Condividi
Il 4° Rapporto Censis-Verisure

Sicurezza domestica, i furti in casa aumentano del +5,4% in Italia: ma la Sicilia è al di sotto della media nazionale

mercoledì 29 Ottobre 2025
ladri
Il 4° Rapporto dell’Osservatorio Censis-Verisure sulla Sicurezza della Casa, realizzato in collaborazione con il Servizio Analisi Criminale del Ministero dell’Interno, ha acceso i riflettori su un fenomeno in allarmante crescita nel 2024 a livello nazionale: i furti in abitazione.
Con 155.590 reati denunciati, l’Italia ha registrato un incremento del +5,4% rispetto all’anno precedente. Questo scenario alimenta la paura, con il 59% degli italiani che lo indica come il reato più temuto in assoluto.

L’indagine evidenzia che l’88,8% degli italiani ritiene che la sicurezza sia un compito collettivo a cui contribuiscono lo Stato, le aziende private e i cittadini. Questo senso di responsabilità condivisa è un pilastro fondamentale del concetto di sicurezza domestica.

Mentre l’attenzione nazionale si concentra sulle metropoli più colpite (Roma con 8.699 furti totali e Milano con 3.152) e sui centri ad altissima incidenza come Pisa (75,7 furti ogni 10.000 abitanti), l’analisi dei dati rivela una sorprendente controtendenza che riguarda l’Isola che la colloca al di sotto della media nazionale.

IlSicilia.it ha analizzato in dettaglio la situazione in Sicilia, le sue province e i capoluoghi, per comprendere perché la regione si colloca al di fuori delle classifiche di rischio più elevate e qual è l’effettivo Indice di Sicurezza Domestica percepita e reale. L’obiettivo non è solo quantificare, ma interpretare l’assenza di criticità estreme e analizzare la percezione di sicurezza dei siciliani.

L’eccezione siciliana: il paradosso della sicurezza reale e percepita

 

La lettura incrociata dei dati del Censis è rivelatrice: se il quadro nazionale disegna una curva in salita per i furti in casa (+5,4%), la Sicilia rappresenta un’anomalia statistica che merita un approfondimento.

furtoIl dato più significativo è l’assenza di qualsiasi provincia siciliana (Palermo, Catania, Messina, ecc.) nella classifica delle 50 province italiane con la maggiore incidenza di furti in abitazione. Questo posizionamento indica che il livello di rischio per il cittadino siciliano, in termini puramente statistici, è significativamente inferiore rispetto a regioni come Umbria (411,8 incidenza per 100.000 abitanti), Toscana (396,5) o Veneto (382,5), che guidano la classifica regionale di reati denunciati.

In termini di percezione generale del benessere e della sicurezza dell’habitat, la Sicilia si colloca con un robusto Indice di Sicurezza Domestica di 88,2/100 (rispetto a un indice nazionale posto a 100). Questo valore, pur non ponendola ai vertici assoluti come Marche (117,9/100) o Sardegna (115,2/100), la distanzia nettamente dalle regioni più in difficoltà, come il Lazio (71,1/100) o la Campania (85/100). Il dato suggerisce che i siciliani vivono in un contesto in cui la sicurezza dell’infrastruttura domestica, la sicurezza personale percepita e la sicurezza nella zona di residenza offrono un comfort complessivo maggiore rispetto ad altre aree del Paese.

La fuoriuscita della Sicilia dalle Top 50 provinciali non è casuale, ma può essere letta attraverso diversi fattori:

  1. Concentrazione geografica del crimine: I ladri tendono a colpire le aree di maggiore concentrazione di ricchezza e dove le vie di fuga sono rapide. La conformazione geografica del Nord e del Centro Italia (con grande presenza di seconde case non presidiate e un tessuto industriale denso) offre spesso maggiori opportunità.
  2. Impatto della microcriminalità: Mentre il dato sul furto in abitazione è confortante, la Sicilia potrebbe concentrare la sua criminalità in altre tipologie di reato. Sebbene il report Censis sia focalizzato sulla casa, è noto che reati come il furto d’auto o il borseggio in contesti urbani densi (non coperti da questo focus) mantengono una forte incidenza.
  3. Coesione sociale e controllo informale: Le regioni del Sud, inclusa la Sicilia, talvolta beneficiano di un più forte controllo sociale informale e di relazioni di vicinato più strette, che fungono da deterrente naturale contro i furti.

 

La classifica delle Province siciliane

 

La base statistica comune a tutte le nove province siciliane è la loro incidenza di furti in abitazione per 10.000 abitanti, che si mantiene al di sotto della media nazionale (26,4) e sotto la soglia di allerta che caratterizza le prime 50 province italiane.

Questo posizionamento ribalta la percezione comune e impone un’analisi differenziata.

 

Palermo e Catania: l’equilibrio metropolitano.

Le province e le rispettive città di Palermo e Catania, in quanto uniche aree metropolitane dell’Isola, rappresentano inevitabilmente i centri con il maggior numero assoluto di reati in Sicilia, pur mantenendo un’incidenza relativa contenuta (sotto la Top 50).

  • A Palermo, storicamente più concentrata sui reati contro la persona e l’estorsione, l’incidenza dei furti in casa sembra essere efficacemente contenuta, posizionandosi molto al di sotto dei numeri di Roma (31,7 furti ogni 10.000 ab.) o Milano (23,1). La resilienza del tessuto urbano e l’attenzione delle forze dell’ordine potrebbero essere fattori chiave di questa relativa “sicurezza domestica”.
  • Catania presenta un profilo simile. Sebbene sia un nodo cruciale per i trasporti e l’economia dell’Isola, l’incidenza del furto in casa non ha raggiunto i livelli di crisi rilevati in città come Torino (23,6). È probabile che i dati catanesi, se disaggregati, mostrino una maggiore incidenza nella cintura metropolitana, dove le abitazioni isolate o le seconde case offrono bersagli più semplici. La statistica più importante qui è il distacco da centri come Firenze e Bologna, pur avendo una densità abitativa comparabile.

Le Province a vocazione turistica: il rischio ‘Seconda Casa’

l report Censis evidenzia una vulnerabilità maggiore nelle aree ad alta concentrazione di seconde case (spesso vuote per lunghi periodi), un fattore che impatta direttamente province costiere come Messina, Siracusa, Trapani e Agrigento.

  • Messina: Trovandosi al di fuori delle classifiche di rischio, l’incidenza della provincia è da considerarsi bassa, nonostante la presenza di una costa ad alta vocazione turistica (Taormina, Isole Eolie) e molte abitazioni utilizzate solo stagionalmente. L’analisi qui si focalizza sul potenziale rischio di picchi estivi, dove la tipologia di furto cambia, concentrandosi sui temporanei residenti o sulle case vuote.
  • Siracusa: L’area sud-orientale, con Noto e le aree costiere, è in forte espansione turistica. La provincia non rientra tra le più colpite, ma la crescita del valore immobiliare e il fenomeno delle locazioni brevi possono creare opportunità per i malintenzionati. Qui, il dato di bassa incidenza va bilanciato con la necessità di una vigilanza costante nelle aree rurali costiere.
  • Trapani: La provincia, con San Vito Lo Capo e la forte presenza di ville e case vacanze, si caratterizza per una bassa incidenza statistica del furto in abitazione. In queste aree, la sicurezza dell’infrastruttura domestica (portoni blindati, allarmi) diventa un fattore cruciale, e l’investimento in prevenzione è essenziale per non alterare questo equilibrio.
  • Agrigento: La provincia, celebre per la Valle dei Templi e per le località balneari come la Scala dei Turchi, presenta un profilo di rischio contenuto, simile a quello delle altre aree costiere siciliane. L’incidenza dei furti in abitazione è statisticamente bassa, ma richiede attenzione nelle aree a forte pendolarismo turistico, dove il patrimonio storico e residenziale è più esposto all’assenza di vigilanza costante.

 

I territori interni e a bassa densità

Le province meno popolose o più interne, come Enna, Caltanissetta e Ragusa, tendono statisticamente ad avere un’incidenza molto bassa, spesso tra le più basse d’Italia.

  • Enna e Caltanissetta: L’incidenza dei furti in abitazione in queste due province è marginale a livello nazionale. La bassa densità abitativa, la minore concentrazione di ricchezza e l’effetto deterrente del forte controllo sociale e della comunità ristretta contribuiscono a mantenere il dato su valori minimi. Tuttavia, in questi contesti, un singolo episodio di furto può avere un impatto amplificato sulla percezione di sicurezza (la paura, non il dato statistico).
  • Ragusa: Pur essendo una provincia dinamica e con un settore agricolo e turistico sviluppato, l’incidenza dei furti in casa è contenuta, posizionandola in modo sicuro nel contesto nazionale.

 

Oltre il furto in abitazione: tipologie di Furto e vulnerabilità

L’analisi svolta finora ha stabilito un fatto inequivocabile: la Sicilia non è un’area di crisi per i furti in casa. Tuttavia, per comprendere appieno il quadro della sicurezza nell’Isola, è imperativo guardare oltre i dati del Rapporto Censis, che si concentra sul fenomeno domestico, e considerare il contesto criminale più ampio, soprattutto in assenza di dati provinciali specifici su altre tipologie di reato all’interno del report.

Se i furti tra le mura domestiche sono sotto controllo, il problema in Sicilia si sposta storicamente su altri settori, alterando la percezione di tranquillità dei cittadini. Il furto di autoveicoli, in particolare, è un reato che incide pesantemente sulla qualità della vita, specialmente nelle aree metropolitane di Palermo e Catania. Sebbene il report Censis non fornisca dati regionali, l’allarme resta alto in termini di valore assoluto e di percezione del rischio fuori dalle mura domestiche, rappresentando una delle principali questioni di sicurezza urbana.

Analogamente, i fenomeni di borseggio e strappo nelle aree ad alta concentrazione di turisti e pendolari (come i mercati storici, le stazioni o i centri storici trafficati) contribuiscono a plasmare l’allarme sociale. Questi reati confermano che la microcriminalità in Sicilia è, in prevalenza, un fenomeno di strada più che domestico, legato alla presenza di flussi di persone e alla ricerca di un guadagno rapido e non pianificato.

A ciò si aggiunge il tema dell’aumento delle rapine. Il dato nazionale sull’incremento delle rapine in abitazione (+1,8% nel 2024) non deve essere sottovalutato. Il rischio di rapina in casa, sebbene numericamente basso, è ciò che terrorizza di più, perché viola la sfera intima.

violenza sulle donne La crescita dei reati di genere, con i maltrattamenti contro familiari e conviventi (28.896 casi) e le violenze sessuali (6.831 casi) nel 2024, gran parte dei quali avviene tra le pareti domestiche, contribuisce a minare la percezione di sicurezza interna, indipendentemente dalla statistica dei furti. Questo aspetto è una priorità sociale che esula dalla protezione passiva (allarmi) e richiede un intervento complesso sulle dinamiche relazionali.

Di fronte a questa complessità del rischio, i siciliani, come il resto degli italiani, hanno sviluppato un forte senso di autotutela.

Questa tendenza all’investimento in sicurezza si rafforza nelle regioni dove la casa è sentita come un bene prezioso, come in Sicilia, dove il 75,9% è proprietario. L’uso di misure passive come porte blindate  e l’attenzione a non aprire agli sconosciuti sono comportamenti radicati che, combinati con la bassa incidenza oggettiva, contribuiscono a mantenere un buon livello di sicurezza.

 

I DATI NAZIONALI

 

Circa 14 milioni e mezzo di italiani, il 28,6% del totale, hanno subìto un furto in casa, 8 milioni (16,1%) hanno avuto un tentativo non riuscito e 4 milioni e mezzo di individui (8,7%) lamentano di aver subìto un atto di vandalismo ai danni della propria abitazione.

Aumenta la paura dei furti in casa, anche se i reati diminuiscono. Il furto in casa è di gran lunga il reato che gli italiani hanno più paura di subire: lo mette al primo posto il 59% degli intervistati, lo scorso anno era il 48%. Eppure, i dati relativi al primo semestre del 2025 rivelano come si siano ridotti sia i furti, che sono 61.555 (-8,6% rispetto al primo semestre del 2024) sia le rapine (-11,6%).

L’88,8% degli italiani pensa che la sicurezza sia una sfida collettiva, cui contribuiscono lo Stato, che è il perno centrale, le aziende e i privati cittadini e l’84,9% della popolazione pensa che avere dispositivi di sicurezza fa vivere meglio e stare più tranquilli. L’88,9% degli italiani ha già almeno un dispositivo in casa, il 67,8% ne ha più di uno e il 64,1% pensa che nel futuro destinerà maggiori risorse alla sicurezza domestica.

Fondamentale è la porta di ingresso: il 65,3% ha la porta blindata, il 35,1% il videocitofono, l’11,1% ha la serratura elettronica, l’87% non apre mai la porta agli sconosciuti, il 67,1% chiude a chiave la porta anche se è in casa. Quando è fuori casa per vacanze, il 69,2% della popolazione evita di utilizzare i social per pubblicare foto e informazioni, il 53% avvisa i vicini e il 45,6% chiede a qualcuno di simulare la presenza. Infine, il 17,1% rinuncia alle vacanze per non lasciare la propria casa incustodita.

La violenza tra le pareti domestiche: Nel 2024 crescono i reati di genere: tra questi si contano 28.896 maltrattamenti contro familiari e conviventi, 20.289 atti persecutori e 6.831 violenze sessuali. Al numero antiviolenza 1522 della Presidenza del Consiglio nel 2024 sono arrivate 17.631 chiamate relative a atti violenti che nel 97,4% del totale hanno vittime donne e nel 79,4% dei casi risultano consumati all’interno della propria abitazione.

I rischi di un eccesso di protagonismo dei privati cittadini: Quasi 5 milioni di italiani hanno un’arma da fuoco in casa e potrebbero utilizzarla. Si tratta di un’ipotesi che non è così improbabile, se si considera che il 52,2% degli italiani pensa che dovrebbe essere consentito dalla legge sparare ad un ladro che è entrato in casa per rubare (78,8% tra chi ha già un’arma da fuoco) e il 20,4% della popolazione sarebbe favorevole a rendere più semplice l’acquisto di armi (valore che è del 41,9% tra chi già possiede un’arma). Inoltre, il 50,9% degli italiani ritiene che i cittadini dovrebbero organizzarsi in ronde e partecipare attivamente al controllo del territorio.

La sicurezza domestica per tutti:  La sicurezza domestica non si deve trasformare in un ulteriore elemento di differenziazione sociale tra chi se la può permettere e chi no: il 59,7% della popolazione sarebbe interessato a dotarsi di un sistema di allarme, ma è convinto che costi troppo, con percentuali che arrivano al 70,9% tra i meno abbienti, e il 60,5% degli italiani non conosce l’esistenza del “bonus sicurezza”.

Il 79,6% della popolazione chiede di poter disporre di sistemi di allarme personalizzati, in cui si combinino più elementi predisposti in base alle specifiche esigenze di ciascuno. Il 75,3% chiede di essere affiancato ed assistito da persone esperte durante tutte le fasi del percorso di protezione da rischio.

 

Conclusioni e prospettive per la sicurezza domestica siciliana

Il Rapporto Censis-Verisure 2024 offre un quadro complesso, ma fondamentalmente incoraggiante per la Sicilia. Se da un lato l’Isola può vantare un’invidiabile posizione, con tutte le sue province fuori dalle “Top 50” nazionali per incidenza di furti in abitazione e un buon indice di sicurezza domestica (88,2/100), dall’altro lato, la paura e l’incidenza di altre forme di criminalità (come i furti d’auto o il borseggio, non oggetto del focus Censis) rimangono priorità da affrontare.

Il dato più rilevante è che la Sicilia sta gestendo l’aumento nazionale dei furti con successo, dimostrando che il modello di sicurezza sussidiaria (che coinvolge cittadini, aziende e Stato) funziona quando la coesione sociale è forte.

La chiave per il futuro risiede nel rafforzare questo modello, garantendo che i cittadini siano consapevoli dei rischi specifici (soprattutto in aree a rischio “seconda casa” come Messina o Siracusa) e che l’investimento in sistemi di protezione sia accessibile a tutti. È necessario evitare che la sicurezza si trasformi in un ulteriore elemento di differenziazione sociale, come indicato dal Censis.

La Sicilia non è più terra di emergenza per il furto in casa, ma deve mantenere alta la guardia, trasformando il dato statistico positivo in una sicurezza percepita e diffusa, che possa incoraggiare non solo i residenti, ma anche gli investimenti e il turismo.

 

FONTE DATI: Sintesi rapporto sicurezza domestica Censis-Verisure

 

Nota metodologica: l’indice di sicurezza domestica Censis-Verisure

 

L’analisi svolta dall’Osservatorio Censis-Verisure si basa su un approccio metodologico rigoroso finalizzato a misurare non solo il dato oggettivo della criminalità (come i furti denunciati), ma anche la percezione soggettiva e la capacità di prevenzione del contesto regionale. A tal fine, è stato sviluppato l’Indice di Sicurezza Domestica, un indicatore sintetico che permette di confrontare le Regioni italiane in modo omogeneo.

L’Indice è costruito su tre macro-aree di analisi, ognuna composta da diversi indicatori elementari di fonte istituzionale (principalmente Istat, Ministero dell’Interno, Servizio Analisi Criminale):

  1. Sicurezza nell’Ambiente Residenziale: Misura i reati predatori che colpiscono la casa.
  2. Sicurezza Personale in Ambito Domestico: Valuta il rischio individuale all’interno delle mura domestiche.
  3. Sicurezza dell’Infrastruttura Domestica: Analizza gli elementi passivi di protezione, come la diffusione di porte blindate o sistemi d’allarme.

Per elaborare l’indicatore sintetico, il Censis impiega il Mazziotta-Pareto Index (MPI), noto anche come metodo delle penalità per coefficiente di variazione. Questo metodo è cruciale per superare i limiti di una semplice media aritmetica. I dati elementari vengono innanzitutto standardizzati (ovvero trasformati in scarti standardizzati con media 100 e scarto quadratico medio 10) per renderli comparabili. Successivamente, la media aritmetica degli indicatori standardizzati viene corretta da un coefficiente di penalità. Questo coefficiente ha lo scopo di penalizzare il punteggio finale delle Regioni che presentano un maggiore squilibrio tra i valori degli indicatori, garantendo così che la regione con il miglior Indice sia quella che eccelle non in un solo settore, ma che dimostra una performance bilanciata su tutti e tre gli ambiti di sicurezza analizzati. L’Indice finale non rappresenta quindi un dato assoluto, ma una misura comparativa della sicurezza domestica complessa.

 

Questo articolo fa parte delle categorie:
Condividi
La Buona Salute

La Buona Salute 63° puntata: Ortopedia oncologica

La 63^ puntata de La Buona Salute è dedicata all’oncologia ortopedica. Abbiamo visitato l’Ospedale Giglio di Cefalù, oggi punto di riferimento nazionale

Oltre il Castello

Castelli di Sicilia: 19 ‘mini guide’ per la sfida del turismo di prossimità CLICCA PER IL VIDEO

Vi abbiamo accompagnato tra le stanze di 19 splendidi Castelli di Sicilia alla scoperta delle bellezze dei territori siciliani. Un viaggio indimenticabile attraverso la storia, la cultura, l’enogastronomia e l’economia locale, raccontata dai protagonisti di queste realtà straordinarie.

ilSicilia.it