“In provincia di Palermo un imprenditore, dopo i roboanti annunci di Conte, va in banca per un fido di 15.000 euro e la risposta sono 60 giorni e migliaia di carte per valutare. Che fare? Finire nelle mani della criminalità? Lui si è rifiutato di abbassarsi a tanto!”. A segnalare questa drammatica vicenda è Antonio Triolo, commissario provinciale della Lega Palermo, con un post su Facebook.
“Mi ha mandato la lettera in copia e mi ha raccontato la sua storia e il punto a cui è arrivato per colpa di questa emergenza – racconta il commissario provinciale -: chiedersi se, piuttosto che chiedere aiuto alle banche ed allo Stato, non fosse meglio rivolgersi allo “Zio Totò” di turno (che qui in Sicilia si chiama #mafia ed altrove usuraio) ma, come la si chiami, è feccia che attende chi è in difficoltà come gli avvoltoi volteggiano sui moribondi. Lui ci ha pensato per un attimo e se ne è vergognato anche grazie al pensiero di sua figlia. Non lo farà e lotterà ma vi assicuro che a me sono venuti i brividi a leggerlo e ad ascoltarlo e che tanti rischiano di non avere la sua forza”.
“Pubblico un’immagine della lettera in questo modo per evitare di diffonderne i dati personali ma sappiate che questa è la situazione: mentre Conte va in televisione ogni sera con annunci di misure e provvedimenti inadeguati, imprenditori e partite iva falliscono o rischiano di finire nelle mani di cosanostra“.
“Caro governo – conclude Triolo -, non servono misure confuse e cavilli che solo ad interpretarle ci vogliono eserciti di consulenti, servono soldi in tasca a persone ed imprese e servono subito. Basta annunci, basta burocrazia… soldi subito”.