“Prima ci hanno abbordato, tre militari armati sono saliti a bordo e poi si sono portati il nostro comandante a bordo della loro motovedetta”. Questo il primo racconto di Girolamo Giacalone, ufficiale del motopesca ‘Aliseo‘, appena sceso dal mezzo ormeggiato in banchina a Mazara del Vallo.
“Quando il comandante è tornato a bordo, ci ha detto che gli hanno chiesto scusa. Ma scusa per cosa? Potevano ucciderci. È stato un miracolo, bastava qualche centimetro e ci uccidevano. I fori sono visibili sul vetro, su uno schermo e nelle pareti di ferro. Tornare in quelle acque per lavorare è impossibile, non ci sentiamo per nulla sicuri”.
“Ci hanno sparato almeno 100 colpi addosso e ci hanno detto che se avessero avuto un cannoncino lo avrebbero utilizzato. Hanno mirato alla cabina“, ha aggiunto, descrivendo l’agguato subito giovedì scorso da una motovedetta libica.
I carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche di Trapani sono a bordo dell’Aliseo per effettuare i rilievi. I militari sono coadiuvati dalla Capitaneria di porto della città siciliana. Dalla banchina appaiono con evidenza i danni inferti dall’attacco alla cabina, che manca di almeno due vetri. Due vetri restanti appaiono incrinati.
Il comandante del peschereccio, Giuseppe Giacalone, ferito al braccio e alla testa, è sceso dell’imbarcazione giunta nel porto di Mazara e ha abbracciato i familiari.
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