Sei Regioni protestano contro “la revisione dei criteri di ripartizione, con lo stravolgimento dei parametri della storicita’ della spesa, dei fondi europei per le politiche dello sviluppo” in agricoltura, messo in atto, a loro dire, dal ministero guidato da Stefano Patuanelli.
Si tratta delle Regioni del Sud, con Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, cui si e’ aggiunta anche l’Umbria, “impegnate a sostenere le ragioni di un passaggio graduale che non intacchi le finalita’ proprie del Feasr: colmare il divario tra le aree piu’ ricche ed evolute e quelle piu’ povere e marginali“. E’, spiega la Regione Siciliana, “una posizione espressa da Regioni che, da sole, rappresentano il 60% delle aree italiane interessate dal Psr e che, nelle ultime settimane, ha trovato conforto anche nelle comunicazioni della Commissione Europea“.
“Per mesi – osservano gli assessori all’Agricoltura del gruppo delle 6 Regioni – abbiamo tentato di ricercare un punto di equilibrio per garantire il raggiungimento di un accordo realmente unanime ed equo, scevro da penalizzazioni per zone del Paese che non sopporterebbero il peso di nuove discriminazioni che, in parole povere, si tradurrebbero in scippi di risorse essenziali. Ci siamo pero’ trovati di fronte ad un muro di gomma che e’ diventato ancor piu’ respingente dopo la presa di posizione del Ministero dell’Agricoltura, che sovvertendo la logica e le indicazioni di matrice europea ha deciso sostanzialmente di cancellare principi elementari quanto essenziali, con scelte che non lasciano emergere alcun elemento di analisi globale della totalita’ dei fondi Pac – I e II pilastro – destinati ai territori, non tenendo conto che il Regolamento UE 2020/2220 ha prorogato per il 2021 ed il 2022 non solo i programmi di sviluppo rurale, ma anche l’attuale regime dei pagamenti del I pilastro della Pac”.
“Siamo pronti anche a ragionare su nuovi meccanismi a partire dal 2023 – rilanciano gli assessori di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Umbria – ma non accettiamo colpi di mano tesi a cancellare la fase transitoria del biennio 2021-2022, che condurrebbe ad una forte penalizzazione per regioni svantaggiate che, paradossalmente, sarebbero private proprio dei fondi destinati a garantire il riequilibrio strutturale, a tutto vantaggio di zone gia’ di per se’ meglio attrezzate”. Se ne riparlera’ giovedi’ a Roma, nel corso di una conferenza stampa alla quale saranno presenti gli assessori all’Agricoltura delle 6 Regioni interessate.