Il 12 marzo del 2024 era arrivata la tanto attesa notizia che riguardava il futuro lavorativo degli ASU. Il Consiglio dei Ministri, decidendo di non impugnare l’art.10 della finanziaria regionale approvata nel mese di gennaio dello stesso anno riguardante appunto la stabilizzazione dei 3700 lavoratori ASU impegnati nei Comuni, nelle Asp e nei Beni Culturali aveva messo fine alle attese trentennali di questi lavoratori. Indubbiamente un’ottima notizia sia per loro che per gli Enti coinvolti visto che si trattava di dare un impulso ulteriore ai servizi offerti da questa categoria di lavoratori. Da allora, nell’ultimo anno e mezzo, ben 2498 lavoratori sono stati stabilizzati tra le varie ASP, gli Enti Locali, i Beni Culturali ed altre associazioni ed enti.
A fronte di questo numero, però, rimangono ancora in attesa ben 1815 unità per lo più impiegate presso 115 comuni siciliani. E’ per discutere del loro futuro e delle ragioni per cui sono ancora in attesa, che il Presidente della I Commissione Affari Istituzionali, onorevole Ignazio Abbate, ha convocato per il prossimo martedi 30 settembre una udienza alla quale sono stati invitati l’Assessore Regionale agli Enti Locali, onorevole Andrea Messina, il Presidente dell’ANCI Sicilia, Paolo Amenta, il Dirigente Generale del Dipartimento Regionale del lavoro Calogero Foti, , il Dirigente del Dipartimento Regionale alle autonomie locali, Salvatore Taormina ed i Segretari Generali Regionali di CGIL, CISL, UIL e UGL.

“Dopo 30 anni e oltre di precariato non possiamo che rallegrarci per i quasi 2500 lavoratori che hanno avuto quello che attendevano– commenta Abbate – ma allo stesso tempo vogliamo capire quali siano le motivazioni che stanno impedendo di continuare con l’opera di stabilizzazione. Soprattutto negli Enti Locali dove magari è stata fatta confusione sulle risorse economiche necessarie allo scopo. Parliamo di risorse esterne ai bilanci comunali che vanno a coprire il percorso lavorativo dell’unità fino al suo pensionamento. Non intaccando i bilanci comunali verrebbe a cadere anche la motivazione che potrebbero addurre i comuni in stato di dissesto o predissesto. Sono dubbi che intendiamo chiarire il prossimo martedì con tutti gli attori coinvolti – conclude l’esponente della DC – rispondendo così alle richieste che ci arrivano dai sindacati e dagli stessi lavoratori che stanno continuando ad essere discriminati anche rispetto ai loro stessi colleghi”.