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La lotta dei single nell’epoca del “vuoto pandemico”

sabato 1 Maggio 2021

Da qualche tempo, complice il mio vicino di casa che è riuscito a convincermi, ho preso la sana abitudine di usare il monopattino in quei pochi ritagli di tempo libero – sempre meno – che mi ritrovo: è una sorta di “relax imposto” da me stesso per evitare di andare oltre le mie stesse capacità psicofisiche, con effetti nefasti non tanto su di me, ma su chiunque mi capiti a tiro nel raggio di tre chilometri!

Proprio qualche tempo fa, neanche troppo tempo fa, quando la zona rossa non c’era ancora, e proprio in compagnia del vicino in questione, abbiamo fatto una lunga passeggiata, culminata – in un meraviglioso, tiepido, pomeriggio di sole – su di una panchina, al fresco, sotto dei rami che disegnavano ombre ricamate sul marciapiede.

Ad essere precisi, ci siamo seduti su due panchine adiacenti, che, in questo modo, permettevano il rispetto delle “distanze sociali”: parlavamo del più e del meno, ed osservavo i giovani seduti sulle panchine intorno. Osservavo, soprattutto, la loro beata voglia di sperimentare i sentimenti, la loro voglia di amare una ragazza, di ridere, di giocare, forse anche di pensare ad un futuro, ma senza troppa serietà – che volete fare, son sempre adolescenti! –

Nell’osservare due ragazzi seduti accanto, che scherzavano, si facevano il solletico, si rincorrevano e giocavano a nascondersi per poi scappare via, riflettevo sulla condizione dei single nell’epoca del “vuoto pandemico”, e, in particolare, la mia mente è tornata ad alcuni dati che ho letto qualche mese fa, che ci fanno capire quanto silenzio e quanta sofferenza questa pandemia stia lasciando intorno a se, e non soltanto per i fin troppo noti problemi di natura fisica che questo schifosissimo virus porta con se, ma anche per gli effetti che potrei definire “consequenziali”, che attengono alla sfera psicologica, sentimentale, personale, intima.

Sto parlando di Anuptafobia: si, sembra decisamente una brutta parola, ma è, “semplicemente” (rigorosamente tra virgolette) la paura di non sposarsi mai, di non arrivare mai al matrimonio. In senso lato, è una paura più grande: è la paura di restare soli per sempre, di non trovare un’anima a noi affine per condividere sentimenti, progetti, e per pensare alla continuità della vita, mettendo su famiglia, pensando al futuro delle generazioni che verranno.

Si, non vi nascondete: so benissimo che, tra di voi, c’è qualcuno che se la sta ridendo a crepapelle, convinto, probabilmente, che i problemi della vita siano ben altri, ma vi invito alla riflessione, e, in particolare, vi invito ad osservare questo concetto approcciandovi non al senso letterale del termine, quanto al suo “senso lato” di vuoto e solitudine imposto da questo periodo.

D’altronde, è di poche settimane fa la pubblicazione di uno studio sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, in cui i ricercatori – precisamente esperti in scienze comportamentali, economia, biologia evolutiva, medicina e neuroscienze – mettono chiaramente in guardia dalle conseguenze psicologiche e sociali della pandemia: in particolare, i guai più grossi si piangeranno proprio sulla sfera sentimentale, in cui nessuno sembra potersi salvare!

Le coppie, inevitabilmente costrette, fin da oggi, a rimandare matrimoni e nascite a periodi più sereni, scateneranno, nel giro di poco tempo, un calo delle nascite sensibile, già registrato, ad esempio, nella nostra amata Palermo, dove, rispetto allo scorso anno, il crollo delle nascite si è attestato al 25%, così come il crollo dei matrimoni, attestatosi ad oltre il 50%.

Ma saranno i single a patire le sofferenze peggiori: l’emergenza pandemica in atto, la paura, le restrizioni, hanno già innescato un sistema da cui non si può più tornare indietro: le nuove conoscenze sono scoraggiate, la paura di infettarsi con estranei, l’impossibilità nel portare avanti rapporti sociali, le restrizioni negli orari e nei luoghi, sono tutte facce della medesima medaglia, che porterà i single ad un maggiore isolamento, e a sentimenti sempre meno vivi, con una inevitabile sofferenza personale che potrebbe avere conseguenze nefaste sulla psiche di individui maggiormente sensibili, a tal punto da domandarsi se non sia il caso di prevedere una sorta di “bonus psicologo”, come è stato definito, per seguire casi di sofferenze maggiori, magari su individui non in grado di sopportare tutta quella pressione psicologica generata da questo terribile insieme di cose.

Mi tornano alla mente le parole di un amico, un famoso psicoterapeuta palermitano, che più volte mi ha ricordato come l’uomo dimentichi di poter cambiare solo ciò che è nel suo potere poter modificare concretamente, e se siamo stati abituati a credere che basti l’amore per cambiare quello che non va, è forse giunta l’ora di mettere quantomeno in discussione il nostro romantico punto di vista su una realtà che è cambiata, non si sa ancora per quanto, ma sappiamo fin troppo bene come.

E’ giunta l’ora di prendere consapevolezza del fatto che la pandemia ha reso i single ancora più soli, e non parlo di rapporti umani tout court, sia chiaro, ma parlo di sentimenti, parlo di amore, parlo di quella “mitologica metà” tanto cara a Platone.

Adesso mi rimetto in cammino con il mio monopattino, perché il sole è già andato via, dietro i palazzi: torno indietro con l’immagine, in mente, di quei giovani così felici e spensierati, e, mentre la strada, che sembra un colabrodo, mi shakera con le sue buche, tento di convincermi che, forse, dobbiamo solo “reinventare” il senso della solitudine, renderla produttiva in qualche modo, usarla come stimolo, fare “di necessità virtù”.

…E adesso scusate: ho una richiesta d’amicizia su Facebook da parte di una certa Anupta. Ma non so ancora se accettare o darmi altro tempo…

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