Confiscati a Palermo i beni dell’imprenditore Giuseppe Bordonaro, 60 anni, il “re delle cave“. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Palermo su disposizione della Dia.
Il provvedimento, chiesto dal pm Gery Ferrara, riguarda quote societarie, conti correnti, investimenti finanziari, beni mobili e immobili per milioni di euro.
Bordonaro, in società con i fratelli Pietro e Benito, – la confisca colpisce anche loro – operava nel settore cave di pietra con produzione e commercializzazione del calcestruzzo, dei conglomerati bituminosi, del cemento, del materiale per costruzioni e del marmo.
Nella cava Bordonaro si realizzava la pietra di Billiemi, marmo molto pregiato.
L’imprenditore è stato condannato a 4 anni e 6 mesi per associazione mafiosa, è ritenuto uomo di fiducia di Angelo Siino, l’uomo della mafia nella gestione illecita degli appalti.
Secondo gli inquirenti, grazie alla sua appartenenza a Cosa nostra, Bordonaro avrebbe consolidato la sua posizione nel settore degli appalti riuscendo ad aggiudicarsi commesse pubbliche.
A carico dell’imprenditore, che ha subito due sequestri, uno nel 2011 per 11 milioni di euro, l’altro nel 2014 per altri 5 milioni, ci sono le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Baldassare Di Maggio, Calogero Ganci e Salvatore Cangemi.
I pentiti hanno raccontato che l’imprenditore siciliano era tra i beneficiari del cosiddetto “metodo Siino”, sistema di spartizione mafiosa dei lavori pubblici. I Bordonaro ad esempio fecero la fornitura del calcestruzzo per la costruzione dell’ex Pretura di Palermo.
Condannato nel 2007, l’imprenditore aveva posto in liquidazione tutte le sue società, poi ricostituite e intestate ai fratelli Pietro e Benito. Il vincolo che legava la famiglia a Cosa nostra fu confermato da un “pizzino“, trovato ai mafiosi Salvatore e Sandro Lo Piccolo al momento del loro arresto avvenuto il 5 novembre 2007.
Nel biglietto, riferibile a dei lavori in subappalto eseguiti a Punta Raisi, si leggeva: “Bordonaro – Palermo – tu sai chi è”.