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L'intervista

Tantillo: “Voto ex Province aiuterà i Comuni. Scontri con Amenta? Nell’Anci coesistono sensibilità politiche diverse”

lunedì 5 Maggio 2025
Giulio Tantillo

Presidente del Consiglio comunale di Palermo, ma anche vicepresidente del Consiglio regionale dell’Anci e coordinatore della Conferenza Nazionale dei Consigli comunali dell’Anci. Intervistato da ilSicilia.it, Giulio Tantillo ha affrontato diversi temi legati alle difficoltà e alle fragilità degli Enti locali siciliani, parlando anche del suo ruolo all’interno dell’Anci e degli scontri avuti con il presidente dell’Anci Sicilia Paolo Amenta.

Presidente Tantillo, la settimana appena trascorsa ha lasciato un segno indelebile per la politica Sicilia, con il voto di secondo livello per eleggere i componenti del Consiglio metropolitano. Da vicepresidente del Consiglio regionale dell’Anci ha avuto modo di comprendere le criticità che affliggono i Comuni. Quali sono e come cambia adesso la situazione?

 

Le criticità principali dei Comuni sono legate alla sostenibilità finanziaria e alla carenza di personale.
Le entrate tributarie insufficienti, unite ai vincoli di spesa sempre più stringenti, limitano gli investimenti in servizi essenziali. Il blocco del turnover ha lasciato amministrazioni sottodimensionate, costrette a gestire competenze complesse con organici inadeguati. A ciò si aggiunge che negli ultimi anni, soprattutto per i Comuni più piccoli per i quali l’esistenza di un’amministrazione di area vasta era essenziale, l’eliminazione delle provincie ha di fatto sovraccaricato i municipi senza però garantire adeguate risorse umane ed economiche. I sindaci e i Consigli comunali, che restano la prima interfaccia dello Stato di fronte ai cittadini, si sono trovati a dover gestire problematiche ampie, senza avere però gli strumenti adeguati.

Il voto per i Consigli metropolitani e per il presidenti dei Liberi Consorzi, certamente contribuirà a migliorare la situazione: la loro ricostituzione permette di ricostruire progressivamente le funzioni e le capacità delle ex provincie e questo, soprattutto per alcuni servizi ai cittadini come la gestione di rifiuti, la mobilità e alcuni servizi per le categorie più fragili, renderà possibile ottimizzare le risorse in un’ottica di scala, alleggerendo i Comuni. L’Anci non potrà che favorire l’indispensabile dialogo tra sindaci e nuovi presidenti per creare sinergie concrete, senza dimenticare ovviamente la sinergia e la collaborazione con il Governo regionale e con quello nazionale. L’obiettivo è trasformare questa complessa architettura istituzionale in azioni, anteponendo l’efficienza alle logiche di parte“.

Tra le difficoltà maggiori riscontate dai Comuni siciliani vi sono certamente quelle legate all’approvazione dei bilanci di previsione. Secondo gli ultimi dati del Centro Studi Enti Locali in Sicilia solo il 32% dei Comuni è riuscito a rispettare i termini. Quali sono secondo lei le cause?

 

Come ho detto, quello della situazione finanziaria è appunto il primo problema dei Comuni siciliani. Il dato che lei ha citato parla da solo e dimostra come questo problema sia del tutto trasversale e talmente diffuso da non poter essere addebitato, al netto ovviamente delle specifiche situazioni locali, a presunte incapacità degli amministratori o dei Consigli comunali. È evidente che c’è un problema strutturale, che deriva come dicevo da un sistema di regole che a livello nazionale appare troppo ingessato, bloccando spesso risorse o rendendo difficile la programmazione.

In Sicilia abbiamo poi un problema atavico, divenuto in qualche modo strutturale, che è quello della difficoltà di esazione delle imposte o della riscossione dei tributi o delle sanzioni. È un fenomeno che presenta in Sicilia punte di evasione clamorose, oltre il 60%, e che inevitabilmente ricade interamente sulle finanze comunali innescando un circolo vizioso: il mancato pagamento determina la difficoltà a garantire servizi e i servizi inefficienti incentivano l’evasione.
Da un lato il passaggio delle competenze all’Agenzia delle Entrate – Riscossione renderà possibile aumentare il tasso di riscossione, ma è evidente che vi è anche un fenomeno che è lo specchio della crisi economica che colpisce famiglie e imprese. Occorre ripensare il sistema, anche modificando le norme nazionali dando ai Comuni una maggiore flessibilità nella gestione delle risorse e nella predisposizione dei bilanci“.

Ricoprendo anche il ruolo di coordinatore della Conferenza Nazionale dei Consigli comunali dell’Anci ha certamente una visione più ampia di quelle che sono le differenze e le similitudini tra le realtà siciliane e del resto d’Italia. Sulla base di ciò, quali soluzioni potrebbero adottare i Comuni siciliani per risollevare le proprie sorti?

 

Quella siciliana è certamente una situazione particolare, con una sofferenza in capo ai Comuni che si riscontra in molte regioni del Sud. Come detto, vi è certamente alla base anche una situazione complessiva di criticità economica.
Vi è tuttavia un netto miglioramento, come dimostrano i recenti dati sull’occupazione giovanile e femminile, con la Sicilia che mostra un aumento dell’occupazione più alto rispetto alla media nazionale, e il rapporto di UnionCamere sulla nascita di nuova imprenditoria nelle diverse regioni, con la Sicilia seconda solo al Lazio per numero di nuove imprese registrate nell’ultimo anno. In questo quadro è evidente che la risposta non può essere affidata alle singole amministrazioni né ai Comuni siciliani. Serve un approccio istituzionale che veda insieme un impegno del Governo e del Parlamento nazionale. Sul fronte regionale, i dati che citavo prima confermano che vi un netto miglioramento“.

In più di un’occasione, nei mesi scorsi, ha contestato e si è dissociato da alcune dichiarazioni del presidente dell’Anci Paolo Amenta. Come prosegue oggi il dialogo?

 

L’Anci è per sua natura un’associazione all’interno della quale coesistono e devono coesistere culture e sensibilità politiche diverse. Rappresentare tutti i sindaci della Sicilia è un po’ come rappresentare tutti i consiglieri comunali di una città: bisogna saper mettere da parte, ovviamente senza rinunciarvi o negandoli, i propri convincimenti e le proprie posizioni di parte e di partito, per dare voce e rappresentanza a tutte quelle sensibilità e culture. L’Anci è la voce di tutti i sindaci e di tutti i Comuni e nel farlo deve prendere sempre e comunque posizione a favore dei sindaci e dei Comuni, in un’ottica di dialogo costruttivo con tutte le istituzioni nazionali e regionali. Questo ovviamente non esclude che a volte si possano o si debbano prendere posizioni forti, anche rispetto alle altre istituzioni, ma questo deve avvenire solo dopo un confronto aperto, un dibattito chiaro e soprattutto dopo decisioni assunte dagli organi collegiali dell’Associazione. Altrimenti, paradossalmente, si rischia proprio di danneggiare i Comuni, facendo apparire l’Anci come un soggetto di parte e quindi negandole spazi di agibilità e dialogo che sono invece indispensabili“.

Oltre a ricoprire un ruolo chiave all’interno dell’Anci, lei è uno degli esponenti di spicco di Forza Italia, stesso partito del presidente della Regione Siciliana Renato Schifani. In un certo senso, possiamo affermare che riveste anche una figura di ponte, di dialogo, tra Anci e la Regione?

 

Nel momento in cui si assumono incarichi istituzionali di garanzia, come è quello del presidente del Consiglio comunale, ovviamente non si cancella la propria storia politica e soprattutto non si cancellano i propri valori di riferimento. E non si cancellano anche i rapporti personali e la propria credibilità istituzionale.
In tanti abbiamo affermato da sempre che la storia personale ed istituzionale del presidente Schifani sia uno degli elementi “di garanzia” che hanno permesso al suo Governo regionale di raggiungere importanti risultati per la Sicilia e di instaurare un dialogo ed una collaborazione senza precedenti con il Governo nazionale. Dico questo per sottolineare che quando si amministra si deve mettere a disposizione della propria comunità ogni risorsa ed ogni competenza, anche quelle personali, legate a rapporti politici ed umani. La mia storia politica, inscindibile da quella di Forza Italia in Sicilia e nel Paese, mi lega umanamente e politicamente al presidente Schifani, questo solido rapporto è un ulteriore strumento a servizio delle nostre comunità“.

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