“Non ho mai scritto la tesi del figlio della dottoressa Silvana Saguto“, ha affermato in aula, a Caltanissetta, Carmelo Provenzano, docente dell’università Kore di Enna, che questa mattina ha reso dichiarazioni spontanee nel corso dell’udienza del processo sul cosiddetto sistema Saguto, la ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo.
“Nella mia professione di docente ho seguito figli di magistrati esponenti di forze dell’ordine, deputati, ma anche figli di operai o persone provenienti da famiglie di umili origini, e non ho mai fatto alcuna differenza” – ha detto il docente – Non ho mai abusato nel mio ruolo di pubblico ufficiale”.
Inoltre ha sostenuto che “nell’unica occasione in cui ho esaminato il giovane Emanuele Caramma (il figlio della Saguto, ndr), nella qualità di commissario, non l’ho selezionato tra i vincitori. Alla mia mamma, ormai in cielo, affido l’esito di questo processo“.
Sotto accusa, oltre a Silvana Saguto, ci sono anche il padre di lei, Vittorio, il marito Lorenzo Caramma e il figlio Emanuele, gli amministratori giudiziari Gaetano Cappellano Seminara, Walter Virga, Aulo Gigante e Nicola Santangelo. Gli imputati sono accusati di aver gestito in maniera “allegra” i beni confiscati alla mafia.
La prossima udienza è fissata per il 14 gennaio.
Nel corso dell’udienza Provenzano ha sostenuto la propria difesa, sottolineando che “ho svolto il mio ruolo di coadiutore giudiziario per un anno e mezzo prima dal dottor Roberto Nicola Santangelo e successivamente in quella coordinata dal dottor Giuseppe Rizzo, ma non ho mai accettato di fare l’amministrazione giudiziari né preso incarichi in amministrazioni giudiziarie, nonostante la stima dei magistrati e le ripetute insistenze – ha detto Provenzano – La presidente mi disse del suo disappunto per la nomina di Rizzo, alla fine diedi la mia disponibilità ma nel ruolo di coadiutore. Dopo la nomina mi sono trovato a parlare con lei dei compensi del dottor Rizzo. Né in quella occasione né in altre mi sono proposto o ho accettato di sostituirlo, rimanendo coadiutore.