L’unica certezza è la nazionalizzazione. Con il decreto Rilancio è previsto il ritorno di Alitalia nelle mani della Stato. Il provvedimento prevede la nascita di una nuova società di trasporto aereo “interamente controllata dal ministero dell’Economia e delle finanze ovvero controllata da una società a prevalente partecipazione pubblica anche indiretta”, con una ricapitalizzazione di 3 miliardi di euro.
Dopo tre anni di amministrazione straordinaria (dal 2 maggio del 2017) e dopo il tentativo andato a vuoto con l’operazione guidata dalle Fs con Atlantia e un partner internazionale, il Governo è chiamato ora a deliberare la costituzione della NewCo, mentre spuntano gli interessi da parte di investitori stranieri.
Ma, nel frattempo, le principali low cost hanno fatto fronte comune, non solo scrivendo a tutti i governatori delle regioni da loro servite, ma creando anche un’associazione.
La proposta fatta? “Estendere la possibilità di accedere al Fondo di ristoro per il trasporto aereo a tutti i vettori con licenza europea stabiliti in Italia e il pieno riconoscimento della validità dei contratti aziendali già stipulati dai vettori aerei con le organizzazioni sindacali più rappresentative“.
Sono queste le richieste dell’Associazione italiana compagnie aeree low fares (AICALF) – costituita lo scorso 12 maggio da Blue Air, easyJet, Norwegian, Ryanair, Volotea e Vueling, compagnie che rappresentano oltre il 50% del traffico aereo italiano di corto raggio, nonchè una parte significativa del traffico a lungo raggio – per modificare il Decreto Rilancio, attualmente all’esame della Camera dei Deputati.
Comunicato di Ailcalf
“Le richieste di Aicalf poggiano solidamente sulle indicazioni della Commissione Europea che, in più occasioni in merito all’emergenza Covid-19, ha ribadito come eventuali aiuti statali dovessero essere applicabili a tutte le imprese con sede nel territorio dell’Unione, senza alcun tipo di discriminazione. Come ribadito nei giorni scorsi anche da Assoaeroporti e dall’Associazione Nazionali Piloti, Aicalf auspica che il Governo italiano possa continuare a stimolare la ripartenza del turismo nel nostro Paese, ma tutelando il settore del trasporto aereo nel suo insieme e non una singola compagnia, evitando di adottare misure protezionistiche con il rischio di determinare una distorsione della concorrenza tra vettori e il ritorno a un contesto di mercato di venti-trent’anni fa, con inimmaginabili perdite per il sistema-Italia nei confronti degli altri Paesi europei. Negli anni, infatti, le compagnie low cost – raggiungendo anche aeroporti meno frequentati lungo la Penisola – hanno consentito a territori poco conosciuti e poco collegati di crescere economicamente e di poter godere delle positive ripercussioni che l’aumento di tratte, di connettività a prezzi contenuti hanno dimostrato di saper generare. Un mercato competitivo sano, è sotto gli occhi di tutti, crea le condizioni per proteggere anche gli interessi dei dipendenti delle compagnie aeree e dell’industria aeronautica nel suo complesso, consentendo al settore aereo di poter giocare un ruolo fondamentale nello stimolare l’economia italiana, assicurando cosi’ che il danno sofferto dall’Italia per questa emergenza sia il più possibile limitato nel tempo”.