Il primo giorno di lavoro, piovigginava. Non si sapeva se potevamo andare in cantiere oppure no. A quel punto, una lavoratrice come me, si alzò e disse :“Oggi, o piove o non piove, dobbiamo andare a lavorare. Non siamo fatte di carta”. Pina Macaluso Galletto ricorda così il suo primo turno al rimboschimento di Petralia Sottana. Un giorno di gioia arrivato dopo anni di lotta e proteste. Da allora sono passati 44 anni e Pina, che di anni oggi ne ha quasi 85, lo ricorda ancora come uno dei momenti più belli della sua vita.
Giuseppina Macaluso nasce a Resuttano (Caltanissetta), il 16 luglio 1936. Una famiglia semplice e numerosa come tante. A 18 anni si sposa, si trasferisce a Petralia Sottana e dopo poco tempo, va a lavorare in Germania dove lavora come operaia prima, in una fabbrica di cucine e poi in una in cui si producevano tappeti. Pina è contenta di lavorare, di contribuire insieme al marito Lillo Galletto a mettere da parte qualche risparmio. Svolge le stesse mansioni dei colleghi uomini, impara qualche parola in tedesco, viene apprezzata per le sue capacità. Passano tre anni, Pina torna Petralia Sottana.
“Quando sono arrivata, non c’era lavoro per nessuno”, ricorda. Con la terra non si guadagnava. Per molti, l’unico vantaggio nel lavorare i campi, era ricevere l’assistenza sanitaria gratuita, nulla più. Ed è a quel punto che inizia la lotta delle donne di Petralia per i diritti e per il lavoro. Occupano il Comune con presidi di giorno e di notte. Con loro, c’è anche il sindaco comunista Arturo Neglia che ancora oggi ricorda con orgoglio quelle battaglie al femminile. Scioperi e proteste si susseguono per almeno tre anni perché “le donne di Petralia rischiano anche la galera per ottenere un lavoro”.
Nel 1977 arriva la prima vittoria. Come braccianti agricole eccezionali entrano nel cantiere del rimboschimento. Si dedicano alla sarchiatura e alla potatura. Sono tantissime. Svolgono un lavoro duro, in montagna, al freddo ma sono felici. E’ un lavoro “vero”, lontano dallo stereotipo di donna dedita solo alla famiglia, alla casa, al massimo all’arte del ricamo. Eppure, nonostante un contesto generale ancora piuttosto arretrato soprattutto al Sud, Petralia Sottana e le sue braccianti ribelli, dimostrano modernità e passione per i diritti.
Al rimboschimento, Pina lavorerà appena 15 giorni poi, per una pleurite, sarà costretta ad abbandonare. La stessa sorte ma per motivi diversi, toccherà da lì a breve ad altre colleghe ma molte altre resteranno fino alla fine. Per Pina, l’addio ai boschi non si traduce in un abbandono della lotta per il diritto al lavoro. Quei tre anni di proteste le sono ormai entrati nel Dna. Non ha mai smesso di credere in quegli ideali, di scommettere senza alcuna discriminazione, sulle persone e sulle loro potenzialità
Pina, che a Luglio compirà 85 anni, ha speso e continua a spendere la sua vita tra famiglia e impegno civile. Negli anni ha studiato, scritto poesie, lavorato a Palermo dove si è trasferita da diverso tempo. “Sono stata sempre per i diritti e rifarei tutto. A Petralia ho trovato persone in gamba, che hanno avuto fiducia. Alle lavoratrici di oggi dico di lottare e di lavorare sempre e con il cuore perché il lavoro dà dignità. Non ci sarebbe bisogno di dirlo nel 2021 ma vale la pena gridarlo sempre”.
Un appello che risuona fortissimo specialmente in questo particolare momento storico. La pandemia ha colpito duramente la sfera lavorativa delle donne penalizzandole decisamente di più rispetto agli uomini. Ed è a questo punto che il messaggio di Pia Macaluso Galletto, recitato a memoria in una delle poesie scritte da lei, si trasforma in un messaggio di speranza qui riportato solo in parte:
“Uomini e donne operai e braccianti di Petralia,
per loro io nutro una grande simpatia.
Prima al Comune insieme stavamo a lottare
a battaglia vinta nei boschi a lavorare
Queste persone sono laboriose e intelligenti
se piove o nevica non si scoraggiano per niente.
Ora io vi invito a tutti a visitare
i boschi di Petralia che vi faranno sognare”.