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La Cultura intesa non come sfoggio dell’erudizione ma come, semmai, strumento per dare un senso, e un segno, concreto al passaggio di ciascuno di noi su questa Terra.
A Palermo, per fortuna ci viene da dire, ci sono ancora persone, poche purtroppo, che si occupano di Cultura a 360 gradi non per farne sfoggio ma come necessità psichica e fisica, come ci rivela lui stesso; stiamo parlando di Tommaso Romano, editore e poeta, già uomo politico e docente.
Dall’esordio della casa editrice Thule (con all’attivo circa mille titoli), di cui il prossimo anno ricorrerà il 50° dalla fondazione, alla ricerca della ‘Bellezza’ declinata attraverso oggetti d’arte o creazioni letterarie, passando per la poesia, che per antonomasia, lo rappresenta per l’efficacia della sintesi che in essa risiede.
Le prime incursioni nel mondo della Cultura per Romano risalgono al periodo dell’infanzia: a soli 12 anni organizza la prima esposizione di pittura con sue opere e, dello stesso periodo, ci ha mostrato il primo oggetto, che comprò allora a Piazza Marina, primo passo di un percorso che, pur senza saperlo, avrebbe segnato il suo futuro.
“Ogni oggetto in questa casa – ci ha accolto nel suo studio in cui ogni angolo conserva memorie dall’alto valore simbolico e artistico – parla e racconta una storia propria; la ricerca del bello, per quanto mi riguarda – continua Tommaso Romano – passa dal collezionismo che è ricerca e ascolto, pensiero in linea con il concetto di ‘animismo’. La Cultura è collezionismo, bisogna saper dare una voce agli oggetti”.
La volontà principale per Tommaso Romano, che passa attraverso la teoria, sviluppata in anni di studio e di approfondimento, del “mosaicosmo“, è la ricostruzione di un microcosmo fuori dalla volgarità e dalla massificazione che caratterizza questo particolare momento storico.
“Ho cercato di creare un mio genius loci – ci dice durante la video intervista – Il momento che viviamo è privo di punti di riferimento e la perdita stessa del dubbio in merito alle questioni ordinarie dell’oggi non fa che sfiancare l’Uomo. C’è una dimensione più alta, da sempre teorizzata, a cui io mi rifaccio costantemente che prevede una dimensione altra, ultraterrena, dove si sostanziano i segni che ciascuna persona può e deve, a mio avviso, lasciare in questa vita”.
La ricerca diretta all’essenza dell’essere
“Vivo di bellezza e della capacità di stupirmi ogni giorno: il primo stupore è rivolto alla Natura. Alla ricerca dell’essere si contrappone l’apparenza, la dissoluzione è già in atto ma è necessario ricercare attraverso il mistero e attraverso quel senso del sacro che si è disperatamente perso. In questo tempo di nichilismo dilagante penso sia necessario dare un senso alle cose, questo può essere un modo per ricongiungere la politica agli uomini, dove politica è intesa come azioni dirette allo sviluppo della comunità“.
“La persona, non l’individuo – conclude Tommaso Romano – può essere l’unica zattera di salvataggio per salvare se stessi, bisogna incarnare le idee e le azioni in cui crediamo“.