Sulle basse Madonie adottate già le prime ordinanze che vietano le sperimentazioni e le installazioni 5G sui territori comunali. A metterlo nero su bianco i sindaci di Cefalù e di Collesano alla luce della delibera dell’Agcom con cui sono state approvate le procedure per l’assegnazione e l’utilizzo delle frequenze per i sistemi di comunicazione elettronica di quinta generazione. Che tanto stanno facendo parlare di sé in tutto il mondo, tra dietrologie, privacy, salute e spionaggio. Insomma, in questa storia entrano dentro valori e beni primari e relazioni diplomatiche, stabilità dei rapporti internazionali e nuove frontiere della comunicazione.
Nelle ordinanze proprio i dubbi e le incertezze, ancora sussistenti per i potenziali rischi e danni alla salute, sono alla base del divieto “in attesa – scrivono i sindaci di Cefalù e di Collesano, Rosario Lapunzina e Giovanni Battista Meli – della nuova classificazione della cancerogenesi annunciata dall’International Agency for Research on Cancer” applicando, intanto, “il principio precauzionale sancito dall’Unione Europea, prendendo in riferimento i dati scientifici più aggiornati, indipendenti da legami con l’industria e già disponibili, sugli effetti delle radiofrequenze, estremamente pericolose per la salute dell’uomo”.
I provvedimenti precisano in premessa che “le radiofrequenze del 5G sono del tutto inesplorate, mancando qualsiasi studio preliminare sulla valutazione del rischio sanitario e per l’ecosistema derivabile da una massiccia, multipla e cumulativa installazione di milioni di nuove antenne che, inevitabilmente, andranno a sommarsi alle decine di migliaia di Stazioni Radio Base ancora operative per gli standard tecnologici di comunicazione senza fili 2G, 3G, 4G oltre alle migliaia di ripetitori Wi-Fi attivi” e che “il documento pubblicato nel 2019 dal Comitato scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti della Commissione Europea, affermando come “il 5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche”, ha evidenziato un chiaro segnale agli Stati membri, soprattutto all’Italia, sui pericoli socio-sanitari derivabili dall’attivazione del 5G, che rileva gravissime criticità, in parte conosciute sui problemi di salute e sicurezza dati, confermando l’urgente necessità di un intervento normativo nei riguardi della diffusione di tale nuova tecnologia”.
Il pericolo per la salute, pur non univocamente accertato e accettato nel dibattito pubblico e da parte degli esperti, rappresenta un elemento fondamentale nel bilanciamento degli interessi e benefici economici e sociali che potrebbero derivare dal 5G. Per i sindaci dei due comuni madoniti “nel 2011, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha classificato i campi elettromagnetici delle radiofrequenze come possibili cancerogeni per l’uomo e nel 2018 il National Toxicology Program ha diffuso il rapporto finale di uno studio su cavie animali dal quale è emersa “una chiara evidenza che i ratti maschi esposti ad alti livelli di radiazioni da radiofrequenza, come 2G e 3G, sviluppino rari tumori delle cellule nervose del cuore” e che esistono anche “alcune evidenze di tumore al cervello e alle ghiandole surrenali” in riferimento ancora al 2G e 3G. Mentre ora – concludono – si vuole introdurre il 5G, in modo ubiquitario, capillare e permanente”.