Le fake news esistevano già ai tempi dell’Antica Grecia: una sarebbe stata diffusa ad arte perfino da Erodoto, il ‘padre della storia’, che avrebbe volontariamente omesso la presenza di mercenari al soldo dei Greci di Sicilia nell’epica battaglia di Imera che li vide prevalere sui Cartaginesi nel 480 a.C.
Il fact-checking arriva a distanza di oltre duemila anni grazie alle analisi condotte sui resti di 62 soldati da un team internazionale guidato da Katherine Reinberger dell‘Università della Georgia. I risultati dello studio, a cui ha partecipato anche l’archeologo Stefano Vassallo della Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Palermo, sono pubblicati sulla rivista Plos One.
Il lavoro di indagine scientifica dimostra quanto sia importante interrogare i resti archeologici per verificare la veridicità dei racconti tramandati dagli antichi. Nel caso della battaglia di Imera, Erodoto scrisse nella sua opera ‘Storie’ che i Cartaginesi avevano arruolato dei mercenari per sferrare l’attacco, mentre gli abitanti della colonia si erano difesi grazie al supporto degli alleati greci provenienti da altre parti della Sicilia.
Secondo un altro storico, Diodoro Siculo, nella seconda battaglia di Imera del 409 a.C. l’aiuto degli alleati venne meno e i cartaginesi ebbero la meglio. Alla ricerca di riscontri, gli archeologi hanno provato a riscostruire l’origine geografica dei combattenti che difesero Imera esaminando gli isotopi di calcio e stronzio fissati nello smalto dei loro denti: in particolare, hanno analizzato i resti di 62 soldati (51 protagonisti della prima battaglia di Imera e 11 della seconda) confrontandoli poi con quelli di 25 abitanti di Imera.
I risultati dimostrano che un terzo dei soldati impiegati nella prima battaglia erano locali, contro i tre quarti della seconda battaglia: questo confermerebbe quanto detto da Erodoto e Diodoro Siculo circa l’aiuto degli alleati. D’altra parte, però, molti tra i combattenti venuti da fuori provenivano da lontano, fuori dai territori greci, e dunque erano mercenari. Secondo gli studiosi, Erodoto e Diodoro Siculo avrebbero taciuto questo particolare per non ferire l’orgoglio dei Greci, che consideravano barbari tutti gli stranieri.