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Furbizia

Di chi è la città?

domenica 19 Ottobre 2025

Carissimi

Di chi è la città? Di chi la governa?

Dei suoi abitanti che pagano le tasse per mandarla avanti? Di chi c’è nato e magari ci abita? Di chi è venuto ad abitarci?

O di chi decide di prendersela?

Mi sa proprio che sia l’ultima la risposta esatta, così come accadeva nei tempi dei colonizzatori o del far west dove chi arrivava per primo, chi era più forte metteva i suoi paletti e si appropriava del tutto, poiché ciò che non era di nessuno, non necessariamente doveva esser di tutti, ma di chi arrivava per primo a far valere la sua presunzione.

Del resto, quando l’uomo apparve sul pianeta terra (siete credenti o atei, in qualunque modo ciò sia accaduto) di certo non giunse portando con sé un camion dei trasporti con dentro la “proprietà”. Mi fece sorridere Papa Francesco tempo fa quando affermò di non aver mai visto un carro funebre seguito da un camion dei trasporti, per tutti coloro che nella vita avevano razziato.

Ma torniamo alla città. In questo angolo di estremo meridione europeo parlare di bene comune da condividere è difficile e viene forte a coloro che pensano che il proprio mondo finisca fuori dalla propria porta di casa e che il fuori sia una immensa spazzatura, figuratevi che esistono paesi dove a prescindere dalla regolarità urbanistica delle palazzine, non intonacano le facciate esterne, destinando le risorse per allestimenti interni in pieno “stile Savastano”.

Come fai a parlare di bello a costoro? Eppure, con te convivono su questa terra e a volte sono pure determinanti negli occasionali attraversamenti, poiché ti piantano una pallottola in fronte sol perché hai incrociato il loro sguardo e si sono sentiti mortificati nel loro ruolo (di pezzi di merda).

Passiamo poi a quelli più furbi, coloro che dicono e pensano solo: “Io”. Per costoro il mondo, la città, le strade sono solo una “pertinenza” della propria casa, lasciano la macchina in tripla fila (già la seconda è stata istituzionalizzata e lo fanno quasi tutti), fermano il traffico per salutare un amico che incrociano nel senso opposto, accaparrano ciò che è di tutti, occupano spazi e magari come si dice dalle nostre parti “prendono d’incapu”.

Poi ci sono quelli più ripuliti, quelli “studiati”, i “Totò Termini” della situazione che senza nessuna pubblica evidenza con l’avvallo degli amministratori di turno si impossessano (temporaneamente ….per sempre) di beni pubblici facendo gli imprenditori con il patrimonio della collettività, e state certi che un codicillo, un comma, una delibera si troverà sempre e quindi non resta che augurarsi che almeno siano bravi……

Si, la città è di chi se la prende, di chi mette una sedia davanti la propria vetrina di un catoio e giorno dopo giorno avanza sul marciapiede con “regolari” dehors moltiplicando a dismisura la superfice del suo esercizio a discapito di chi acquista locali con più metri quadri e si sottopone a tassazioni non confrontabili con l’uso del suolo pubblico.

La città è di chi organizza manifestazioni, eventi, spettacoli dichiarando “feste di comitiva” e costipa dentro spazi inadeguati gente a rischio della propria incolumità e di quella altrui, eludendo qualunque verifica tecnica e normativa, il tutto a discapito di esercenti e di professionisti del settore che, oltre a rispettare le regole (risultando a questo punto non competitivi) pagano le tasse.

Di chi è la città a questo punto? Di chi è la colpa?

Mi hanno insegnato che esistono due colpe principali: “quella in eligendo” e quella in “vigilando” e la seconda scaturisce dalla prima, ma sulla prima dobbiamo farci tutti un esame di coscienza anche in funzione di ennesima “colpa” che è quella in “proponendo”, nel senso che è sbagliato proporsi per qualcosa che non si sa fare o esser utili idioti in qualcosa che non sappiamo fare.

Non è la Baviera, non è la Scandinavia è solo una meravigliosa terra che la natura ci ha dato, abitata da tanti “Io” e “Totò Termini” filosofi del “cu è fissa si sta a casa” e allora, prima di scendere in piazza, prima di trovare il doveroso sdegno per luttuosi accadimenti, prima di dire non è colpa mia, fermiamoci un attimo a riflettere e pensare dove eravamo e cosa abbiamo fatto in quel giorno (anche se fosse stato un unico giorno) nel quale dovevamo “tenere gli occhi aperti”?

Un abbraccio, Epruno.

 

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