Tutti a lavorare, ma coi capelli lunghi e la ricrescita.
Arrabbiati ed esasperati, i parrucchieri e i barbieri di Palermo reagiscono così alle nuove disposizioni enunciate ieri sera il premier Giuseppe Conte sull’emergenza coronavirus.
I saloni per capelli saranno fra le ultime attività a poter riaprire. La data? Si pensa al primo di giugno. Ed ecco che l’ira aumenta da parte dei proprietari delle attività e dei loro dipendenti, che continuano a vedersi negato il loro diritto al lavoro e al proprio stipendio. A quanto pare, la categoria si sta organizzando per una protesta davanti Palazzo d’Orleans.
Tony: “Stanno proteggendo le categorie più forti”
“Non sono contrario a lockdown. Però effettivamente c’è qualcosa che non quadra in tutto questo“. Afferma Tony Valguarnera responsabile amministrativo di Skip Parrucchieri.
“Si parla di sport quando il vero problema è la pandemia e le attività chiuse da mesi. Ricordo a tutti che in Sicilia non è arrivata la cassa integrazione in deroga. Il dato di fatto è che al 27 aprile non abbiamo nemmeno un euro di cassa integrazione. Quasi tre mesi senza percepire nessuna forma di redditto“.
“Il governo non sta dando fiducia alla nostra categoria. Le misure da adottare si sanno quali sono. Dai guanti monouso. Alla sanificazione. A tutti i dispositivi di protezione utili. Perchè la riapertura il primo di giugno? Il contatto ravvicinando lo hanno molte altre attività. Siamo sicuri che la manipolazione dei prodotti alimentari di un panificio e il cibo da asporto non ha problemi superiori? Si stanno tutelando le categorie forti“.
Toni si pone una domanda che molti palermitani si sono chiesti: “Come è possibile che il governo Conte sta attuando le stesse regole in Sicilia e in Lombardia? Ci sta qualcosa non chiaro in tutto questo“.
In merito ai sussidi alle attività commerciali afferma: “Skip, mio fratello, ha ricevuto i 600 euro come tutti. La banca per il prestito vuole le garanzie e non è vero che è a fondo perduto. Nel frattempo le compagnie energetiche i soldi li vogliono. Gli affitti corrono. E nessuno ci aiuta. Nella mia vita ho cercato in tutti i modi quale sia una nuova forma di protesta pacifica, ma ancora un’altra soluzione purtroppo è impossibile da trovare. La categoria dovrebbe essere più coesa. Inutile fare la guerra sui prezzi tra di noi. Tutto questo sta soltanto facendo aumentare barbieri che lavorano in casa fuori legge e fuori ogni controllo all’emergenza“.
Giulio: “Il Lockdown lo decidiamo noi”.
Titubante anche Giulio Caccamo titolare della nota parrucchieri palermitana in merito alla data della
riapertura. Lui sarà presente alla manifestazione che si sta organizzando a palazzo d’Orleans per far sentire il proprio dissenso. “Lo stato ci deve garantire come vivere. A questo punto il lockdown lo decidiamo noi sino al 31 dicembre 2020. Diventando tutti abusivi. Perchè è ovvio che queste continue restrinzioni al nostro settore stanno facendo aumentare in modo esponenziale il lavoro in nero“.
Acconciatori di Carini: “Siamo in ginocchio”.
Giusto Durante figlio d’arte di Carini è la voce di numerose parrucchierie della zona e afferma: ” Siamo veramente delusi e arrabbiati. Siamo in ginocchio. Ad oggi siamo vittima dell’abusivismo e dello sciacallagio. Chiediamo al governo di anticipare l’apertura nel rispetto della saluta dei clienti. Siamo distrutti. Il governo deve fare qualcosa. Non abbiamo le forze e i fondi per arrivare al primo giugno“.
Giusto: “Il Covid-19 non ci ha uccisi lo Stato sì”.
Arrabiato Giusto Catania acconciatore della parrucchieria “La Barberia 55” del capoluogo siciliano .
“Abbiamo appreso dal presidente del Governo Conte, l’attesissima fase 2, sperando potesse dare informazioni utili in merito alla nostra categoria. Attendevamo data e normative specifiche per prepararci alla riapertura dei nostri locali, ed invece abbiamo noi tutti assistito ad un attegiamento superficiale , mettendoci all’ultimo posto come codice attivita per la riapertura. Siamo stati umiliati, offesi“. Parole pesanti quelle di Giusto che continua dicendo: “La fase 2 è una fase che in alcune realtà rischia di far chiudere le proprie botteghe, ma non solo, così facendo si sta solo aumentando il rischio contagi perchè in molti continueranno ad operare abusivamente la percentuale è in continua crescita e sotto gli occhi di tutti. Politici, conduttori, ospiti delle trasmissioni tv, hanno i capelli in ordine, argomento messo in evidenza anche dal sindaco di Messina”.
“Abbiamo, in modo civile, attraverso i nostri rappresentanti di categoria, messo in evidenza problematiche di tipo economico e sociale, chiedendo la riapertura imminente del nostro settore, prontissimi a sanificare i nostri locali e attuando le normative di sicurezza e tutela per la salute nostra e dei nostri clienti , utilizzando disinfestanti detergenti e quant’altro,ma le nostre richieste non sono state prese in considerazione“.
“Sono stati violati i nostri diritti al lavoro, ed è per questo che in settimana si attende una protesta per opporci al decreto davanti al nostro presidente della regione Nello Musumeci. IL COVID 19 NON CI HA UCCISI LO STATO SI. Questo è il messaggio che già da oggi renderemo visibile nei nostri negozi, e’ questo che sentiamo di dire a questa classe politica che ci ha abbandonati“.