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Basta soffermarsi anche per pochi istanti sulle pennellate dell’artista visuale Christina Raisa (Ceará, in Brasile) per capire quanto la sua arte risulti profondamente intrisa di poesia; si ricordano infatti in questa sede alcuni suoi scritti: “os lábios os braços os livros” (nadifúndio, 2019), “mensagen senviadas en quanto você esta va desconectado” (EditoraSubstânsia, 2014) “DANZA” con Nahuel Souto (nadifúndio, 2018). Emerge la sua potenza quasi primitiva, la sua essenza, ciò che più la caratterizza è la “purovisibilità”,il modo in cui riesce a sintetizzare ciò che osserva, setacciando quelle linee, quelle luci e ombre che signoreggeranno nelle sue opere.
Quale l’ultima brillante idea della Raisa? “All’inizio di questo periodo di quarantena ho fatto una open call su Instagram (raisa.christina) invitando le persone affinchè mi mandassero i loro “nudi”. Io li avrei trasformati in disegni fatti da me con i pastelli ad olio per poi pubblicarli sul mio feed ogni giorno durante le settimane. Ho ricevuto molti contributi e il progetto #NudesDeQuarentena (#QuarantineNudes) ha avuto un certo successo. It’s interesting to realize the status of reality in photographs and in drawings or paintings. Weseem to deal with each kind of image in a very different way, as if handmade images still could be always closer to the fields of fiction than images made by cameras. Il progetto pone anche domande relative alle nostre esibizioni di genere, desiderio, solitudine, sesso, erotismo, pornografia, intimità e amore per se stessi”. Così l’artista nello scambio di battute, durante la nostra intervista telefonica.
Notevole comprendere anche la rosa di artisti che negli anni l’hanno ispirata, “Mi chiedi dei miei artisti preferiti. Pensando ai grandi nomi della storia dell’arte europea, ovviamente adoro Gauguin, Van Gogh, Cézanne e Matisse, per esempio. Ma ci sono alcuni artisti contemporanei – che hanno lavorato con altre esperienze come performance, cinema sperimentale e site specific – la cui produzione mi ha influenzato molto, come Ana Mendieta, Walter de Maria, Francys Alis, Emily Jacir e Jonas Mekas, solo per dire loro. Adoro Lygia Clark ed Eleonora Fabião, due artisti brasiliani che mi ispirano a pensare e a sentire domande relative al corpo e alla sua poetica”.
Cita dei grandi nomi dell’arte, in specie Ana Mendieta -artista, scultrice, pittrice e videoartista cubano-americana- e la sua arte sembrano apparire con dolcezza e delicatezza nel pastello “Mariana”.
Un caleidoscopio di colori per restituirci a noi stessi, per cogliere ogni sfumatura del nostro agire, il suo colore rappresenta la bilancia di ogni emozione, misura ogni centimetro quadro del corpo ma non solo. Non costruisce una mera spettacolarizzazione della carne, poiché è quella stessa carne che custodisce la nostra anima. E visti tutti insieme questi pastelli sono davvero golosi, le tinte sembrano le creme di tanti bocconcini delle pasticcerie alla moda, ti viene da morderli o da coglierli quasi come in un virtuale prato hippie. Trapela l’amore per l’arte gloriosa del passato ma anche per quella più recente.
I suoi toni rosati e azzurrognoli, in una parola caramellosi sono forse pescati dalla tavolozza di David Hokney? Nel nudo 42, che rappresenta Stefano (chi scrive) lo dimostra con nitore. E quelle figure maschili priapiche quanto ci narrano del suo amore per il fotografo Robert Mapplethorpe? Tanto, anzi tantissimo. Così come irradia una conoscenza inossidabile dei toreador di Picasso il ritratto che effigia l’attore César Vicente, la nuova scoperta di Almodovar (cfr. il film “Dolor y gloria, seppure questo non faccia parte dell’originale progetto “Nudi in Quarantena”). Non resta orbene che tuffarci in questo hortus conclusus di delizie colore e poesia, godendolo tutto; questa è l’umanità nella sua forma più pura, nella sua forma più radicale, questi siamo noi: egocentrici, porno, delicati, sinuosi, veneri antiche e moderne… lì dove il corpo umano dimostra- impone la sua bellezza, grecamente.