In un sistema democratico, la distinzione tra politica e amministrazione è fondamentale per garantire il buon funzionamento delle Istituzioni. La politica ha il compito di delineare le strategie, mentre l’amministrazione deve attuarle nel rispetto delle normative.
Tuttavia, secondo Virgilio, l’ingerenza politica mina spesso la neutralità amministrativa, alimentando conflitti di interesse. L’intervento diretto della politica sugli assetti organizzativi degli uffici pubblici – attraverso nomine e decisioni dettate da logiche di partito – crea un circolo vizioso che compromette la professionalità, genera sfiducia tra i cittadini, erode la credibilità del sistema e viola i principi fondamentali della convivenza civile. Riconoscere e affrontare l’influenza politica negli uffici amministrativi richiede un cambiamento culturale e strutturale. La legalità deve essere il pilastro di ogni azione amministrativa e la valorizzazione delle competenze e delle risorse umane è la chiave per un sistema pubblico equo e resiliente. Solo attraverso un impegno collettivo verso la meritocrazia, la trasparenza e una rinnovata attenzione alla pedagogia dell’uomo sarà possibile costruire istituzioni che rispettino e promuovano i valori democratici. La sfida è grande, ma le basi per un cambiamento duraturo risiedono in una scuola che forma cittadini e amministratori consapevoli, capaci di affrontare con integrità le complessità della società moderna.
In un’epoca di sfide globali e trasformazioni sociali, la scuola e le risorse umane emergono come pilastri fondamentali per il futuro dell’amministrazione pubblica. L’apprendimento non può più essere concepito come un processo isolato, ma deve evolversi in un’interazione continua tra individuo e ambiente, creando le condizioni per una crescita sostenibile del territorio. Daniela Virgilio sottolinea, inoltre, come i processi formativi possano valorizzare la coesione sociale e la capacità di agire degli individui, trasformando le scuole e le istituzioni educative in motori di cambiamento capaci di generare una generatività sociale condivisa, fondata sul dialogo e sulla convivialità delle differenze.
La pedagogista evidenzia il ruolo cruciale delle competenze trasversali per costruire un’amministrazione pubblica moderna e resiliente. Queste competenze, unite a un approccio ecosistemico, rafforzano la partecipazione attiva e la progettazione condivisa, integrando valori come libertà ed eguaglianza in ogni relazione sociale e istituzionale. Formare risorse umane con una visione olistica e partecipativa è la chiave per una nuova generazione di amministratori pubblici, capaci di affrontare con trasparenza ed etica le sfide del futuro.
Le recenti evoluzioni della legislazione italiana in tema di Terzo Settore rafforzano questa visione, introducendo strumenti di co-programmazione e co-progettazione tra volontariato, scuole e Pubblica Amministrazione. Questi strumenti, ispirati ai principi di sussidiarietà, cooperazione, accessibilità, inclusione e trasparenza, richiedono spazi e metodi che promuovano ecosistemi partecipativi e coesivi, capaci di generare impatti virtuosi e sostenibili a livello sociale ed economico.
Riprendendo gli studi di Morin la dottoressa Virgilio richiama il concetto di ecosistema pedagogico come rete interconnessa di apprendimento, un luogo di co-appartenenza e co-evoluzione. Questo sistema colloca il soggetto in un tutto interdipendente dove la mente emerge dalla complessità delle relazioni. L’ecosistema formativo diventa così un contesto capacitante, dove il rapporto tra processi formativi e territorio assume una centralità strategica.
Secondo la pedagogista l’intersezione tra apprendimento e territorio non è solo uno spazio di interazioni, ma un luogo intriso di valori supremi come libertà, eguaglianza e legalità. È qui che la formazione, intesa come consulenza pedagogica, facilita le relazioni tra i diversi attori sociali, promuovendo un metodo di lavoro condiviso e partecipativo. Questo approccio è essenziale per trasformare le reti di relazioni esperienziali in processi sistemici di cambiamento, che valorizzino le risorse umane e costruiscano coesione sociale.
Il futuro degli amministratori pubblici risiede in un ecosistema formativo che coniughi apprendimento, coesione sociale e sostenibilità territoriale. Solo attraverso un impegno congiunto tra scuola, territorio e Pubblica Amministrazione sarà possibile generare un cambiamento strutturale che garantisca dignità, autonomia e trasparenza alle istituzioni. Questo nuovo paradigma, radicato nella convivialità delle differenze e nella generatività sociale, rappresenta la via per una governance realmente inclusiva e trasformativa.