Quasi certamente è stato il personaggio più amato della storia d’Italia dal 1860 in poi e, proprio per questo motivo, Giuseppe Garibaldi è stato eletto come simbolo della migliore italianità.
Le sue imprese leggendarie, il coraggio incontestabile, la perizia tattica e strategica che gli consentirono di compiere straordinarie imprese, ma anche e soprattutto la sua carica umana che lo vide sempre pronto a farsi carico dei problemi della gente, e non solo, furono determinanti nella costruzione del personaggio.
Ho scritto “e non solo” perché il “cavaliere dell’umanità” ha ulteriormente caratterizzato in termini positivi il suo curriculum per lo sguardo attento al creato, per l’atteggiamento rispettoso nei confronti della natura, tale da farne un ambientalista ed un animalista ante litteram.
Per Garibaldi, che infarinato di cultura volteriana e rousseauniana gli animali non erano una “cosa” da utilizzare in modo strumentale e per qualsiasi fine, ma costituivano essere viventi e pensanti, parti importanti del creato, a cui non bisognava recare sofferenza e che, invece, meritavano rispetto e considerazione.
È notorio che Garibaldi amasse moltissimo i cavalli e i cani, ma anche i gatti, gli agnelli e le pecore tanto che, nell’iconografia popolare molto diffusa tra fine Ottocento e inizi Novecento, viene di sovente raffigurato circondato da animali.
Questo, almeno per il suo tempo, quasi eccentrico trasporto nei confronti degli animali portò creò non pochi imbarazzi in chi lo seguiva nelle sue imprese. Infatti, più di un memorialista ricorda, sconcertato, come le colonne in marcia, col nemico alle calcagna, dovessero fermarsi per attendere Garibaldi che si attardava per curare un animale ferito trovato ai bordi della trazzera o di un viottolo nei boschi.
Ma fermarsi a questi atti, pur eclatanti, non è sufficiente a descrivere questo vero e proprio infervoramento per quelle che, francescanamente, definiva anche lui “creature di Dio”. C’è infatti anche un impegno pubblico che, nel tempo, svolge per garantire la tutela dei “diritti” di tutti gli esseri viventi. Man mano che avanzava negli anni, questo suo amore per gli animali divenne sempre più radicale, tanto da ripudiare il suo passato di cacciatore per farsi vegetariano.
Anna Winter, contessa di Sutherland – antesignana dei movimenti a difesa degli animali – essendo venuta a conoscenza di questo suo impegno, gli propose di unirsi al movimento animalista internazionale, di cui lei era appassionata animatrice. Da questo invito nacque “Società Protettrice degli Animali” fondata, appunto da Garibaldi, nel 1871 a Torino, insieme alla stessa contessa e al notaio Timoteo Riboldi con l’obiettivo-missione di difendere gli animali dai maltrattamenti loro inflitti. Questo sodalizio, nel 1936, in pieno regime fascista viene istituzionalizzato nell’ENPA (Ente nazionale protezione animali).