La tradizione culinaria siciliana stupisce non solo per la varietà, ma anche per la sua giocosità nella scelta dei nomi che, spesso, sono dei veri e propri trompe-l’oeil in cucina, come il piatto di “u pisci d’ovu“, protagonista assoluto del nostro articolo. Fa sorridere come mentre dicendo “uova di pesce” si pensi immediatamente a quelle di storione, costose e pregiate, con “u pisci d’ovu”, invece, a delle “muffulette” di uovo e pangrattato, c’è chi le chiama così, appartenenti alla cucina povera e di cui vi daremo la ricetta.
U pisci d’ovu
Su queste appetitose frittatine aleggia una storia, d’altronde nella nostra amata Sicilia tutto lo è o qualsiasi cosa la ha, che noi abbiamo romanzato. Immaginatevi di trovarvi nel porticciolo dell’incantevole Aci Trezza, pescatori tra i pescatori, in compagnia di Padron Ntoni, il patriarca della famiglia Malavoglia che, come ci racconta Giovanni Verga, era disposta come le dita della mano: prima veniva lui, il dito grosso, che comandava, poi suo figlio Bastianazzo, la Longa, e, infine, i nipoti in ordine di anzianità, tornare all’alba a mani vuote. Adesso, cercate di sentirne i pensieri, la delusione, la stanchezza nell’aver sprecato una “nuttata“, il senso di colpa per non aver portato nulla da metter mettere a tavola. Osservatene il volto segnato, gli occhi tristi.
Ora, cambiando prospettiva, mettetevi nei panni delle donne, mentre aspettano l’uomo di famiglia, con sorrisi di speranza che si spengono nel vederlo col volto scuro e contrito, ma che, al suo dire: “oggi pisci d’ovu”, invece di rabbuiarsi, per alleggerire la pesantezza del suo animo, rispondere: “Viva patruzzo, manciamu ova“. Ed ecco che, improvvisamente, quelle parole cancellano nel capofamiglia quell’immagine in cui: “il mare gli brontolava la solita storia lì sotto, in mezzo ai fariglioni, perchè il mare non ha paese nemmen lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di quà e di là dove nasce e muore il sole, anzi ad Aci Trezza ha un modo tutto suo di brontolare, e si riconosce subito al gorgogliare che fa tra quegli scogli nei quali si rompe, e par la voce di un amico“.
Abbiamo voluto immaginare i Malavoglia sì vinti, perché rappresentanti un mondo che sta scomparendo, ma speranzosi, come se avessero visto la “Provvidenza“, da immanente, farsi trascendente. E, adesso, andiam andiam andiam a cucinar.
Ingredienti:
- 4 Uova
- 100 g pangrattato
- prezzemolo
- menta
- cipolla
- 100 g pecorino grattugiato
- olio per friggere
- sale q.b.
Procedimento:
Il procedimento è quello delle polpette di carne, ma andiamo nel dettaglio
1. In una ciotola battete le uova, aggiungete sale, pangrattato, pecorino grattugiato, prezzemolo, menta e cipolla, tritati finemente, finché l’impasto abbia la giusta consistenza per poter essere fritto.
2. In una padella, in abbondante olio bollente, aiutandovi con un cucchiaio, per prendere il composto, e una forchetta per spingerlo in padella, formate dei pisciteddi.
3. Appena saranno dorati, girateli e metteteli in un piatto con carta assorbente per eliminare l’olio in eccesso.
I vostri “pisci d’ovu” sono pronti e il pranzo, oltre che scritto, è già mangiato.