubblico ludibrio, alcuni dei suoi uomini più rappresentativi che di raffinata cultura sicuramente non mancavano. Mancanza di cultura e occupazione del potere erano le accuse più frequenti che si lanciavano contro la “balena bianca”. Certo, la Dc per decenni ha incarnato il potere nel nostro Paese, e chi ha il potere sovente incorre nel grave peccato del volerne approfittare. Errori, anche gravi, e allontanamento dai principi nobili che ne avevano giustificato la guida del Paese per tanti anni, ci pur sono stati, ma questi stessi, da considerare, perverse devianze, non possono certo fare dimenticare i lati positivi, a cominciare dal contributo che la Dc ha dato al consolidamento delle istituzioni democratiche nel nostro Paese.

A quasi quarant’anni, da quel congresso che ne sancì la fine, tempo sufficiente per rendere sereno il giudizio, credo che oggi sia opportuno uno sforzo che ci aiuti a capire, al di là dei luoghi comuni e delle polemiche di parte, cosa sia stata realmente la Dc e chi erano quegli uomini, dipinti come grigi chierici del potere, che ne hanno incarnato l’azione. Calogero Pumilia, per oltre vent’anni deputato democristiano, nel suo “La Caduta. Eventi e protagonisti in Sicilia 1972-1994“, in libreria in questi giorni, ci offre un contributo in questo senso regalandoci una lettura dal di dentro che consente di farci scoprire come molte leggende metropolitane, spacciate per verità storica, debbano essere riviste. I ventidue anni, presi in considerazione da Pumilia, sono particolarmente interessanti perché colgono il declino e poi l’epilogo tragico della cosiddetta, e oggi spesso rimpianta, “prima Repubblica”.

Si tratta di un tempo segnato dall’apoteosi del potere e dalla sua lenta ma progressiva rovinosa caduta, sovente con l’esposizione di coloro che l’avevano incarnato alla gogna pubblica. Sono gli anni in cui emerge un sempre più evidente disagio sociale, effetto delle grandi trasformazioni socio-economiche che attraversavano il Paese, e una voglia, spesso confusa, di cambiamento, trattata da chi doveva rifletterci sopra con estrema e colpevole sufficienza. E sono anche gli anni in cui prende forma lo strapotere degli organi di informazioni, che hanno la pretesa di dettare l’agenda politica, e dell’irrompere nello spazio pubblico di una magistratura che, approfittando delle degenerazioni del sistema, straripa oltre i limiti fissati dalla Costituzione e si arroga la pretesa di riscrivere la storia d’Italia. Pumilia, in questo libro, ci offre una interpretazione di quel tempo da testimone diretto e, tuttavia, non cade nella trappola della difesa acritica di quella storia, anzi ne evidenzia i limiti e il degrado, ma non può fare a meno di richiamarne anche le luci volutamente oscurate proprio dalle false narrazioni citate.

In Sicilia in particolare la Dc non fu sorda al rinnovamento ma fece sforzi non indifferenti per trovare una via d’uscita e per procedere sulla via del rinnovamento. Non è un caso che su questa strada si incontri un personaggio come Mattarella, vittima egli stesso del sempre più arrogante potere mafioso. Ma Mattarella, lo conferma in alcune splendide pagine dedicate a Rosario Nicoletti, non è il solo intraprendere la strada difficile e pericolosa del rinnovamento e della moralizzazione. Vi sono stati infatti tanti personaggi, alcuni dimenticati altri posti alla gogna e giudicati secondo teoremi preconcetti. Figure come lo stesso Mario D’Acquisto, come appunto Rosario Nicoletti, come Calogero Mannino e via di seguito.

Pumilia, con grande coraggio affronta anche temi spinosi come il rapporto fra poteri criminali mafiosi e segmenti del partito. Non ha infatti riserve a parlare anche di uomini dipinti come il volto del male, insinuando dubbi sulla correttezza di quelle definizioni non è operazione facile. Eppure Pumilia affronta anche queste vicende, parla senza peli sulla lingua di Andreotti e di quel processo che lascia molto perplessi su come sia stata condotta l’accusa, evidenziando la fragilità dell’impianto accusatorio e il pregiudizio di fondo – la tentazione di fare un processo alla DC – che lo ha animato. Per tutti questi motivi non si può che condividere quanti scrive nella prefazione il professore Giovanni Fiandaca il quale considera il libro non solo un racconto oggettivo dei fatti accaduti ma anche un “esercizio di intelligenza critica” non comune in chi ha vissuto quegli stessi fatti e troppo spesso è portato a restaurarli ad usum delphini. “

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