I Carabinieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito, nell’ambito dell’operazione Naumachia contro il clan Nizza, un’ordinanza cautelare nei confronti di altre quattro persone: due agli arresti domiciliari, un obbligo di dimora e uno di presentazione alla polizia giudiziaria. Il provvedimento è stato emesso dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. I quattro sono indagati per ricettazione e spaccio di sostanze stupefacenti.
L’indagine dei carabinieri ha già consentito eseguire, il 10 luglio scorso, una misura cautelare per 38 indagati: 37 in carcere e una ai domiciliari.
Secondo l’accusa, l’inchiesta avrebbe fatto emergere “l’esistenza di un sistema organizzato e stabile, volto alla gestione delle risorse economiche del clan, mediante l’erogazione sistematica di somme di denaro – i cosiddetti “stipendi” – alle famiglie dei sodali detenuti, con l’obiettivo di mantenere saldo il legame con l’organizzazione e prevenire eventuali collaborazioni con la giustizia”.
La Dda, in particolare, contesta a Ivana Maugeri e Francesca Mirabella, destinatarie del provvedimento di oggi, “rispettivamente mogli dei fratelli Salvatore e Daniele Nizza, di avere ricevuto somme mensili fino a 2.500 euro provenienti da attività delittuose, come forma di sostegno a dimostrazione della forza organizzativa e della coesione interna del sodalizio”.
Nei confronti di Maugeri e Mirabella, il gip ha ritenuto congruo applicare, “alla la prima, l’obbligo di dimora con rientro notturno e alla seconda l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria”. Per Giovanni Miceli, accusato di avere “partecipato a operazioni di approvvigionamento di stupefacenti destinati al mercato catanese”, il gip ha disposto gli arresti domiciliari con l’uso del braccialetto elettronico. Analoga misura è stata adottata per Orazio Vinciguerra, accusato di essersi occupato, “con modalità professionali, di rifornirsi di stupefacenti per poi rivenderli”.