“Oggi è una giornata importante come tutte le giornate che sono dedicate alla memoria. Memoria che non deve essere uno sterile esercizio retorico. Commemorare significa capire quello che è accaduto, capire anche in che contesto è maturato l’omicidio di Rosario Livatino”.
Lo ha detto Nino Di Matteo, sostituto procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo d’Italia, durante la cerimonia di intitolazione a Rosario Livatino della sala convegni della direzione regionale della Sicilia dell’Agenzia delle entrate a Palermo. “Commemorare significa ricordare un uomo, un magistrato, che ha fatto della coerenza la sua linea di condotta – ha aggiunto – Rosario Livatino è stato un faro, un esempio vivente di credibilità, per il suo quotidiano impegno con la toga addosso contro la mafia”.
“Rosario Livatino – ha detto ancora Di Matteo – è stato coerente in quello che ha detto, il quello che ha pensato, in quello che ha fatto da magistrato prima e pubblico ministero e poi come magistrato della giudicante, nell’ultimo anno e mezzo della sua vita. Credo che Rosario Livatino vada ricordato per la sua coerenza e da noi magistrati per il fatto di avere incarnato il simbolo del magistrato autonomo, indipendente, lontano da ogni centro di potere, la vera essenza del magistrato che dobbiamo augurarci di conservare, in un momento in cui l’autonomia e l’indipendenza della magistratura sono messe in discussione, a mio avviso, anche da questa riforma approvata recentemente”.
“Dobbiamo ispirarci a Rosario Livatino come esempio impareggiabile del valore dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura e del singolo magistrato rispetto a ogni altro centro di potere – ha sottolineato Di Matteo – è stato giudice e pubblico ministero come Giovanni Falcone, come Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, come Antonino Saetta. Non mi pare che siano stati degli esempi negativi per la magistratura italiana. Anzi sono i nostri esempi, i nostri punti di riferimento”.
“La storia di Rosario Livatino ci insegna che il dovere non è un elemento accessorio alla funzione pubblica, ma il cuore stesso della funzione pubblica. Ci insegna che la forza dello Stato non sta solo nelle leggi ma nelle persone che le applicano con rigore, rispetto, lealtà e il coraggio di fare ciò che va fatto. Questo è un aspetto che riguarda tutti: la magistratura, le forze dell’ordine, chi come me ha responsabilità di governo istituzionale”. Lo ha detto Maurizio Leo, viceministro dell’Economia e delle Finanze, in collegamento video durante la cerimonia.
“Ricordare Livatino – ha aggiunto – significa che la legalità non si difende a parole ma con comportamenti concreti, con la trasparenza delle decisioni, con la correttezza delle procedure, con il rispetto delle regole e la capacità di dire no – ha aggiunto – La figura di Rosario Livatino non rappresenta soltanto una vittima innocente della violenza mafiosa, ma un faro luminoso di rettitudine e professionalità. Nella sua giovane età, con il lavoro svolto quotidianamente e il massimo impegno dimostrò che la lotta al crimine organizzato si vince non solo con le leggi ma con la coerenza morale. Livatino non cercò i riflettori, ma agì con la semplicità radicale di chi crede profondamente nel valore delle leggi”.




