“Liberi e forti”, l’attualità di Don Luigi Sturzo, è il titolo del convengo organizzato dall’Istituto di Sociologia e dalla Fondazione “Luigi Sturzo” che si terrà domani presso il cine-teatro “Politeama” di Caltagirone.
L’evento, che sarà preceduto dalla celebrazione della Santa Messa celebrata da Monsignor Michele Pennisi – Arcivescovo emerito di Monreale – nella Chiesa del Santissimo Salvatore che ospita il mausoleo del fondatore del Partito Popolare Italiano, verrà moderato dallo storico del diritto e professore ordinario dell’Università di Messina Giacomo Pace Gravina, al quale interverranno il sindaco della città Fabio Roccuzzo, il presidente dell’Istituto di Sociologia “Luigi Sturzo” Giacomo De Caro, il presidente della Fondazione “Luigi Sturzo” Monsignor Michele Pennisi e il consigliere ecclesiastico della Farnesina Monsignor Marco Malizia. Le conclusioni saranno affidate al Vicepremier e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani.
Il Ministro Tajani, a fine mattinata, presenzierà all’inaugurazione dell’ologramma di Don Luigi Sturzo presso l’ex carcere borbonico, oggi sede del MuCiP – Museo Civico Pinacoteca, realizzato su iniziativa dell’amministrazione comunale e pensato per rendere più accessibile alle nuove generazioni la figura del sacerdote e politico calatino, e offrire un’attrazione culturale ed educativa per il territorio.
“Luigi Sturzo – spiega il sindaco Fabio Roccuzzo – è indubbiamente il figlio più importante di Caltagirone. Uno Statista i cui scritti e il cui pensiero ancora oggi sono di straordinaria attualità e riferimento non soltanto per i cattolici democratici ma per un pezzo importante della politica italiana. Sturzo tra le altre cose era un fautore dell’Unità Europea e concorse a rendere possibile l’avvio del processo di costruzione di quella che noi oggi conosciamo come Unione Europea. Fu Prosindaco di Caltagirone e ancora adesso, molte delle decisioni che assunse allora sul piano urbanistico per esempio, sono di straordinaria valenza e importanza“.
Sull’attualità del suo pensiero, aggiunge: “Sturzo fu innanzitutto un sacerdote coerente e rigoroso. Coerente e coraggioso al punto che per sottrarsi alla sottomissione al fascismo Mussoliniano, non esitò ad affrontare l’esilio a Londra e negli Stati Uniti. Abbiamo tutti il dovere di ricordarlo senza strumentalizzazioni e primogeniture, senza mai dimenticare quanto importante sia stato per i cattolici il suo appello “Ai Liberi e ai Forti”, il suo deciso Antifascismo il suo europeismo deciso e la sua idea di prossimità e municipalismo“.
“Considero importante – sottolinea – l’evento organizzato dalla Fondazione Luigi Sturzo e dall’Istituto di Sociologia e sono contento della presenza nella città che sono chiamato a governare del Vice Premier On.le Tajani. Organizzare qui, a Caltagirone, nella città che gli ha dato i natali e nella quale ha operato, il ricordo di una straordinaria figura umana e politica qual’è stata Luigi Sturzo è una importante occasione di confronto e di dibattito. Il fatto che l’Onorevole Tajani sia anche Ministro degli Esteri credo imponga una riflessione su quanto Sturzo orgogliosamente sosteneva, circa la necessità di rifiutare ogni forma di guerra, ogni forma di sovranismo, ribandendo altresì la necessità della centralità del Mediterraneo e il ruolo di primo piano che l’Italia è chiamata a svolgere. Se fosse vivo – conclude – non credo proverebbe alcuna simpatia per Orban e per tutti coloro che minano l’Unione Europea, Istituzione che anche in ricordo di Sturzo, dobbiamo proteggere e sostenere tutti, con forza e convinzione, rifiutando ogni forma di nazionalismo“.
“Come Presidente della Fondazione Luigi Sturzo di Caltagirone – dichiara Monsignor Michele Pennisi – che si propone come missione la diffusione del pensiero sturziano, sono lieto di partecipare al 106° anniversario dell’Appello ‘A tutti gli uomini liberi e forti’, con il quale il 18 gennaio 1919 don Luigi Sturzo con altri esponenti del mondo cattolico fondò il Partito Popolare Italiano. La nascita del nuovo partito fu salutata da Antonio Gramsci come ‘il fatto storico più grande dopo il Risorgimento’ e poi da Federico Chabod come ‘l’avvenimento più notevole della storia italiana del XX secolo’. Un ruolo fondamentale nella maturazione del partito ipotizzato da Sturzo ebbe la sua esperienza amministrativa e il suo costante riferimento ai problemi sociali del Meridione. Il suo impegno sociale nella società civile a fianco degli operai, dei contadini, degli artigiani, degli studenti, del ceto medio lo portò a riconoscere a partire dal valore della libertà, il carattere autonomo, sul piano culturale e politico di una diffusa rete di organizzazioni cattoliche (cooperative, casse rurali, circoli, associazioni professionali) sia rispetto ad altre organizzazioni operanti in campo politico sia rispetto all’organizzazione ecclesiastica in quanto tale“.
“Sturzo – sottolinea – voleva un partito “laico” di chiara ispirazione cristiana, indipendente e dalla gerarchia ecclesiastica senza alcuna connotazione confessionale. Nel fondare il suo partito don Sturzo disse: ‘È superfluo dire perché non ci siamo chiamati ‘partito cattolico’: i due termini sono antitetici; il cattolicesimo è religione, è universalità; il partito è politica, è divisione. Fin dall’inizio abbiamo escluso che la nostra insegna politica fosse la religione, e abbiamo voluto chiaramente metterci sul terreno specifico di un partito, che ha per oggetto diretto la vita pubblica della nazione. Il Partito Popolare Italiano si caratterizzava per una chiara e articolata piattaforma programmatica che comprendeva la promozione della famiglia, il primato dell’educazione e la libertà d’insegnamento; una legislazione sociale e difesa del diritto del lavoro; la promozione delle autonomie locali; il meridionalismo, la rappresentanza proporzionale, il voto femminile; l’impegno per la pace‘.
Riguardo la politica internazionale “Don Luigi Sturzo a partire dalle atrocità avvenute nelle due guerre mondiali si convince che la guerra deve essere sostituita dal dialogo fra le nazioni e dalla creazione di una comunità internazionale. Egli ritiene che il diritto di guerra possa essere superato come sono stati superati istituti giuridici come la schiavitù, la poligamia, il duello, la pena di morte. Nell’aprile del 1938 sul giornale inglese Tablet scriverà:’Io non sono mai stato e non sono un pacifista nel senso corrente. Io sono per l’eliminazione della guerra dai mezzi legittimi di tutela del diritto, perché vi sono altri mezzi di tutela del diritto, come la comunità delle nazioni, l’arbitrato e il disarmo.‘
“Sono passati molti decenni da quando Sturzo enunciava la sua teoria sulla necessità di una comunità internazionale eppure, come dimostrano i fatti sullo scenario mondiale di questi ultimi tempi, esse rimangono ancora estremamente attuali in questo momento drammatico di fronte alla ‘guerra mondiale a pezzi’, evocata da papa Francesco. Il tanto – conclude – sperato ripudio dell’istituto della guerra da parte dell’umanità e il disarmo universale sembrano ancora lontani, e l’insegnamento del sacerdote di Caltagirone, fondato su un maggiore senso della morale nelle decisioni politiche, un maggiore coraggio nelle scelte dei governi e una maggiore volontà di costruire un sistema nuovo di convivenza dei popoli, non manca di affascinare“.